Una moratoria sui nuovi limiti alle emissioni fissati dal nuovo regolamento: lo chiede ACEA insieme alle Associazioni della filiera automotive europea.
È pressoché impossibile stabilire con certezza quando la delicatissima, e oltremodo difficile, emergenza da coronavirus avrà termine, proprio in quanto i Paesi di gran parte del mondo attualmente alle prese con quella che, opportunamente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha di recente classificato come “pandemia” non hanno a disposizione strumenti concreti che possano stimare una timeline di ripresa delle attività. E questa difficoltà complica ulteriormente il quadro per i mesi a venire. Tanto dal punto di vista psicologico – la “luce in fondo al tunnel” ancora non si vede, ed una delle più gravi condizioni per l’essere umano deriva dal fronteggiare un nemico che non si vede – quanto, all’atto pratico, per le conseguenze che l’emergenza da Covid-19 potrebbe provocare nell’industria, nel commercio e nei servizi. Come dire: i tre settori sui quali poggia l’asset economico-finanziario delle Nazioni.
È recentissima, a questo proposito, la presa di posizione ACEA (l’Associazione Europea che raggruppa le Case costruttrici) in cui si indicava come l’eccezionale negatività causata dal Covid-19 costituisca “La peggiore crisi che mai abbia interessato l’industria dell’auto”. In effetti, più che di una crisi che interessa un solo Costruttore o Gruppo, o – per quanto ciò sia già grave – un Paese, l’emergenza da coronavirus mette tutti i Paesi dell’Europa (il riferimento continentale è istituzionale all’ambito di azione ACEA) sul medesimo piano.
Rivedere i tempi di applicazione delle nuove regole sulle emissioni
L’ultimo atto, in ordine di tempo, riguarda una lettera che ACEA, attraverso il proprio presidente Mike Manley – amministratore delegato Fca –, ha indirizzato a Bruxelles: nella fattispecie, alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. La missiva, che oltre alla firma di Mike Manley è stata sottoscritta anche da altre associazioni europee di settore (CLEPA-Associazione europea delle aziende della filiera di fornitura; ETRMA-Associazione europea che riunisce le aziende di produzione pneumatici ed articoli in gomma; e CECRA, organismo che rappresenta le aziende di riparazione e assistenza veicoli) chiede, fra l’altro, un riesame in materia di applicazione dei tempi e dei modi delle nuove normative UE sulle emissioni di CO2. In buona sostanza, si chiede un congelamento, almeno per i prossimi mesi, di eventuali sanzioni per il superamento dei 95 g/km di CO2 dalla media di produzione per ciascuna Casa costruttrice.
Un settore chiave per l’economia europea
Le cifre parlano chiaro: come avevamo avuto modo di puntualizzare pochi giorni fa, la forza lavoro impegnata nella filiera automotive (in maniera diretta e indiretta) in Europa ammonta a 13,8 milioni di persone, in rappresentanza del 6,1% dell’intero settore occupazionale europeo. Nella produzione di autoveicoli operano 2,6 milioni di persone; il fatturato complessivo della filiera dell’auto incide per il 7% sul PIL globale UE; e se il monte-investimenti annuo nelle attività di Ricerca e Sviluppo raggiunge 57,4 miliardi di euro (valore che costituisce il 28% delle spese complessive da parte dell’Unione Europea e pone il comparto automotive ai vertici per contributi privati all’innovazione), è altrettanto da tenere conto del gettito annuo garantito dai veicoli a motore: 428 miliardi di euro fra tasse e imposte, e prendendo in considerazione soltanto i Paesi UE15.
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Emergenza sanitaria: nessuno sa quanto durerà
Il timore espresso dai vertici ACEA e dagli omologhi CLEPA, ETRMA e CECRA è, in effetti, quello che maggiormente preoccupa tutti gli altri settori dell’economia: il non sapere né quanto l’emergenza da coronavirus durerà, né cosa avverrà dopo. “Non è mai accaduto niente del genere, prima d’ora – viene dichiarato nella lettera indirizzata alla presidente von der Meyen – Proprio perché la filiera automotive muove strategie e somme ingentissime, le possibili implicazioni sono gravi”. “Le aziende – si legge nel documento – fanno affidamento su frequenti operazioni di rifinanziamento per poter disporre dei capitali utili al proseguimento delle rispettive attività”. “Senza nuovi ricavi, il pericolo di trovarsi di fronte a gravi problemi di liquidità in un’ottica a breve-medio termine è concreto, e interesserà molte aziende”.
