Coronavirus: pronta la ripartenza del comparto automotive

Redazione
16 Aprile 2020
Fca Melfi, linea di produzione Jeep Compass plug-in

Uno dei primi settori a riavviarsi dopo lo stop imposto dall’emergenza Covid-19 in un certo senso anticipa la “Fase 2”. La situazione in Italia ed Europa.

Trends: Coronavirus

La “Fase 2” di ripartenza dal lockdown deciso dal Governo per fronteggiare l’emergenza da coronavirus avrà inizio lunedì 4 maggio. Quando, cioè, scadrà il decreto sulla “quarantena”. Per questo, è allo studio un programma di riavvio delle attività commerciali, dei servizi e industriali. Fra queste ultime, i riflettori dell’opinione pubblica e del mondo politico e imprenditoriale sono puntati sul comparto automotive: la filiera dell’auto (compreso l’indotto), che per ampiezza, fatturato complessivo, forza lavoro, gettito fiscale derivato e incidenza sul PIL rappresenta una delle realtà di primissimo piano per la vita pubblica. E proprio dal settore automotive arrivano i primi segnali di riapertura dopo il blocco forzato alle attività negli stabilimenti. Del resto, le nuove immatricolazioni di autovetture nei cinque major market europei fatte registrare a marzo 2020 la dicono lunga sulla drammatica situazione che il propagarsi dell’epidemia da Covid-19 (non a case definita “pandemia” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha causato alla filiera dell’industria e del commercio: -85,42% in Italia, -72% in Francia, -69% in Spagna, -44% nel Regno Unito e -38% in Germania.

Unrae (l’Associazione che in Italia raggruppa le Case costruttrici estere) ha stimato che il crollo delle nuove immatricolazioni di marzo 2020 – e abbiamo citato soltanto i cinque principali mercati UE – potrebbe essere preludio ad un aprile ancora più drammatico. In funzione della durata del lockdown, ipotizzava il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, in Italia potrebbe verificarsi una diminuzione delle nuove immatricolazioni fra il 32% ed il 45%. L’avvio, con urgenza, di provvedimenti che vengano in aiuto all’intera filiera dell’auto e che scongiurino conseguenze epocali nel loro impatto negativo sui mercati è stato, nei giorni scorsi, richiesto a gran voce dalla stessa Unrae al Governo Conte: rimettere mano alle soglie di erogazione degli ecobonus attraverso l’introduzione di una terza fascia di emissioni di CO2 (da 61 a 95 g/km) in modo da ampliare il plateau di modelli a disposizione dei consumatori; aumentare gli importi per la seconda fascia di Ecobonus; ed allineare la fiscalità per le auto aziendali in Italia in rapporto alle altre Nazioni europee.  Misure che, è facile comprendere, andrebbero a beneficio della filiera commerciale, proprio per evitare che, una volta ripartiti gli stabilimenti di produzione, in Italia ci si trovi di fronte ad uno scenario paradossale: concessionarie aperte ma senza autovetture da poter vendere a causa del fermo alle fabbriche.

Il risveglio delle attività

La “grande macchina” del comparto automotive comincia, tuttavia, a risvegliarsi; lo ha già fatto in Cina, dove la produzione è stata nuovamente avviata; e un – graduale – ritorno alle attività di produzione si verifica anche in Europa. Ovviamente, con le (notevoli, per il momento) limitazioni imposte dalla necessità di tutelare i lavoratori. Si tratta, se mai, di misure funzionali ad aumentare la sicurezza per i dipendenti. Chiaramente, il riavvio alle quotidiane attività avviene per gradi; è da segnalare, in ogni caso, la riapertura di alcuni impianti decisa dai big player e da aziende dell’indotto, sebbene – come accennato – facendo ricorso (anche in concerto con i sindacati) ad alcune misure di protezione che possono ispirare la ripartenza anche ad aziende estranee al comparto automotive.

