Il settore auto ai tempi del coronavirus: tra crisi ed evoluzione

Redazione
11 Marzo 2020
Mercato auto

L’emergenza Covid-19 potrebbe causare un forte contraccolpo al settore automotive: ecco la strategia messa in atto da concessionarie e Case produttrici.

Trends: Coronavirus

La fase positiva è durata poco: dal comparto automotive potrebbero nei prossimi mesi arrivare nuovi segnali negativi. La causa principale è dettata dall’emergenza coronavirus, che chiede a tutti i Paesi di modificare sostanzialmente le proprie abitudini private e sociali, e impone ai Governi scelte politiche anche gravi. A farne le spese, molti settori del commercio e dell’industria, e ciò per un assunto elementare: se cala la domanda, l’offerta si adegua e la produzione segue a ruota. I dati di mercato, relativamente al settore dell’auto, fatti registrare nei primi due mesi del 2020 parlano chiaro: in Europa (Regno Unito compreso) a gennaio le immatricolazioni sono scese del 7,4% (dati ACEA), sebbene a pesare sul trend negativo siano state, in quel caso, anche alcune recenti decisioni in materia fiscale adottate da alcuni Paesi – ad esempio in Olanda è stato deciso, a partire dal 2020, di raddoppiare le aliquote sull’acquisto di nuove auto elettriche; in Svezia ed in Francia sono stati annunciati significativi cambiamenti nelle quote “bonus-malus” riguardanti la tassazione (ovvero gli incentivi oppure le sovrattasse) dei veicoli di nuova immatricolazione funzionali ai livelli di emissione di CO2– che del resto avevano suggerito, a fine 2019, Case costruttrici ad accelerare sulle promozioni, e concessionarie e clienti finali a spingere sull’acceleratore delle immatricolazioni, da cui era derivato un (fisiologico) calo nel numero di nuove autovetture immesse in circolazione a gennaio 2020. I dati europei di febbraio sono in fase di elaborazione; sembra tuttavia sintomatica, nel quadro di un trend generale, la fotografia scattata ad inizio marzo dalle Associazioni che rappresentano le Case costruttrici: una situazione che, seppure riferita esclusivamente al mercato italiano, fa suonare un primo campanello d’allarme.

Le Associazioni hanno chiesto interventi al Governo

In Italia, dopo il -5,9% fatto registrare a gennaio 2020, le nuove immatricolazioni di autovetture hanno archiviato il mese di febbraio con una nuova diminuzione (-8,8%); e fra le motivazioni del “segno meno” di febbraio, c’è appunto il timore per le conseguenze del coronavirus. A questo proposito, Unrae (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri) ha all’inizio di marzo chiesto al ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e di riflesso all’intero Governo, di “Individuare, con la massima attenzione, interventi d’urgenza a supporto del settore automotive”, dichiarandosi in effetti “A disposizione per condividere le proprie proposte nell’interesse generale del Paese, dei cittadini, del diritto al lavoro ed alla mobilità”. La filiera dell’auto, in Italia, vale il 10% del Pil nazionale: pur se il Paese, in queste delicatissime settimane, si trova a dover affrontare numerose emergenze – alcune delle quali (come quelle legate alla sanità, alle politiche del lavoro e all’approvvigionamento dei generi alimentari di prima necessità) rivestono un grado di urgenza tale da giustificarne il posizionamento ai primi posti nel taccuino delle priorità -, è chiaro che l’attenzione sulla filiera dell’auto vada mantenuta allo stesso modo di altri settori.

