Toyota: cinque grandi azionisti “contro” Akio Toyota sulle sue prese di posizione in materia di auto elettrica

Francesco Giorgi
11 Maggio 2021
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Lo rivela un approfondimento Reuters: gli investitori rimproverano il numero uno del colosso giapponese di avere messo in discussione il possibile futuro divieto del Governo giapponese nei confronti della vendita di auto a combustione.

L’ipotesi ventilata di recente dal Governo giapponese di vietare nel futuro le vendite di autovetture ad alimentazione endotermica dal 2035 divide sempre più le “teste pensanti”. E chi ha ragione? Akyo Toyoda, numero uno di Toyota (ed anche presidente dell’Associazione nazionale delle Case costruttrici) che aveva avanzato dei dubbi sulle eventuali strategie politiche indicate dall’amministrazione nazionale, oppure alcuni grandi investitori, per i quali – al contrario – la “vision” di Toyoda possa rischiare di fare rimanere indietro il Gruppo nello sviluppo di nuovi veicoli elettrici, a tutto vantaggio della concorrenza?

Da dove arrivano le critiche

Sotto i riflettori ci sono, indica Reuters, cinque fondi di investimento e di gestione pensioni (“big player” della finanza che complessivamente detengono un portafoglio risparmi da quasi 500 miliardi di dollari, come dire poco più di 411 miliardi di euro al cambio attuale), gran parte dei quali provengono dalla medesima area geografica: nella fattispecie, i Paesi della Scandinavia dove le questioni legate ai mutamenti climatici ed all’evoluzione “zero emission” del comparto automotive sono da lungo tempo scritte a caratteri cubitali sui rispettivi “cahier” delle priorità. Le “voci contrarie” alle recenti indicazioni sul futuro del comparto automotive in rapporto al sistema socioeconomico del Giappone rese note in tempi recenti dallo stesso Toyoda, arrivano da AkademikerPension (fondo pensionistico danese), Storebrand Asset Management ed il fondo pensionistico KLP (tutti e due battenti bandiera norvegese), la società finlandese Nordea Asset Management, ed il fondo pensioni della Chiesa d’Inghilterra.

I timori

In una dichiarazione rilasciata ai taccuini Reuters, i rappresentanti di queste cinque società hanno manifestato, in ordine alla recente presa di posizione del suo amministratore delegato, una certa apprensione sulla futura competitività di Toyota (in chiave di e-mobility) di fronte alle principali Case costruttrici. In poche parole: serpeggia il timore che il Gruppo automobilistico che ha concluso il 2020 ai vertici mondiali per numero di veicoli venduti possa, a causa di quanto dichiarato da Toyoda, rimanere leggermente indietro nello sviluppo di nuovi veicoli elettrici rispetto alla concorrenza. Di più: si teme altresì che i dubbi sollevati dal CEO di Toyota vadano a costituire un precedente, ovvero possano contribuire indirettamente a favorire la ritrosia, da parte di altre aziende di primo piano, nell’adozione di programmi eco friendly in grado di accompagnare l’attuale evoluzione.

Toyoda: “Più alternative per la transizione”

Più in dettaglio, i big stakeholders criticano alcune esternazioni rilasciate da Akio Toyoda in qualità di presidente della Japan Automobile Manufacturers Association: ci si riferisce, nello specifico, alle critiche nei confronti di alcuni rappresentanti amministrativi di Tokyo, che puntano ad un futuro senza vendite di autovetture benzina e diesel in Giappone: “Il Paese – ha indicato Toyoda lo scorso aprile – deve poter contare su più alternative in materia di transizione ecologica. Sono del parere che regolamenti e normative debbano arrivare più avanti: una strategia politica che metta al bando le auto a combustione potrebbe limitare queste possibilità, e rischierebbe di far perdere al Giappone alcuni dei suoi punti di forza”. Non è la prima volta, del resto, che il “numero uno” di Toyota sollevi dei timori sulla possibilità di un programma di sviluppo dell’elettrificazione in ambito automotive “a tappe forzate” o in ogni caso con timeline ravvicinate nel tempo. Come si ricorderà, a fine 2020 un suo parere sulla transizione “zero emission” (eccessivamente enfatizzata) e la carenza di analisi concrete sull’incidenza che l’”offensiva” delle auto elettriche potrebbe piombare sull’asset economico giapponese aveva fatto il giro del mondo.

Cosa dicono gli azionisti

“Siamo sinceramente preoccupati che Toyoda non sembri rendersi conto della posta in gioco”, osserva Jens Munch Holst, amministratore delegato di AkademikerPension. A questo proposito, il “lancio” Reuters riporta che lo scorso aprile i rappresentanti del fondo pensionistico danese avevano detto alla stessa agenzia di stampa che, in mancanza di un concreto impegno da parte dei dirigenti Toyota nel rivedere le proprie strategie, avrebbero valutato l’ipotesi di attuare delle iniziative (come ad esempio la vendita delle proprie partecipazioni nelle quote del Gruppo giapponese). In effetti, Toyota, dopo una lunga esperienza nello sviluppo dei sistemi di alimentazione ibridi su scala mondiale (per i quali è stata fra l’altro pioniera: il “lancio” della prima generazione di Toyota Prius, quasi “storico”, risale al 1997: fra poco saranno venticinque anni) confida nel fatto che la riduzione delle emissioni si rivelerà sostanziale solamente nel caso in cui accanto all’elettrico interverranno altre tecnologie: lo stesso ibrido, per fare un esempio; ma anche l’idrogeno. “In qualità di azionisti Toyota, ci siamo attivamente impegnati con la società, ed abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che tutte le sue attività di lobbying, comprese le Associazioni di settore, sarebbero state riviste quest’anno”, afferma a Reuters Jan Erik Saugestad, amministratore delegato di Storebrand Asset Management, aggiungendo altresì che “La completa elettrificazione dei trasporti è vitale se si voglia raggiungere gli obiettivi climatici: Toyota dovrebbe assumere un ruolo guida in questo senso, anziché allungare la produzione di nuovi motori a combustione e cedere la propria quota di mercato ad altre Case costruttrici”.

Da parte del quartier generale di Toyota non è giunta alcuna replica ai timori dei grandi investitori. In ogni caso, per mercoledì 12 maggio si attende una risposta in tal senso: il riferimento va alla data di presentazione dei risultati relativi al primo trimestre 2021, sarà lì che Akio Toyoda potrà replicare alle domande che gli verranno poste dagli azionisti.

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