Sensori di pressione pneumatici: come funzionano, quali scegliere, quanto costano

Francesco Giorgi
01 Aprile 2022
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I sistemi elettronici sono di grande aiuto per controllare in maniera costante gli esatti valori di gonfiaggio delle gomme, essenziale ai fini della sicurezza.

Piccoli, utili ed efficaci per la sicurezza e le migliori prestazioni del veicolo in termini di consumi ed emissioni. Sono i sistemi di monitoraggio della pressione pneumatici (TPMS, acronimo della denominazione inglese “Tyre Pressure Monitoring System”), in effetti obbligatori da alcuni anni su tutti gli autoveicoli, come vedremo.

TPMS: quali vantaggi offrono

I sensori di pressone degli pneumatici sono stati ideati e adottati per venire incontro a diversi obiettivi:

  • Ulteriore miglioramento della sicurezza di marcia;
  • Diminuzione degli incidenti;
  • Corretti spazi di frenata;
  • Ottimale aderenza del veicolo in curva;
  • Giuste temperature di esercizio degli pneumatici;
  • Usura delle gomme regolare;
  • Consumi ed emissioni di CO2 ottimizzati.

TPM/TPMS – Tire Pressure Monitoring System

Sensori di pressione: obbligatori per legge

Dal 1 novembre 2014, i TPMS sono obbligatori: l’applicazione del regolamento europeo 661/2009 ha in effetti stabilito che a decorrere da quella data, gli autoveicoli delle categorie M1 ed N1 – cioè per trasporto fino ad otto persone più il conducente, e per trasporto merci con massa complessiva fino a 35 quintali: per intenderci, autovetture, multispazio e veicoli commerciali leggeri – omologati dopo il 1 novembre 2012 devono essere equipaggiati, di serie, dei sensori che rilevano la pressione all’interno degli pneumatici.

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TPMS: dove vengono utilizzati

I sensori di monitoraggio pressione pneumatici equipaggiano tutti i tipi di gomme:

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Come funzionano i sensori di controllo pressione pneumatici

Ogni dispositivo TPMS svolge un’azione molto semplice quanto importante: si tratta di un sistema di controllo integrato della pressione ch, segnala nel display della strumentazione di bordo, in maniera automatica e diretta nonché immediata (e questo è fondamentale ai fini della sicurezza), eventuali anomalie nei valori di pressione su uno o più pneumatici.

TPMS: quali tipologie esistono

Le categorie principali di sistemi di rilevamento pressione pneumatici esistenti sul mercato sono due:

  • TPMS diretto, dove un sensore è integrato in ciascuna delle ruote: da qui, le informazioni relative alla pressione di gonfiaggio vengono inviate al display di bordo;
  • TPMS indiretto, che rileva qualsiasi variazione di pressione tramite i sensori di rotazione ABS ed ESP che misurano i giri della ruota. Man mano che la pressione diminuisce, anche il diametro della ruota si assottiglia in modo progressivo, anche solamente di pochi mm. Ne consegue un aumento del numero dei giri di ruota. Il sensore rileva l’anomalia e la segnala, mediante avviso sul display, al conducente. La spia di pressione pneumatici si accende soltanto se un’eventuale anomalia di gonfiaggio viene rilevata.

TMPS: qual è il sistema più preciso

Per garantire la necessaria sicurezza di marcia, in linea generale entrambe le tecnologie (diretta e indiretta) di pressione degli pneumatici appaiono idonee: in effetti, sono tutt’e due omologate. La precisione del sistema TPMS diretto è tuttavia più elevata. Sebbene un po’ più costoso, consente diverse funzioni aggiuntive:

  • Riconoscimento della posizione di ogni pneumatico;
  • Rilevamento di eventuali perdite di pressione anche con il veicolo fermo;
  • Controllo della pressione nella gomma di scorta.

Quanto durano le batterie dei sistemi TPMS

La durata delle batterie integrate nei dispositivi di rilevamento pressione pneumatici è piuttosto lunga: in media, sei o sette anni. Si può stare tranquilli e farvi affidamento per un lasso di tempo ragionevole.

Installare i TPMS aftermarket

Se nelle autovetture e nei veicoli commerciali leggeri omologati dopo novembre 2012 la questione è risolta in partenza (ne sono sempre provvisti “di serie” in quanto si tratta, come indicato più sopra, di componenti obbligatorie per legge), come comportarsi se si dispone di un autoveicolo un po’ più “datato”, vale a dire omologato prima di novembre 2012 ed immatricolato prima di novembre 2014?

La risposta è affermativa: il montaggio di un kit di controllo pressione pneumatici è sempre possibile. Sul mercato esistono più di 150 differenti modelli di sensori, adatti a tutte le autovetture. Inoltre, in parallelo all’evoluzione delle tecnologie di sviluppo, le aziende produttrici introducono funzionalità software costantemente aggiornate, in modo da ridurre i tempi di programmazione e semplificare i processi di installazione dei dispositivi.

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Quali tipi di sensori post-vendita esistono

Anche in questo caso, le categorie sono due:

  • Sensori originali, ovvero progettati secondo le specifiche dell’autoveicolo al quale si riferiscono;
  • Sensori universali, che a loro volta si suddividono in tre sotto-categorie: programmabili (cioè la loro installazione è permessa su qualsiasi autovettura, tuttavia occorre che il gommista disponga di un software di programmazione per riportare i dati dei sensori originali), configurabili (nel sensore sono già presenti dei protocolli: per  attivarli e renderli compatibili con le caratteristiche del veicolo, bisogna solamente agire mediante gli strumenti di programmazione), e multi-protocollo (già programmati, richiedono soltanto una procedura di apprendimento da parte della centralina del veicolo).

TPMS: quanto costano

Gli importi di vendita individuati sui principali siti di e-commerce evidenziano un’ampia forbice di proposte e di prezzi. Ad esempio: per una vettura di segmento A fra le più vendute (Fiat Panda, o Fiat 500), i prezzi variano fra circa 18 euro per ciascuna valvola con sensore TPMS e circa 120 euro per il kit composto da quattro sensori. Per un modello di segmento B (come Renault Clio, o Ford Fiesta), il “range” è compreso fra circa 20 euro a valvola con sensore e circa 160 euro per il set di quattro sensori già programmati.

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