Fca

La ripartenza avviata da Fiat-Chrysler Automobiles mette ovviamente in campo una serie di misure funzionali all’operatività degli impianti scongiurando eventuali contagi da coronavirus (operazioni periodiche di igienizzazione e sanificazione, mantenimento di almeno un metro di distanza fra i dipendenti anche con l’impiego di pannelli ad hoc, istruzioni sul lavaggio delle mani, gestione dei meeting, utilizzo delle mense e degli ascensori, impiego dei distributori dell’acqua con bicchieri o con borracce; formazione dei dipendenti e comunicazioni interne mediante piattaforme multimediali di e-learning).Il programma è stato pianificato dai vertici dell’azienda insieme alle rappresentanze sindacali. All’ingresso negli stabilimenti, ogni dipendente Fca riceve un kit personale che comprende due mascherine, un paio di guanti per ogni turno di lavoro, un paio di occhiali al mese (che il lavoratore stesso è tenuto ad indossare nelle operazioni quotidiane di pulizia della propria postazione di lavoro); in più, l’accordo Fca-sindacati contempla una serie di controlli agli ingressi dei Fiat-Chrysler Automobiles: nella fattispecie, la misurazione della temperatura corporea (mediante termo-scanner così come con l’impiego di termometri manuali a distanza) per tutte le persone che entrano in azienda. Con queste misure, che con tutta probabilità andranno a costituire un significativo precedente sulla fattiva collaborazione fra vertici aziendali e sindacati in merito ai provvedimenti da mettere in pratica per scongiurare eventuali nuovi rischi di contagio da Covid-19, martedì 14 aprile è stato dato il “fischio di inizio” alla ripresa delle attività (un centinaio, sui 7.000 che vi lavorano, i dipendenti che sono tornati al lavoro) presso lo stabilimento Fca di Melfi (Potenza), dove si producono Fiat 500X e Jeep Compass e Renegade e dove verranno prodotte le relative versioni ad alimentazione ibrida plug-in, il cui debutto sul mercato è previsto (epidemia da coronavirus permettendo) entro la prossima estate. Per lunedì 4 maggio (sempre che, entro quella data, la Presidenza del Consiglio di Ministri non intervenga con ulteriori decreti) si prevede la riapertura di tutti gli impianti Fca in Italia: potrebbe darsi che si proceda ad una nuova apertura anche prima del 4 maggio, tuttavia – come d’altro canto indicano i rappresentanti Fiom-Cgil di Abruzzo e Molise – sarà essenziale la stesura di un programma rivolto alla protezione dei lavoratori che dovrà essere affidata alle amministrazioni regionali. Sevel di Val di Sangro (veicoli commerciali Fiat, Peugeot e Citroen), indicava nei giorni scorsi una news pubblicata da Il Messaggero, potrebbe riaprire lunedì 20 aprile.

Magneti Marelli

I vertici del gigante della componentistica hanno siglato un agreement con i sindacati finalizzato alla progressiva riapertura delle attività di produzione, in tutti gli stabilimenti italiani, attraverso concrete misure di protezione ai dipendenti. Dunque: igienizzazione e sanificazione degli ambienti di lavoro, mantenimento delle distanze di almeno un metro fra le persone, smart working per chi ha la possibilità di lavorare da casa, dotazione di mascherine e guanti, evitare gli assembramenti nelle mense e negli spogliatoi, regolarizzare le entrate e le uscite, rotazioni nel ricorso alla cassa integrazione, misurazione delle temperature corporee prima di accedere ai siti di produzione, disponibilità di dispenser di liquido igienizzante e disinfettante, strumenti per la pulizia della postazione di lavoro, occhiali protettivi. “Abilitare al massimo il livello di sicurezza possibile il rientro sul posto di lavoro di tutti i nostri dipendenti – è la dichiarazione di Ermanno Ferrari, presidente di Marelli Europe, raccolta da un “lancio” Ansa – era il nostro obiettivo primario e, grazie alla proficua collaborazione con le Organizzazioni Sindacali a livello locale e nazionale, siamo stati in grado di definire assieme le migliori soluzioni possibili per la tutela dei lavoratori e per ripartire prontamente, non appena il Governo darà il via libera alla ripresa delle attività in Italia. La salute e il benessere dei dipendenti, costituiscono un valore assoluto per l’azienda e sono la condizione necessaria e imprescindibile per abilitare qualsiasi ripresa operativa e garantire la continuità del business a servizio e supporto dei nostri clienti”.

