Auto economiche 2020: quali sono le migliori nel rapporto qualità/prezzo

Redazione
08 Giugno 2020
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auto miglior rapporto qualita prezzo 2020

“Piccolo (e medio) è bello”: fra citycar e modelli di fascia media, ecco alcune delle vetture più convenienti disponibili sul mercato.

Trends: Migliori auto

Bisogna stare attenti. Le drammatiche settimane di lockdown dovuto alla tragica pandemia da Coronavirus potrebbero influire in maniera notevole sulle eventuali decisioni di procedere all’acquisto di una nuova autovettura. Ciò, se sommato alle esigenze di una ampia “fetta” di clientela che non dispone di particolari dotazioni economiche, suggerisce di puntare i propri riflettori sulla produzione “base”. Non che questo indichi, per forza, modelli “poveri” né “scarni” dal punto di vista delle dotazioni o della qualità costruttiva: gli studi sulle economie di scala, la razionalizzazione dei processi di produzione, le sinergie fra Case costruttrici hanno con il tempo portato ad offerte allettanti anche fra le citycar e le vetture classificate genericamente “low budget”.

“Le magnifiche 6”

Ecco una carrellata di modelli dalle caratteristiche più convenienti fra prezzi di vendita, equipaggiamenti e cura nell’esecuzione dell’assemblaggio: un rapporto qualità/prezzo favorevole, insomma.

Citroen C1

Due configurazioni di carrozzeria (tre porte e cinque porte), dimensioni esterne supercompatte (meno di tre metri e mezzo in lunghezza), la simpatica “piccolina” del “Double Chevron” che condivide la piattaforma e l’impostazione meccatronica con Peugeot 108 e Toyota Aygo presenta una sufficiente cura nelle finiture, consuma poco e denota una buona abitabilità per quattro persone. Di contro, è disponibile in un’unica motorizzazione (il 1.0 Toyota a fasatura variabile da 72 CV). In versione cinque porte “base” (cioè 1.0 VTi S&S Live), l’assortimento di serie offre luci diurne a Led, servosterzo elettrico ad assistenza variabile, computer di bordo, volante regolabile in altezza, una presa da 12V, assistenza alle frenate d’emergenza, controllo elettronico di trazione, Hill-start Assist, ABS con ripartitore elettronico di frenata ed ESC.

Pro

  • Consuma poco: a favore di Citroen C1, la notevole economia di gestione in termini di “sete”. Il piccolo 1.0 a fasatura variabile viene infatti dichiarato per un consumo medio di 3,9 litri di benzina per 100 km. Il che, considerato il serbatoio carburante da 35 litri, consente un’autonomia di marcia (teorica) di circa 890 km
  • È decisamente agile: in 3,47 m di lunghezza (per 1,62 in larghezza e 1,46 in altezza) e su un passo di 2.340 mm, la maneggevolezza è una delle sue peculiarità. Citroen C1 è quindi particolarmente a proprio agio nel traffico urbano (caratteristica, questa, ulteriormente amplificata da uno sterzo “leggero” e da una ottima visibilità verso l’esterno).

Contro

  • Non si può scegliere un’altra motorizzazione: Citroen C1 viene proposta soltanto con il 1.0 VTi Toyota tre cilindri a benzina e 72 CV. “Prendere o lasciare”, dunque
  • Bagagliaio non ai vertici per capienza: se si hanno varie esigenze di trasporto, meglio orientarsi su un modello di classe superiore (tipo Citroen C3, per intenderci); altrimenti, i 196 litri di capacità del vano bagagli nel normale assetto di marcia possono risultare insufficienti (va ricordato, tuttavia, che a sedili posteriori completamente abbattuti il volume utile di carico sale a 780 litri)
  • Quattro posti, non di più: vale il medesimo discorso fatto per il bagagliaio. Citroen C1 è una adeguata citycar a quattro posti.

Prezzo: a partire da 10.750 euro (Citroen C1 1.0 VTi S&S 3 porte Live) e da 11.250 euro (Citroen C1 1.0 VTi S&S 5 porte Live).

