Nissan svela una rivoluzionaria tecnologia contro il Covid
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Scoppiata a cavallo tra il 2019 e il 2020, la pandemia provocata dalla diffusione del COVID- 19 ha letteralmente stravolto le nostre vite, perché ha sottolineato la nostra debolezza verso nemici letali e invisibili come i virus. In questi ultimi anni, medici, scienziati e ricercatori di tutto il mondo hanno condotto studi e ricerche su come combattere il covid ed essere preparati anche a future pandemie. Tra questi spicca anche il Costruttore automotive Nissan che grazie ad un team di suoi ricercatori ha sviluppato una rivoluzionaria tecnologia che inattiva i virus.
Covid inattivato dai catalizzatori radicali
Il segreto di questa scoperta si nasconde nei cosiddetti catalizzatori radicali. Questi ultimi solitamente vengono utilizzati dalla Case automobilistiche come additivi nelle vernici per auto, con lo scopo di proteggere dai raggi UV. Questi catalizzatori sono anche in grado di ossidare l’etanolo e per questo il team di ricerca della Casa nipponica ha ipotizzato che fossero capaci di ossidare le proteine e quindi di inattivare i virus (proprio perché risultano costituiti da proteine).
Collaborazione con l’Università di Tohoku
Gli scienziati giapponesi hanno quindi chiesto la collaborazione della Facoltà di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Tohoku dove si trova un laboratorio specializzato in questo catalizzatore. Insieme agli studiosi dell’università hanno iniziato a sviluppare una tecnologia che inattivasse i virus utilizzando catalizzatori radicali centrando in pieno il risultato.
Tante applicazioni
Entrando nello specifico scopriamo che i catalizzatori radicali inattivano i virus tramite l’ossidazione dei composti organici. Nello specifico inattivano la proteina spike con l’obiettivo di impedire il legame con una cellula umana. Gli studi condotti hanno sottolineato l’efficacia di questa scoperta sul SARS-CoV2 (ceppo omicron). Secondo le dichiarazioni di Nissa, questa tecnologia può essere applicata anche contro agenti patogeni come funghi e batteri. In futuro questa scoperta potrebbe portare allo sviluppo di speciali filtri dell’aria da istallare nei climatizzatori dell’auto, ma anche per realizzare mascherine e tessuti ospedalieri.
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