Volkswagen

La “tabella di marcia” segue le più recenti disposizioni (in ordine di tempo) adottate dal Governo tedesco in seguito ad un recentissimo accordo fra l’amministrazione Merkel ed i governatori dei Länder tedeschi nel quale sono state poste le linee-guida finalizzate al riavvio delle attività, insieme alla definizione di nuovi provvedimenti atti ad evitare che sul territorio, nei prossimi delicatissimi mesi, possano verificarsi eventuali nuovi episodi di contagio da Coronavirus. Nel dettaglio, il programma VW prevede – dopo il riavvio delle attività a Braunschweig e Kassel (avvenuto lo scorso 6 aprile) e Salzgitter, Chemnitz e Hannover nonché gli impianti situati in Polonia (martedì 14 aprile) la graduale riapertura degli impianti di Zwickau (Germania, sebbene facendo ricorso al “Kurzarbeit”, strumento che sul territorio tedesco permette orari di lavoro ridotti; VW, dal canto suo, vuole diminuire, in maniera graduale, gli aiuti mediante ammortizzatori sociali in funzione della domanda di produzione) e Bratislava (Slovacchia) che saranno i primi a tornare in funzione insieme alle linee di montaggio di Stupava e Martin. Seguiranno, da lunedì 27 aprile, le ripartenze in altri stabilimenti situati, oltre che nella stessa Germania, anche in Polonia, Portogallo, Russia, Spagna e USA. Una terza fase riguarderà stabilimenti in Sudafrica, Messico, Brasile ed Argentina.

Audi

Nel periodo di chiusura totale delle attività, il marchio dei Quattro Anelli ha proseguito il piano interno di formazione per la forza lavoro più giovane, mediante il ricorso a strumenti di e-learning che hanno permesso agli apprendisti (circa 2.400 giovani già “adottati” a Neckarsulm e Ingolstadt) di continuare a seguire la personale formazione da casa. La timeline di ripresa Audi prevede, nell’ordine, la messa in fase di una seconda linea di produzione a Györ (Ungheria, dove vi lavorano, a pieno regime, circa 12.000 persone) prevista per il 19 aprile ed in aggiunta a una linea recentemente rimessa in funzione; per la seconda metà di aprile si prevede la ripartenza dell’assemblaggio di autoveicoli. In fase di riavvio anche gli impianti di Neckarsulm (20 aprile) e Bruxelles (20 aprile), Ingolstadt (27 aprile) e, nei giorni successivi, in Messico, San José Chiapa (vi si assemblano i SUV Audi Q5 ed Audi SQ5 destinati ai mercati americani).

Psa Groupe

I “piani alti” del Gruppo francese (anzi: “franco-tedesco-inglese”, dall’estate 2017, in seguito all’acquisizione di Opel e Vauxhall) “promesso sposo” di Fca, hanno, ai taccuini dell’agenzia di stampa ungherese Mti, dichiarato di poter dare il via alla riapertura, anche parziale in questa prima fase di riavvio, dell’impianto di Szentgotthárd (situato nella provincia nord-occidentale di Vas) dove, fra l’altro, nei primi giorni di quest’anno era stata avviato l’assemblaggio in grande serie del piccolo motore a benzina turbo tre cilindri PureTech. Per la riapertura degli impianti si attende il “via libera” da parte del Governo ungherese.

Renault Groupe

Renault ha comunicato un graduale riavvio delle attività industriali a Cacia (Portogallo), dove su 43 linee di produzione si assemblano gruppi cambio e trasmissione per l’intera lineup del Gruppo. Per l’inizio della terza settimana di aprile si attende la ripartenza dello stabilimento Dacia di Mioveni (Romania), in cui circa 12.000 dipendenti provvedono alla produzione di Dacia Duster, Dacia Sandero e Dacia Logan.

Daimler AG

È di recente diffusione l’annuncio dei vertici di Stoccarda relativo al graduale programma di riapertura dei propri impianti: i primi a riprendere l’attività di produzione sono quelli destinati all’assemblaggio dei motori benzina e diesel (e questo per un motivo di previsione economica: è probabile che la ripresa del mercato avverrà, in una prima fase, soprattutto grazie alle preferenze dei consumatori verso i sistemi di propulsione “convenzionale”); seguiranno quelli di Brema e Singelfinden (20 aprile) nonché Kamenz dove vengono prodotte le batterie per l’alimentazione dei veicoli elettrici, ed i complessi di produzione Truck & Bus. Il programma prevede, in una prima fase, l’organizzazione del lavoro su un solo turno, oltre – ovviamente – all’adozione di ulteriori misure di protezione “anti-coronavirus” per i lavoratori: provvedimenti già siglati insieme alle rappresentanze sindacali ed ai Consigli aziendali. In Ungheria, Daimler AG ha – per il 22 aprile – in previsione la riapertura degli impianti di Kecskemét (complesso in cui vengono prodotte Mercedes Classe A, Mercedes Classe B e la lineup Cla e Cla Shooting Brake). Per restare in Ungheria, da segnalare la previsione di riapertura per lunedì 27 aprile delle linee di montaggio Suzuki di Esztergom, nelle quali vengono assemblati i modelli Swift, SX4 S-Cross e Vitara.

