Guidare in Italia al tempo del Coronavirus: le regole da seguire

Redazione
10 Marzo 2020
Emergenza coronavirus

Il nuovo Dpcm 9 marzo 2020 estende a tutto il Paese le misure per il contenimento del Covid-19. Ecco le regole per guidare in Italia.

Trends: Coronavirus

Le cifre parlano chiaro: 8.000 contagiati, 333 le vittime. Dunque, “Non c’è più tempo”, ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella serata di ieri (lunedì 9 marzo 2020), durante la conferenza stampa in cui è stato annunciato il nuovo Decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020, ribattezzato “Io resto a casa”. Un provvedimento di somma urgenza che, in buona sostanza, amplia a tutta Italia i criteri di contenimento e contrasto al diffondersi del Coronavirus fino a ieri previsti soltanto per Lombardia e per 14 altri territori provinciali dell’Italia settentrionale.


Aggiornamento 23 marzo 2020:

>> Leggi qui per scaricare il nuovo modulo di autodichiarazione 23 marzo


Non più soltanto Lombardia, perciò: da oggi (martedì 10 marzo), l’intero territorio nazionale è, di fatto, “zona protetta”. Ciò, di conseguenza, vuol dire spostamenti – da nord a sud e da est a ovest – vietati, se non per necessità inderogabili e comprovate (motivi di salute, di lavoro o di necessità), le quali devono in ogni caso essere accompagnate da autodichiarazione. Si tratta, quindi, di limitazioni alla mobilità personale di notevole entità, che peraltro vanno viste nella (ovvia) volontà di arrestare il possibile diffondersi del virus. In poche parole: più che istituzione di “zone rosse”, “zone arancioni” o altri provvedimenti territoriali, a tutta l’Italia viene prescritto di restare a casa. E tutto questo non viene “caldamente consigliato”, ma accompagnato dalle sanzioni previste dal Codice Penale ed applicate in linea generale a chi viola i provvedimenti delle autorità (art. 650 CP, la pena prevista è l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro; se, invece, si configuri un’ipotesi ancora più grave, come ad esempio quella disposta dall’art. 452 CP in materia di delitti colposi contro la salute pubblica che persegue tutte le condotte idonee a produrre un pericolo per la salute pubblica: è il caso della fuga dalla quarantena per i soggetti già positivi al coronavirus).

Trasporti: le linee generali

Regola fondamentale del nuovo decreto, e che in sintesi ne rispecchia il carattere contenuto nel titolo “Io resto a casa”: non si potrà più muoversi dal proprio Comune di residenza. Attenzione: non che questo comporti una reale “blindatura” dell’intero territorio nazionale; piuttosto, gli spostamenti per motivi di lavoro così come di salute (fa fede il certificato medico, ad esempio) o per “stato di necessità” (vedi, sempre a titolo di esempio, il dover acquistare un particolare farmaco non disponibile nel proprio Comune, o ancora approvvigionarsi di alimenti reperibili soltanto altrove). Di fatto, il divieto di uscire di casa non esiste.

Serve l’autocertificazione

Per tutti questi casi, il Dpcm 9 marzo 2020 consente di fare ricorso ad un documento di autocertificazione (qui la nostra guida dedicata), scaricabile online, stampabile e da compilare qualora si intenda utilizzarla per i motivi che abbiamo indicato.

Clicca qui per scaricare il documento di autocertificazione

Posso continuare a circolare in auto?

Certamente: obiettivo primario del decreto è invitare tutti mettere in atto un meccanismo di protezione personale utile a contrastare la diffusione del virus, senza del resto dover essere costretti ad abbandonare le proprie attività quotidiane. Per questo, le merci in transito nel nostro Paese, quelle in arrivo e quelle in partenza, non vengono soggette ad alcuno stop. Analogamente, strade ed autostrade restano aperte, sebbene a presidiare la circolazione vi siano pattuglie di Polizia stradale, Carabinieri e Polizie locali. Gli spostamenti da un territorio Comunale ad un altro sono, come spiegato, soggetti all’autocertificazione, che va esibita dietro richiesta degli agenti. Viene in ogni caso consentito il rientro presso la propria abitazione, la propria residenza o il proprio domicilio. È ovviamente vietata, e nel modo più assoluto, la circolazione di persone già in quarantena o che siano risultate positive al coronavirus.

Posso prendere l’autobus, il treno o l’aereo?

