Lamborghini Huracán EVO Spyder: la prova su strada

Redazione
02 Novembre 2020
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Lamborghini Huracan EVO Spyder prova

Seducente come poche, innovativa con la sua anima tecnologica, la Huracán EVO Spyder ti conquista con il suo V10 da urlo.

In un mondo in cui l’auto assomiglia sempre di più ad uno smartphone, tra piattaforme condivise, motori ibridi ed elettrici dalle caratteristiche simili, partnership e formule di noleggio che richiamano i pacchetti dei gestori telefonici, esistono ancora in listino delle vetture dedicate agli appassionati, a chi ama guidare, sentire la strada e tuffarsi nel turbinio delle sensazioni che solo un motore rombante è capace di generare. Sono sempre di meno, e spesso hanno nomi altisonanti come Huracán EVO Spyder, tanto per fare un esempio, e sono prodotti da Brand dal fascino unico, come  Lamborghini, tanto per fare un altro esempio. Bene, avete sicuramente capito che è lei la vettura protagonista di questo test-drive che, per forza di cose, non può essere come gli altri.

Un vestito da urlo per un cuore straordinario

Che sia un’auto speciale lo sappiamo tutti, ma il tuffo al cuore nel vederla parcheggiata in attesa della consegna è una sensazione che non si prova certo tutti i giorni, così come quella di entrare nella storica sede di Sant’Agata Bolognese. Una volta da qui usciva a provare le nuove creazioni del Toro un certo Valentino Balboni, da questo ingresso sono passati diversi personaggi, semplici appassionati, ma oggi è il mio turno e voglio godermelo a pieno. Di lei vedo solamente il muso, un frontale spiovente che sembra accarezzare l’asfalto come pochi, e il colore brillante mi conquista subito.

Un design che conquista

Una “Lambo” deve essere esagerata, deve urlare la sua sensualità brutale e lei lo fa con questa livrea Verde Selvans tutta nuova, a quattro strati, che la rende più spavalda di un ramarro al sole. Avvicinandomi con la testa leggera di chi ha bevuto troppi aperitivi con gli amici mentre torna a casa; si lo confesso: certe auto mi fanno letteralmente girare la testa, noto tutti i cambiamenti frutto della sigla EVO. Così, il paraurti presenta uno splitter pronunciato, delle prese d’aria più generose, mentre dietro arriva lo spoiler forato che, insieme alle modifiche nel sottoscocca, producono quell’incremento nella deportanza prezioso nella percorrenza di curva.

Certo, non mi sono sfuggiti i grandi cerchi da 20 pollici Aesir con pneumatici Pirelli P Zero, così come i dischi dell’impianto frenante carboceramico dal diametro esagerato (380 x 38 mm anteriori, e 356 x 32 mm posteriori). Ma è tutto l’insieme a rendere la Huracán EVO Spyder strepitosa. Lasciate perdere le foto, dal vivo è pazzesca, sembra un Eurofighter da strada, con superfici curve e lineari che si rincorrono a formare un corpo vettura tanto muscoloso quanto affusolato. Dietro, gli scarichi centrali sparati verso l’alto nascondono un’eredità pistaiola, così come l’estrattore, e poi c’è la capote, davvero ben integrata, che sparisce in soli 17 secondi fino a 50 km/h, e lascia spazio a degli elementi che la rendono unica.

Un cockpit tecnologico

L’abitacolo è in basso, e la linea lo avvolge così bene come se volesse custodirlo, a tratti sembra una Targa, e a vedersela davanti si capisce che non è la variante della coupé, ma un modello a sé stante, con una propria, spiccata, identità. Scendere al suo interno, l’impressione è proprio quella di calarsi verso il basso, ti mette subito davanti ad un volante in cui trovi tutto quello che serve, comprese le frecce, che però sono entrambe sulla sinistra a differenza di quanto accade sulla F8 Tributo Spider, ma i paragoni si fermano qui, sono due auto differenti, molto di più di quanto si potrebbe pensare. In basso c’è l’Anima, che consente di cambiare modalità di guida, mentre le palette del cambio a doppia frizione a 7 rapporti si trovano anche ad occhi chiusi. Oltre che attraverso la strumentazione digitale, capace di cambiare a seconda della modalità impostata, il lato tecnologico della “Lambo” aperta si svela anche con lo schermo da 8,4 pollici presente sul tunnel centrale, tramite il quale si possono osservare diversi parametri dell’auto in tempo reale. Ma il pulsante che calamita tutta l’attenzione in un lampo, facendo passare tutto il resto in secondo piano, è quello d’accensione, incapsulato da una protezione rossa come il comando di un caccia che apre il portello dei missili. Sollevando la copertura e lasciando scivolare il dito sul tasto d’avvio si apre un mondo fatto di cilindri, sonorità da Formula 1 e sensazioni tanto rare quanto preziose.