Hyundai

Il gigante coreano ha già ripreso, dopo più di tre settimane di stop, la produzione nel proprio impianto di Nošovice (Repubblica Ceca), su due dei tre turni quotidiani di lavoro. A Nošovice vengono prodotte la “segmento B” Hyundai i30 e la configurazione di Hyundai Kona elettrica destinata all’Europa con batteria da 64 kWh: in quest’ultimo caso, è da segnalare il fatto che il via alla produzione era avvenuto, a marzo, pochi giorni prima che la chiusura forzata delle attività sospendesse le linee di assemblaggio.

Toyota

Dalla filiale europea del colosso giapponese è di recente stato diffuso l’annuncio di un primo riavvio – fissato per mercoledì 22 aprile – delle attività negli stabilimenti francesi di Valenciennes, dove si produce la nuova generazione di Toyota Yaris (compresa la variante ad alimentazione ibrida) e nelle linee di assemblaggio motori e trasmissioni di Jelcz-Laskowice e Walbrzych (Polonia).

Volvo

Il marchio svedese prepara, dopo più di un mese di forzata chiusura, la riapertura delle proprie attività industriali europee (in Cina gli impianti sono ripartiti a metà dello scorso marzo), sebbene a compartimenti ridotti, almeno in questa prima fase. Il riavvio verrà inaugurato, entro il fine settimana del 19 aprile, dal complesso di produzione componentistica OEM di Olofström. All’inizio della settimana successiva sarà la volta di Skövde (produzione motori), Torslanda (assemblaggio veicoli) situato nelle vicinanze di Göteborg, e Gent (Belgio). Oltreoceano, vale a dire a Ridgeville (South Carolina), la ripresa delle attività è prevista per l’inizio di maggio.

Spagna: la ripresa partirà il 20 aprile

Il caso della Spagna è emblematico nel contesto automotive europeo, considerate le cifre: vi vengono prodotti, ogni anno, circa 2,25 milioni di autovetture e 575.000 veicoli commerciali, e più di 220.000 persone costituiscono la forza lavoro; numeri che fanno della Spagna la seconda Nazione in Europa per quantitativi di produzione, dopo la Germania. Ed è imminente anche il riavvio delle attività industriali nella Nazione iberica, dove la chiusura decisa dalle Case auto presenti aveva avuto inizio nei primi giorni di marzo ed ha poi interessato l’intero comparto, l’11 marzo, in seguito alle più severe disposizioni di contenimento alla diffusione del Coronavirus decise dal presidente del Governo spagnolo Pedro Sánchez. Lo stesso premier ha, recentemente, dato il via ad una “Fase 2”, in cui si concede la graduale ripresa delle attività con l’obbligo di osservare precise misure di distanza sociale ed autoprotezione fra le persone. Alcune Case auto hanno scelto lunedì 20 aprile per la riapertura dei propri stabilimenti; altri riavvieranno le proprie attività lunedì 27 aprile; per altri ancora, il “giorno X” è fissato per lunedì 4 maggio. Oltre a Seat, che possiede il proprio quartier generale ed il principale impianto di produzione a Martorell (la cittadina catalana è, insieme a Barcellona dove hanno sede numerose aziende dell’indotto, il “polo storico” dell’automobile nella penisola iberica), in Spagna ci sono stabilimenti Ford (Valencia, dove si producono autovetture, veicoli commerciali e motori); PSA (impianti a Madrid, Vigo e Saragozza); Renault Groupe (stabilimenti a Siviglia, Valladolid e Palencia); Daimler AG (impianti di produzione nella regione della Cantabria e nei Paesi Baschi); Gruppo Volkswagen (Pamplona); Nissan (impianti a Barcellona, Avila e Santander).

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