Un intero settore è a rischio

Unrae, nel commento ai dati delle nuove immatricolazioni di febbraio, aveva espresso una notevole preoccupazione: se il comparto venisse abbandonato a se stesso, “La situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente, con conseguenze irreparabili sull’economia del nostro Paese. Stimiamo infatti un rischio concreto che nel 2020, in assenza di tempestivi e robusti interventi di sostegno, il mercato registri un calo di circa 300mila veicoli rispetto al 2019 nel solo comparto autovetture, senza considerare i veicoli commerciali già in forte sofferenza da mesi”. Una situazione che, sul fronte occupazionale, potrebbe registrare “Un impatto di migliaia di unità nella sola catena di distribuzione ed assistenza automobilistica, senza considerare i mancati introiti per le finanze pubbliche”. I primi effetti della crisi da diffusione del coronavirus sembra che non abbiano tardato a manifestarsi: “Le difficoltà segnalate dai concessionari, in termini di calo delle visite in sede e degli ordini, in particolar modo nelle regioni della “Zona Rossa”, si rifletteranno con ogni probabilità in un ulteriore calo del mercato, come fa presagire anche il peggiorato clima di fiducia da parte dei consumatori”, stimava Anfia all’inizio di marzo. È da tenere conto di due fattori essenziali ai fini delle proiezioni per i mesi a venire: da una parte, i consuntivi più recenti (appunto, aggiornati a febbraio 2020) si riferiscono ad un periodo nel quale i contraccolpi conseguenti alla diffusione del coronavirus non si erano fatti sentire in maniera preponderante sul mercato; dall’altra, l’entrata in vigore di un ulteriore inasprimento delle misure volte a determinare il contenimento dei contagi da Covid-19, di recentissima applicazione sull’intero territorio nazionale (il Dcpm “Io resto a casa” del 9 marzo 2020 firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte) e che segue a ruota l’istituzione della “zona rossa” inizialmente per alcune zone della Lombardia e del Veneto, e poi ampliata all’intera regione lombarda ed a 14 province dell’Italia settentrionale.

Effetto coronavirus: sta per farsi sentire?

Una rilevazione di Centro Studi Promotor che risale ai primi giorni di marzo individua “Un primo ‘effetto coronavirus’ nelle ‘zone rosse’, ed ha riguardato sia l’affluenza di potenziali interessati nei saloni di vendita che la raccolta di ordini – osserva il presidente Gian Primo Quagliano -Anche se in maniera meno accentuata effetti analoghi si stanno verificando in tutto il Paese”. Cifre alla mano, stima Centro Studi Promotor, “Una inchiesta congiunturale condotta a fine febbraio 2020 indica che il 79% delle Concessionarie dichiara un basso livello di affluenza nei saloni di vendita e una percentuale soltanto lievemente inferiore (75%) dichiara anche un basso livello di acquisizione di ordini”. La questione, ora, è più che mai legata al momento attuale ed alla proiezione sui prossimi mesi del 2020: “L’effetto coronavirus – continua Centro Studi Promotor – incombe dunque anche sul mercato dell’auto e si comincerà ad avvertirlo da marzo”. L’inchiesta di febbraio cui abbiamo fatto riferimento mette in rilievo che “A livello nazionale il 60% degli operatori si attendono vendite in calo nei prossimi tre-quattro mesi, mentre a fine gennaio la stessa percentuale di operatori si attendeva mercato stabile o in crescita”.

L’auto ora si compra “a distanza”

La necessità aguzza l’ingegno: ed ecco una prima soluzione potenzialmente utile ad arginare il rischio che al calo delle immatricolazioni dei primi mesi 2020 possa aggiungersi in maniera pesante un’altra causa, appunto le conseguenze dell’emergenza coronavirus. Se non si può uscire di casa, e quindi a forte rischio c’è la domanda, come fare per mantenere un minimo plafond di clienti (“L’assenza di traffico nelle concessionarie – osserva Michele Crisci, presidente di Unrae, in una news pubblicata da La Repubblica – pur non impattando, se non in modo marginale, il risultato del mese scorso, lascia purtroppo presagire un crollo delle immatricolazioni nei prossimi mesi”) e non far naufragare le promozioni in corso anche nel presente marzo 2020 che sicuramente resterà nella storia sociale? A soccorrere le impellenti necessità di Case auto e concessionarie, arriva il Web. Nello specifico, le video-chiamate e le piattaforme di vendita online, attraverso cui il potenziale acquirente ha la possibilità, collegandosi con lo showroom e facendosi assistere da un consulente ad hoc, di scoprire, osservare e – se lo ritiene – alla fine anche acquistare la propria autovettura. Un esempio, riporta sempre La Repubblica, viene messo in atto da Autotorino (Gruppo che conta su 52 filiali, possiede un fatturato annuo che si attesta su 1,2 miliardi di euro ed un monte-vendite annuo di circa 60.000 unità) che offre la possibilità di collegarsi in video-chiamata, affrontare la scelta dell’auto insieme ad un consulente, studiarsi tutti i dettagli del veicolo in tempo reale e, alla fine, analizzare formule di vendita ad hoc.