Non si prevedono sostanziali limitazioni agli spostamenti a bordo di autobus, tram e linee metropolitane delle reti di trasporto pubblico locale: essi restano in regolare servizio, tuttavia si prescrive l’osservanza della distanza di sicurezza di almeno un metro fra le persone. In corrispondenza a quanto prescritto per gli spostamenti a bordo della propria auto al di fuori del proprio Comune di residenza, chi intenda servirsi dei mezzi pubblici di trasporto regionale o interregionale deve farlo esclusivamente per esigenze personali, di lavoro o di salute comprovate. Da parte nostra, consigliamo di informarsi, prima di partire e attraverso i siti Web delle aziende di trasporto pubbliche e private, in merito ad eventuali variazioni agli orari oppure a modifiche alla frequenza delle corse. Chi si sposta in treno è tenuto a possedere la prescritta autodichiarazione da esibire in caso di controllo; il flusso dei passeggeri in entrata e in uscita dalle stazioni viene canalizzato, a cura della Polizia ferroviaria, del personale delle Ferrovie dello Stato, della Protezione civile e delle autorità sanitarie, per verificare le condizioni di salute dei viaggiatori anche con l’utilizzo dei “termoscan”. La stessa cosa avviene negli aeroporti, e riguarda tanto i voli in partenza quanto quelli in arrivo

Decreto “Io resto a casa”: le principali misure straordinarie

Detto di trasporti e viabilità, elenchiamo tutti gli altri provvedimenti contenuti dal decreto 9 marzo 2020 e che resteranno in vigore almeno fino al prossimo 3 aprile 2020.

  • Vengono sospesi gli esami di scuola guida “Da espletarsi presso gli uffici periferici della Motorizzazione Civile”; con apposito provvedimento dirigenziale, prosegue il testo del Dpcm, “Viene disposta, in favore dei candidati che non abbiano potuto sostenere le prove d’esame in ragione della sospensione, la proroga dei termini previsti dagli artt. 121 e 122” del nuovo CdS
  • Chiusura di scuole e università
  • Chiusura di centri commerciali e mercati durante i week end
  • Sospensione dei corsi professionali, dei master e delle attività di formazione (fatte salve quelle inerenti i corsi di Medicina e rivolte alle professioni sanitarie), nonché delle riunioni degli organi collegiali delle scuole
  • Invito, rivolto a tutte le istituzioni scolastiche, di organizzare attività didattiche online
  • È consentita l’apertura di bar e ristoranti, ma soltanto fino alle ore 18 e con obbligo di fare rispettare (pena sanzioni che prevedono anche la chiusura del locale) la prescritta distanza di sicurezza interpersonale di un metro; vietati, in ogni caso, assembramenti all’aperto
  • Chiusura di teatri, cinema, musei, scuole di ballo, sale giochi e bingo, istituti culturali aperti al pubblico; fermati anche manifestazioni sociali, eventi pubblici, congressi e meeting di qualsiasi tipo
  • Sospensione delle attività per palestre, piscine e centri sportivi

E la Lombardia valuta misure ancora più restrittive

Subito dopo la firma del decreto “Io resto a casa” da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nella mattinata di oggi (martedì 10 marzo 2020) l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, chiede una linea ancora più dura per arrestare il pericolo che i casi di contagio da Covid-19 possano aumentare. In un intervento nella trasmissione Tv “Aria pulita” e ripreso da un “lancio” Adnkronos, il rappresentante di Palazzo Lombardia ha affermato di essere “Arrivato alla consapevolezza che dobbiamo adottare le misure più dure possibili per un arco di tempo molto circoscritto”. “Gli esperti – prosegue Gallera – ci dicono che se fermiamo il Paese per 15 giorni poi riusciamo a sconfiggere questo virus, fermarlo vuol dire probabilmente chiudere le attività produttive, bloccare i mezzi di trasporto, stare a casa e a quel punto possiamo forse ricominciare in un lasso di tempo molto breve”. “È chiaro che, di fronte ad una situazione così straordinaria, l’impegno economico del Governo per ripartire deve essere altrettanto straordinario”. “Chiudere per 15 giorni interamente almeno la Lombardia può servire a ridurre o bloccare diffusione del virus, dicono gli esperti. Perché noi altri 15-20 giorni di una corsa così forsennata di persone al pronto soccorso e alla terapia intensiva noi non li reggiamo”, conclude l’assessore regionale lombardo al Welfare. Giulio Gallera, riporta una news pubblicata da TgCom24, informa di avere “Già chiesto al Governo la chiusura dei negozi” nel territorio regionale, aggiungendo che nelle prossime ore “Si valuterà se vi sia la necessità di chiudere anche i trasporti e le attività produttive”. Anche il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, interviene sulla questione: la news di Tg24 riporta che il governatore punta i propri riflettori sull’adozione di provvedimenti ancora più stringenti, in Lombardia, per fermare la diffusione del contagio: “Servono misure più dure, in Lombardia non possiamo fare miracoli”.

Il decalogo di autoprotezione

Per concludere, ricordiamo, a titolo di promemoria, le misure igienico-sanitarie da rispettare, indicate nel Dpcm pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 marzo 2020, il cui testo viene esposto presso scuole, università e uffici pubblici, nonché – su invito di diffusione esteso a sindaci ed Associazioni di categoria – presso gli esercizi commerciali (dalle farmacie ai supermercati).

  1. Lavarsi spesso le mani. Si raccomanda di mettere a disposizione di tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie ed altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani
  2. Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
  3. Evitare abbracci e strette di mano
  4. Mantenere, nei contatti sociali, una distanza interpersonale di almeno un metro
  5. Igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie
  6. Evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva
  7. Non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani
  8. Coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce
  9. Non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che non siano prescritti dal medico
  10. Pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
  11. Usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate.

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