Sicurezza in auto: i nuovi dispositivi attesi dal 2022 in Europa

Francesco Giorgi
28 Marzo 2019
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Un “pacchetto” di sistemi di sicurezza attiva che, se il nuovo Parlamento europeo li approverà, entreranno in vigore fra tre anni per auto, furgoni, truck & bus: dai limiti di velocità intelligenti alla scatola nera all’alcolblock.

La primavera del 2022 rappresenterà, per gli automobilisti europei, una stagione spartiacque in materia di sistemi di sicurezza attiva hi-tech: fra tre anni si attende l’entrata in vigore dei nuovi dispositivi ADAS e di assistenza attiva al conducente, introdotti dalla proposta degli europarlamentari del 2017 e che segnerà un punto fondamentale nello sviluppo e nella conseguente diffusione dei moduli di protezione attiva di serie.

Un ampio ventaglio di “pacchetti” che andranno a costituire, in primo equipaggiamento o in predisposizione, la dotazione tanto di autovetture, quanto di veicoli commerciali leggeri (furgoni) ed automezzi pesanti (truck & bus). Tutto sta ad attendere l’approvazione, da parte della Commissione europea, della proposta illustrata a metà 2018 e, negli ultimi mesi, oggetto di un articolato iter di confronto fra i 28 Stati membri UE, e nelle scorse ore giunta ad un accordo politico fra il Parlamento europeo, il Consiglio UE e la stessa Commissione. Come prossimo step, l’intero programma di aggiornamento alle dotazioni di sicurezza dovrà ottenere la formale approvazione di Parlamento e Consiglio UE, previo definitivo “disco verde” da parte delle singole Nazioni.

La nuova normativa comunitaria sulle dotazioni di sicurezza per tutti gli autoveicoli di nuova omologazione, qualora ottenesse approvazione (i tempi sembrano destinati ad allungarsi fino al prossimo autunno) entrerà in vigore, come accennato, verso la metà del 2022. Un arco di tempo a breve-medio termine, dunque: ed un insieme di equipaggiamenti hi-tech che, se “perfettamente in linea” con lo sviluppo delle dotazioni attive in costante fase di ricerca da parte delle Case costruttrici e delle aziende dell’indotto, si prepara a costituire un autentico “new deal” relativamente allo sviluppo dei sistemi di protezione per conducenti e passeggeri. “Epocale” almeno quanto l’entrata in vigore delle cinture di sicurezza obbligatorie e dei crash test in ordine all’omologazione dei veicoli dei decenni passati.

Nello specifico, si tratta di una quindicina di dispositivi, che dovranno essere a bordo di tutti gli autoveicoli di nuova produzione da maggio 2022 (sempre tenendo per “buona” la prossima approvazione dal Parlamento UE); per i veicoli già in commercio, si concederanno due anni per ottemperare alle nuove disposizioni. In altri termini: dalla metà del 2024 autovetture, furgoni, autocarri pesanti e bus di nuova produzione dovranno essere equipaggiati con le nuove dotazioni.

L’elenco dei sistemi che ci si attende di vedere a bordo degli autoveicoli da metà 2022 contempla tanto gli equipaggiamenti attualmente già disponibili (di serie od in opzione) su gran parte degli autoveicoli più recenti, quanto inediti sistemi destinati ad innalzare ulteriormente l’asticella della sicurezza attiva.

In funzione della categoria di autoveicolo cui saranno destinati, si va dai dispositivi di frenata autonoma d’emergenza AEB (Autonomous Emergency Braking) al mantenimento attivo di corsia Active Lane Assist che interviene sugli organi di sterzo del veicolo per mantenerne la corretta traiettoria, a nuove tecnologie in materia di cinture di sicurezza che verranno sviluppate tenendo conto delle rilevazioni riscontrate dai crash test di omologazione (autovetture e furgoni); ad una serie di dotazioni, specifiche per truck & bus, finalizzate al miglioramento della visuale per i conducenti (eliminando, cioè, gli “angoli ciechi”) e di individuazione di ostacoli ed utenti più vulnerabili lungo il percorso dei veicoli. Per tutti, saranno in ogni caso obbligatori l’allarme a sensori che “intercetta” stati di distrazione o sonnolenza incipiente da parte del guidatore, il Cruise control adattivo di velocità. Da notare, inoltre, l’adozione della “scatola nera”, cioè il sistema di registrazione automatica dei parametri di funzionamento del veicolo utili alla rapida individuazione, ricostruzione ed attribuzione delle responsabilità nel caso di incidenti stradali; e la predisposizione all’impiego dell’anti-avviamento del veicolo se il conducente ha alzato il gomito più di quanto la legge nazionale preveda: l’”Alcolock”, sistema già noto agli automobilisti statunitensi, che di fatto consente di mettere in moto la vettura soltanto dopo che il conducente abbia soffiato all’interno di un apposito apparecchio e dimostri così di essere “a posto” (diversamente, il sensore rileva lo stato di ebbrezza ed impedisce l’avviamento del motore).

Difficile ipotizzare al momento l’”impatto” che tale mega-aggiornamento dei sistemi di sicurezza hi-tech potrà avere sui costi degli autoveicoli: soprattutto nella prima fase di introduzione, i futuri sistemi attivi potrebbero avere una incidenza notevole tanto sulle spese di produzione quanto sui prezzi di vendita al cliente finale. Una “voce” che, a sua volta, potrebbe andare a sommarsi agli investimenti delle Case costruttrici dei nuovi modelli elettrificati, in virtù del taglio del 30% alle emissioni di CO2 entro il 2030.

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