Fca decide interventi straordinari ai propri stabilimenti

Fra i “big player” che in questi giorni di riflettori puntati sull’emergenza Covid-19, Fiat-Chrysler ha deciso per l’introduzione di misure d’urgenza, ovviamente rivolte a contrastare la diffusione del coronavirus. “A partire da oggi (mercoledì 11 marzo, n.d.r.) – dichiara un comunicato Fca – tutti i principali stabilimenti italiani del Gruppo saranno coinvolti in interventi straordinari che arriveranno anche, in alcuni casi, alla chiusura temporanea di singoli impianti per mettere in atto tutte le misure possibili per minimizzare il rischio di contagio tra i lavoratori. In particolare, saranno ridotte le produzioni giornaliere con un minor addensamento di personale nelle principali aree di lavoro”. Una news pubblicata da IlSole 24Ore riporta, a questo proposito, che un temporaneo stop riguarda Pomigliano d’Arco (mercoledì 11, giovedì 12 e venerdì 13 marzo), Melfi e Sevel (giovedì 12, venerdì 13 e sabato 14 marzo) e Cassino (giovedì 12 e venerdì 13 marzo). Il provvedimento, si apprende da Fca, riguarda in particolare l’organizzazione di “Interventi specifici di igienizzazione delle aree di lavoro ed in particolare delle aree comuni di relax, degli spogliatoi e dei servizi igienici. Le azioni di igienizzazione dei singoli locali proseguiranno anche successivamente a questo primo intervento straordinario”. “Questi nuovi importanti interventi – prosegue Fca – rafforzano le misure di sicurezza che sono state immediatamente implementate all’esplosione del virus in Italia nelle scorse settimane e che sono state comunicate a tutti i lavoratori italiani con molteplici strumenti di comunicazione interna (Employee Portal, locandine nei siti produttivi, informative dei singoli responsabili delle risorse umane, etc). Tra le principali azioni, la facilitazione del lavoro a distanza per gli impiegati e l’applicazione di rigidi controlli e misure di sicurezza nelle mense e agli accessi di tutti i siti del Gruppo”. Tutte le altre strutture organizzative Fiat-Chrysler Automobiles “continueranno regolarmente le loro attività nel rispetto delle norme e delle disposizioni governative con al tempo stesso il mantenimento delle misure di sicurezza e igiene applicate fin dal primo momento dell’esplosione del virus Covid-19”.

Le aziende italiane non si fermano

Analoghe iniziative riguardano le altre Case costruttrici nazionali, molte delle quali possiedono i rispettivi stabilimenti all’interno della “Motor Valley” emiliana. Fra gli strumenti messi in atto, il ricorso allo smart-working: è il caso di Pininfarina, che a Cambiano, nella cintura torinese, promuove il Web per l’illustrazione dei progetti e le prove in galleria del vento trasmesse via streaming in HD ai clienti; di Ferrari, che da Maranello dichiara di mantenere continuità di produzione essere in costante contatto con i propri fornitori e di monitorare l’evolversi della situazione ora per ora (come riportato da La Repubblica); di Dallara, che a Varano de’ Melegari, dove possiede il proprio quartier generale, e Stradella di Collecchio dove produce compositi, dà lavoro a 600 persone ed organizza le attività di lavoro in smart-working (dove possibile), più turni e contingentando i gruppi operativi in modo da, eventualmente, provvedere alla messa in quarantena di un piccolo gruppo qualora si presentasse un caso di positività al coronavirus; a Lamborghini (1.800 i dipendenti complessivi a Sant’Agata Bolognese), dove la produzione va avanti regolarmente e, oltre ad avere ovviamente adottato tutti gli strumenti di prevenzione per ridurre le probabilità di contagio, ha allargato le attività di lavoro in smart-working; a Pagani (170 dipendenti a San Cesario sul Panaro) dove – si legge in una news pubblicata da La Gazzetta dello Sport – mentre proseguono regolarmente i processi di approvvigionamento di materie prime e semilavorati, è stato deciso di sospendere le attività di raggruppamento in generale e quelle non strettamente legate alla produzione, si dà spazio (ove possibile) al telelavoro e si è istituita una rigida regolamentazione per turni di accesso alla mensa aziendale.

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