Dacia Duster

Da quindici anni (cioè all’epoca del suo esordio in Italia, che avvenne nel 2015 con la “storica” Logan), il marchio romeno che da lungo tempo gravita nell’orbita di Renault Groupe punta molto su un eccellente rapporto qualità/prezzo: un atout che, negli anni, si è evoluto di pari passo allo sviluppo generale delle tecnologie e degli equipaggiamenti (e questo anche grazie alle “magie” concesse dall’economia di scala), tanto che è improprio – ed ingiusto – definire la gamma Dacia come “low cost”. se mai, si tratta di modelli “low budget”, particolarmente adatti ad una clientela che cerca robustezza ed essenzialità (il che non significa necessariamente “povertà” nelle dotazioni: tutt’altro). Vetture oneste e di buon senso, adatte per chi intenda farne un utilizzo polivalente: in città come in extraurbano, in famiglia o prevalentemente da solo o in coppia. Dacia Duster rientra appieno in questa macro-classificazione. SUV-crossover compatto (ma non troppo: 4,34 m la lunghezza; 1,8 m la larghezza; quasi 1,7 m l’altezza) viene proposto in tre tipologie di alimentazione, cioè benzina, turbodiesel e GPL (da segnalare, a questo proposito, il recentissimo debutto della versione 1.0 TCe ECO-G 100 CV, che manda in pensione la precedente SCe aspirata e porta l’intera lineup Duster ad essere completamente turbo).

Pro

  • Si spende proporzionalmente poco: a prescindere dalla versione e dall’allestimento, la cifra necessaria per l’acquisto non è mai “esagerata”: da 12.400 euro a 21.200 euro
  • È molto spaziosa: valida “cinque posti”, Dacia Duster possiede un ampio vano bagagli (da 411 a 471 litri nel normale assetto di marcia, e fino a 1.444-1.485 litri a sedili posteriori completamente abbattuti)
  • Ha una buona dotazione in rapporto al prezzo: nell’allestimento di ingresso alla gamma (“Access”) Dacia Duster dispone, di serie, di sedile guida regolabile in altezza, computer di bordo e vetri elettrici anteriori, una presa da 12V, luci diurne a Led, chiusura centralizzata e chiusura porte automatica a vettura in movimento, Hill-start Assist, limitatore di velocità, servosterzo, Emergency Brake Assist, ABS con ESP, sei airbag (disattivabile quello lato passeggero anteriore) e gli attacchi Isofix ai sedili posteriori.

Contro

  • Non è “silenziosissima”: Dacia Duster non brilla per comfort acustico, sebbene tale caratteristica sia più che perdonabile tenuto conto che non si tratta di una vettura “sportiva” dunque l’utilizzo alle alte velocità è da considerarsi raro
  • In curva si corica un po’: veicolo eminentemente turistico e tuttofare, Dacia Duster evidenzia un certo rollio in curva, sebbene la guida sia comoda e l’agilità sufficiente.

Prezzi: da 12.400 euro (Dacia Duster 1.0 TCe 100 CV Access a due ruote motrici).

Dacia Logan MCV

Ultima discendente (in ordine di tempo) della “stirpe” Logan che accompagnò lo sbarco Dacia in Italia nel 2005, la configurazione Logan MCV rappresenta una valida proposta Station Wagon secondo la ben nota “ricetta Dacia”: prezzi di assoluta competitività, allestimento base essenziale ma non “scarno” né di poco pregio. E un’ampia scelta di motorizzazioni (benzina, diesel, GPL) tutte ben collaudate. “Last but not least”, la capacità di trasporto e di carico bagagli che, tenuto conto dei prezzi di vendita, ha ben poche rivali.

Pro

  • Regala spazio in abbondanza: su quattro metri e mezzo di lunghezza, Dacia Logan MCV dispone di oltre 570 litri di capienza al bagagliaio nel normale assetto di marcia, e fino a quasi 1.520 litri a sedili posteriori completamente abbattuti. Difficile chiedere di più ad una vettura che, a conti fatti, ci si porta a casa con 10.000 euro
  • È economicissima all’acquisto: appunto, il prezzo. Qualsiasi configurazione si scelga, l’acquirente non va a spendere più di 15.000 euro. In allestimento “Essential”, ad esempio, Dacia Logan MCV 1.0 SCe 73 CV benzina offre, di serie per 10.850 euro: barre portatutto sul tetto, paraurti in tinta carrozzeria, fendinebbia e luci diurne a Led, sedili posteriori frazionabili nello schema 1/3-2/3, una presa da 12V e illuminazione bagagliaio, ABS con ESP, sei airbag ed attacchi Isofix ai sedili posteriori, chiusura centralizzata con telecomando e comando di chiusura porte a veicolo in movimento, sistema Start&Stop ed Hill-start Assist, modulo audio Dacia Plug & Play e ripartitore elettronico di frenata.

