Auto a combustione: nel 2050 saranno i due terzi del totale circolante?

Redazione
09 Novembre 2020
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L’evoluzione della mobilità elettrificata potrebbe non essere così sostanziale come da molte parti viene dipinta: uno studio di Ihs Market indica che fra 30 anni almeno il 60% del circolante si muoverà con carburanti derivati dal petrolio.

Assisteremo un giorno al sorpasso delle auto elettriche e ibride sulle motorizzazioni a combustione? Domanda che corrisponde ad una questione di strettissima attualità (oltre che da diversi anni sulla bocca, e sui taccuini degli intenti, di Case costruttrici, filiera automotive e analisti). È probabile che un giorno ci si arriverà, del resto i mega programmi evolutivi messi in atto dai “big player”, unitamente alle politiche di limitazione delle emissioni, la dicono lunga riguardo alla svolta green da tempo intrapresa.

Sorpresa: i derivati del petrolio saranno “duri a morire”

A livello globale, le previsioni sull’incidenza delle auto a zero (o del tutto assenti) emissioni allo scarico in rapporto al totale dei veicoli in circolazione potrebbe portare alcune sorprese. Segnatamente: una presenza piuttosto corposa di auto dotate di motori endotermici. E non nel 2025 o nel 2030, ma addirittura nel 2050. Per intenderci: proprio l’anno in cui, come dichiarato a settembre 2020 dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen nel proprio discorso sullo stato dell’Unione, il “Vecchio Continente” sarà per intero carbon neutral.

Ad indicare una “perseveranza” a lunghissimo termine dei motori a combustione in rapporto alle auto elettriche, ibride, ibride plug-in e idrogeno, è Daniel Yergin, vicepresidente della società di analisi e ricerche di mercato IHS Market e vincitore nel 1992 del Premio Pulitzer per il proprio libro-inchiesta “The Prize: The Epic Quest for Oil, Money & Power” che raccontava, analizzandone e commentandone ogni step evolutivo, la storia e l’affermarsi dell’industria petrolifera nell’arco di 130 anni (dal 1860 al 1990).

Però si venderanno più veicoli elettrificati

Fra le indicazioni che Yergin formula nel proprio ultimo volume (in ordine di tempo) dal titolo “The New Map: Energy, Climate and the Clash of Nations”, ce n’è appunto una che farà molto parlare di se: fra trent’anni (nel 2050), la circolazione nel mondo (stimata in 1,9 miliardi di veicoli) sarà per circa due terzi formata da veicoli equipaggiati con sistemi di alimentazione derivati dal petrolio. E questo, nonostante il fatto che, per quella data, il monte-vendite di veicoli elettrici, ibridi, ibridi plug-in ed a idrogeno sarà preponderante.

“Sebbene, nel 2050, le vendite di veicoli elettrici possano arrivare all’80% del totale, ci sarà ancora molta strada da percorrere prima che i motori a combustione perdano il proprio ruolo di dominio nel settore dei trasporti”: è, questo, uno dei messaggi che arrivano dall’analisi di Yergin.

Facciamo due conti

Più nel dettaglio, entro il 2050 il totale delle vendite di veicoli “green”, che nel presente 2020 è nell’ordine del 2,2%, potrà aumentare fino ad una forbice compresa fra il 60% e l’80% del totale delle nuove immatricolazioni. Ed è da considerare – aspetto che assume una enorme importanza in chiave di sviluppo del settore – che a guidare l’escalation delle vendite di veicoli elettrificati (compresi dunque quelli 100% elettrici a batterie e quelli alimentati a celle di combustibile) ci saranno maggiori livelli di produzione ed il progressivo sviluppo delle tecnologie di accumulo. Aspetti che – come è sempre avvenuto nell’evoluzione delle tecniche e dell’industria – si accompagneranno ad una graduale diminuzione dei costi di approvvigionamento delle materie prime e dei costi di produzione delle batterie agli ioni di litio, tanto che IHS Market prevede entro il 2023 un costo medio per kWh inferiore a 100 dollari, laddove fra il 2018 ed il 2019 tale voce si attestava su un ventaglio compreso fra 100 e 150 dollari per kWh.

L’asset dei mercati sarà ancora più complesso

Si preannuncia dunque una notevole complessità di mercato: ancora più di quanto non lo sia in questo inizio di anni 20 del 21. secolo, ed in cui intervengono molti più fattori rispetto a quelli cui il mondo ha fatto fronte per oltre un secolo. Quindi: sviluppo dei servizi di mobilità condivisa, evoluzione dei sistemi di guida autonoma e di auto connessa, ed anche una mutazione dei target di vendita.

Molte più variabili in gioco

Yergin afferma, a questo proposito, che “La competizione fra Case costruttrici non riguarda più soltanto la vendita di veicoli a nuovi clienti per utilizzo personale. Così come non si tratta più di assistere alla concorrenza fra Case auto contro altre Case auto, o di marchi di carburante contro altri marchi. Lo scenario si muove su un palcoscenico su più direzioni, nel quale le auto a combustione concorrono contro auto elettrificate, e veicoli di proprietà si confrontano con i nuovi servizi di mobilità. O, ancora: autovetture guidate da un conducente ‘in carne ed ossa’ contro vetture condotte da sistemi di guida autonoma senza conducente”.

“Attualmente sono i Governi a sostenere lo sviluppo elettrico”

I tempi lunghissimi di turn-over fra autoveicoli a combustione e auto elettriche si devono, sostiene il vicepresidente di IHS Market, anche nelle modalità – non certo rapidissime – attraverso le quali tutte le figure in gioco recepiranno nella rispettiva interezza l’evoluzione dei sistemi di trasporto. In poche parole: tempi più lunghi per il rinnovamento delle flotte di veicoli in circolazione. “Attualmente – rileva Daniel Yergin – la domanda maggiore di veicoli elettrici non arriva dai consumatori ‘fisici’, quanto dai Governi sotto forma di politiche evolutive. Le quali sono in continua evoluzione in quanto risentono di molteplici fattori, che vanno dall’attenzione sul clima all’inquinamento nei centri urbani e dai livelli di congestione del traffico”.

I limiti UE sulle emissioni

D’altro canto, sono da tenere presenti altri fattori: dalle multe che potrebbero essere applicate alle Case auto che in Europa manchino il raggiungimento dei limiti UE sulle emissioni di CO2 (95 euro per ogni g/km di CO2 che superi il limite di 95 g/km nella media dei modelli in vendita per ogni Costruttore), all’aumento della richiesta di litio e cobalto che ci si aspetta per i prossimi anni. “Last but not least”, la possibilità che il numero di auto elettriche in circolazione vada gradualmente a collimare con un incremento dei servizi di car sharing e ride hailing, anche a guida autonoma.

E qui si arriva allo scenario attuale dipinto da Yergin, in cui molte più “voci”, rispetto al passato, incidono nella definizione dei mercati: un panorama in cui non si assiste ancora, a livello mondiale, ad un inizio di “punto di non ritorno” che porti i vantaggi della nuova mobilità ad essere così determinanti da eliminare il tradizionale asset del veicolo (alimentato a petrolio) di proprietà di una persona.

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