Bisogna fare presto
Di più: la stima, tenuto conto del fatto che i livelli di disponibilità di cassa variano in funzione dello specifico settore di attività, indica che “Diverse aziende e società potrebbero essere costrette a dover affrontare carenze di liquidità a brevissimo”: addirittura, è questione di settimane.
Ben vengano le deroghe al Patto di Stabilità
In questo senso, ACEA e le associazioni che rappresentano i tre macro-settori della filiera automotive dichiarano di accogliere “Con favore le indicazioni giunte dalla Commissione UE agli Stati membri”: dal via libera all’”escape clause” (clausola di fuga) dal Patto di Stabilità per avere a disposizione i 37 miliardi di euro come misura anti-crisi; così come i provvedimenti BCE finalizzati ai programmi di investimento necessari a mantenere liquidità nell’economia e nella finanza. Si può, tuttavia, a proposito di quest’ultimo “punto”, fare di più: sarebbe altresì possibile attuare ulteriori programmi di sblocco, tali da garantire maggiore liquidità tanto per le grandi aziende quanto per le PMI.
>Aggiustiamo le modalità di attuazione delle normative comunitarieIl contesto è, in effetti, quanto mai difficile (e non lo si scopre soltanto adesso). Un enorme “punto interrogativo” grava sull’intera filiera automotive; e, giova ribadirlo, interessa tanto la produzione quanto le strategie economico-finanziarie e i progetti a breve termine. Risultato di tutto questo, osserva ACEA (con la partecipazione di CLEPA, ETRMA e CECRA), è che “Al momento non è possibile mettere in esecuzione alcun intervento di sviluppo, test, omologazione e produzione”. “Ciò – si scrive – sconvolge i piani che erano già stati individuati dalle aziende del settore per prepararci al rispetto delle regolamentazioni UE attuali e future entro i limiti stabiliti”. Ed ecco la richiesta: “Siamo dell’avviso che sia necessario mettere mano ai tempi di applicazione delle normative comunitarie”. In poche parole: occorre avere a disposizione più tempo per aggiustare le tempistiche.
>Nessuna richiesta “interessata”: pensiamo al futuroQuanto richiesto, assicurano ACEA e le Associazioni della filiera che sottoscrivono la lettera alla presidenza della Commissione Europea, non contiene alcuna finalità “opportunistica”: “Non intendiamo mettere in discussione le leggi in quanto tali, né le finalità di sicurezza stradale, attenzione verso i cambiamenti climatici e protezione dell’ambiente”. “Se guardiamo al futuro, industria e rappresentanze politiche devono operare in maniera congiunta, e tempestiva, per pianificare la totale ripresa delle attività una volta che l’emergenza da coronavirus sarà terminata e le misure relative saranno state revocate. In quella fase, trasparenza e coordinamento risulteranno indispensabili per garantire il pieno, e quanto più rapido possibile, ritorno all’operatività delle imprese: ciò anche in ordine alla possibilità di perseguire le strategie aziendali in materia di decarbonizzazione e digitalizzazione”.
>Pronti a fare il possibile per fronteggiare l’emergenzaPer quella fase (che tutti si augurano possa arrivare il prima possibile), i rappresentanti della filiera automotive europea sono dell’avviso che “Un consistente aiuto potrebbe derivare dalla stressa Commissione Europea, sotto forma di linee-guida, omogenee per tutti i Paesi UE, in materia di salute e condizioni di sicurezza sotto cui i lavoratori torneranno ai rispettivi posti di lavoro: nelle fabbriche, nelle officine e nelle reti di vendita”. “Fino a quel momento – prosegue la lettera – il settore automotive è pronto a fare il possibile per fornire veicoli, e, ove si possa, attrezzature mediche per combattere l’attuale emergenza sanitaria”.