Contro

  • Meglio non aspettarsi prestazioni da velocista: 73 CV per le versioni 1.0 benzina non sono certo “il massimo”, e neanche i 75 CV del collaudatissimo 1.5 turbodiesel Renault. non che questo sia un difetto in tutto e per tutto: chi necessiti di un po’ di brio, può orientarsi verso altri modelli della gamma Dacia; altrimenti, in ogni caso c’è la variante 1.0 TCe ECO-G a metano, che di “cavalli” ne ha 100.

Prezzi: da 9.100 euro (Dacia Logan MCV 1.0 SCe Access).

Fiat Panda

Economica, collaudata; e talmente conosciuta e venduta che entra da sempre “di diritto” nel lotto dei modelli da tenere in considerazione quando si prevede un acquisto. La neo-quarantenne “segmento B” di Fiat (nessuna parentela, se non nel nome e nella fascia di mercato, con la storica progenitrice a disegno Giorgetto Giugiaro e che debuttò nel 1980) fa della concretezza il proprio atout. In più, nel 2020 ha iniziato ad evolversi ulteriormente verso l’elettrificazione (modelli 1.0 mild-hybrid), preludio ad un futuro che si preannuncia ancora più interessante: la prossima generazione arriverà nel 2022, potrebbe essere la volta buona per salutare l’esordio di Fiat Panda 100% elettrica. Restano peraltro ben presenti in gamma le varianti 0.9 TwinAir a metano “Natural Power” e 1.2 EasyPower 69 CV GPL, così come la declinazione 4×4 e la versione “City Cross” (medesimo aspetto di Panda 4×4, con la sola trazione anteriore).

Pro

  • È agile: le ridotte dimensioni esterne ed il favorevolissimo raggio di sterzata sono utili per muoversi agevolmente nel traffico urbano
  • Non affatica: il fatto di essere una “small” concepita per impieghi urbani non impedisce a Fiat Panda di ospitare bene quattro persone. I comandi sono “leggeri”, l’insonorizzazione è buona, l’assorbimento delle asperità del terreno altrettanto
  • È ben costruita: la cura nelle rifiniture è discreta, così come la comodità a bordo e la versatilità delle soluzioni abitacolo.

Contro

  • Bagagliaio un po’ piccolo: Se, come accennato, “dentro” si fa notare per versatilità, Fiat Panda “paga” un po’ in termini di capacità del vano bagagli. Nel normale assetto di marcia, il volume di carico utile è 225 litri, che salgono fino a 870 l a sedili posteriori completamente abbattuti. Si tratta, in ogni caso, di un “difetto” comune a molte citycar che, appunto, può in parte essere compensato dalla possibilità di modulare le “sedute” e gli schienali per ottenere più spazio
  • Ha soltanto quattro posti: nella configurazione di serie, Fiat Panda può ospitare quattro persone; il posto per il quinto occupante è, sì, disponibile, ma soltanto con sovrapprezzo.

Prezzi: a partire da 11.600 euro (Fiat Panda 1.2 69 CV benzina in allestimento “Pop”).

Renault Twingo

 

La simpatica “tuttodietro” della “Marque à Losanges”, che condivide pianale e meccatronica con Smart forfour in virtù di una partnership tecnica fra Renault Groupe e Daimler AG, si fa decisamente notare per un’immagine esteriore sbarazzina e accattivante. Qualità che piacciono a molti acquirenti, insieme a dimensioni esterne “compattissime” (3.6 m in lunghezza; 1,65 m in larghezza; 1,55 m in altezza) e ad un passo in proporzione “lungo” (2.500 mm), caratteristica quest’ultima che ha permesso di ricavare un abitacolo piuttosto spazioso, ma per quattro persone (il che, dal nostro punto di vista, è un aspetto positivo: meglio quattro comodi che cinque sacrificati). Il bagagliaio è tuttavia piccolo, sebbene il sedile passeggero anteriore dallo schienale completamente abbattibile in avanti consenta lo stivaggio di oggetti anche di una certa lunghezza. La scelta di motorizzazioni non è molto ampia: due unità motrici, cioè il 1.0 tre cilindri da 65 CV ed il più brioso 900 cc turbo da 92 CV, e con cambio manuale a cinque rapporti oppure robotizzato doppia frizione.

Pro

  • Gira in un fazzoletto: in virtù dell’architettura a motore e trazione posteriore, Renault Twingo brilla per maneggevolezza e agilità. In questo senso, è da rimarcare il favorevolissimo raggio di sterzata
  • Lo spazio per le persone è adeguato: come accennato, a dispetto degli ingombri esterni la “baby” della “Marque à Losanges” risulta piuttosto confortevole per quattro persone adulte
  • È ben rifinita: la scelta dei materiali abitacolo regala a Renault Twingo un’immagine intera curata (fattore, quest’ultimo, che a sua volta può essere evidenziato dall’acquirente personalizzando i rivestimenti plancia e consolle, anche in relazione al rivestimento dei sedili). Buona anche la dotazione, se rapportata al prezzo ed alla fascia di mercato cui Twingo si rivolge.

Contro

  • Non “carica” molti bagagli: 174 litri, nel normale assetto di marcia, sono pochini (seppure, optando per la versione più accessoriata, c’è il sedile passeggero ribaltabile in avanti); è tuttavia lo scotto da pagare per molte citycar. A sedili posteriori abbattuti, comunque, la capacità di trasporto bagagli e oggetti aumenta a 980 litri
  • È un po’ “rigida”: un’impostazione “sportiveggiante” conferisce a Renault Twingo una certa rigidità nelle sospensioni
  • Il “mille” è poco brioso: per un utilizzo prevalentemente urbano, può andare bene; tuttavia, se si tiene conto della varietà di impieghi, il piccolo tre cilindri aspirato da 65 CV non brilla per vivacità, e può consigliare il potenziale acquirente ad orientarsi verso il più brillante 900 cc turbo. Che però costa di più.

Prezzi: da 11.500 euro per la versione 1.0 SCe 65 CV Duel S&S.

Toyota Yaris

D’accordo: il colosso giapponese propone, nella propria lineup, la “small” Aygo, che per 12.500 euro offre bassi consumi, il consueto (dunque “ricco”) assortimento di accessori per il comfort, la sicurezza attiva e l’ausilio alla guida (a fronte, tuttavia, di un bagagliaio da appena 168 litri di capienza utile a sedili posteriori “tirati su”). La scelta sulla “segmento BYaris, tuttavia, può rivelarsi conveniente: ad un prezzo, sì, più elevato (si parte da 20.800 euro) ha dalla sua l’alimentazione da “vera ibrida” che per un bel po’ di tempo metterà al riparo l’acquirente dai blocchi alla circolazione, ed in Italia consente significative agevolazioni fiscali (vedi, ad esempio, l’esenzione totale o parziale dal pagamento della tassa di proprietà). E, in più, diminuisce ulteriormente i consumi e, in virtù dell’alimentazione benzina-elettrico, le dà quasi 1.000 km di autonomia dichiarata.

Pro

  • Abitacolo decisamente spazioso: lo studio “alla giapponese” delle proporzioni fra ingombri esterni e volumi interni conferisce a Yaris un’elevata capacità di trasporto persone. Quattro adulti, cioè, viaggiano comodi; e cinque non stanno stretti
  • È decisamente “sobria”: Toyota Yaris “beve” poco. Circa 4 litri ogni 100 km, in media, nella versione a benzina (il 1.0 VTi da 72 CV), e circa 3 litri ogni 100 km optando per la variante full Hybrid 1.5 HSD
  • Ben progettata: la “segmento B” giapponese “si presenta bene” anche dal punto di vista delle dotazioni di sicurezza (c’è il Toyota Safety-sense con frenata autonoma d’emergenza, avvisto di mantenimento corsia, regolazione luci abbaglianti attiva e – sebbene non per la versione di ingresso alla gamma – il riconoscimento limiti di velocità; e a bordo ben sette airbag). Caratteristiche che vengonoancor più accentuate nella nuova generazione

Contro

  • Sterzo a volte non precisissimo: proprio in virtù degli impieghi verso i quali è stata progettata, ovvero con grande attenzione all’utilizzo urbano, Toyota Yaris deve allo sterzo molto leggero uno degli elementi da tenere in considerazione quando si affrontano percorsi autostradali.

Prezzi: da 15.300 euro (Toyota Yaris 1.0 5 porte Cool) e da 20.800 euro (Toyota Yaris 1.5 HSD Business).

Auto col migliore rapporto qualità/prezzo 2020

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