Un V10 da 640 CV

Il 10 cilindri con una V di 90° deriva dal propulsore della Huracán Performante e può contare sulle valvole d’aspirazione in titanio, ma il bello è che si tratta di un aspirato da 5,2 litri, quindi niente turbo, per un sound d’altri tempi che già al primo respiro ti scuote l’anima e ti fa venire la pelle d’oca. La Spyder in questione può contare su 640 CV ad 8.000 giri, mentre la coppia massima di 600 Nm viene erogata a 6.500 giri. I numeri ci raccontano che potenzialmente lo scatto da 0 a 100 km/h può essere coperto in 3,1 secondi, quello da 0 a 200 km/h in 9,3 secondi e che la velocità massima può toccare i 325 km/h, ma la scoperta del Toro ha un carattere unico, frutto della tecnologia presente sotto pelle, e di un motore tanto potente quanto elastico ma al tempo stesso feroce nell’erogazione. Il suo essere aspirato vuol dire che reagisce al pedale del gas con una prontezza incredibile per scatenarsi in un allungo mozzafiato che rende sempre troppo corto qualsiasi rettilineo.

Se i piloti di Formula 1 rimpiangono i V10 è perché il loro sound era unico, come quello della “Lambo” che sto provando, mentre la potenza specifica si avvicina a quella di un V12 nonostante il peso sia simile a quello di un V8.   A distanza di qualche giorno, il non poter ascoltare la sinfonia del V10 Lamborghini mi causa ancora un’incredibile malinconia, perché ad ogni spinta del piede sul pedale del gas mi proiettava nel suo mondo facendomi dimenticare persino la situazione drammatica che stiamo vivendo. Qualcuno con il cuore di pietra ha detto che le auto non hanno un’anima; beh, si sbagliava, questa “Lambo” ce l’ha eccome, ed è assolutamente V10.

Una guida tecnologicamente naturale

Ultimamente ho avuto la fortuna di salire su diverse supercar, auto veloci, velocissime, capaci di sfruttare gli ultimi ritrovati della tecnologia per ottenere una guida efficace e coinvolgente, così ero decisamente curioso di capire a che punto fosse arrivata la Lamborghini dopo aver guidato l’Aventador, diverse Gallardo, la Urus, ma solo fugacemente la Huracán. Poterla studiare nella dinamica nel corso di una prova su strada vera e propria quindi è stata un’occasione che ho sfruttato al massimo. Sono tanti i sistemi di cui dispone, a cominciare dalla trazione integrale capace di inviare la trazione necessaria anche ad una sola ruota, passando per il controllo di trazione avanzato, per lo sterzo dinamico, fino ad arrivare alle quattro ruote sterzanti ed alle sospensioni magnetoreologiche.

Ma attenzione, tutti questi elementi lavorano in gruppo, come una squadra che gioca insieme da anni per offrire il massimo contributo alla dinamica sfruttando sistemi denominati LPI, Lamborghini Piattaforma Inerziale, ed LDVI, Lamborghini Dinamica Veicolo Integrata. Il primo sfrutta sensori di accelerazione e giroscopici presenti nel baricentro dell’auto per avere una fotografia in tempo reale delle sollecitazioni che la vettura sta affrontando, mentre il secondo, analizzando le condizioni esterne in base alla risposta delle sospensioni e della trazione integrale, e lo stile di guida di chi è al volante, predispone la Spyder ad affrontare al meglio la strada che l’aspetta nei chilometri successivi. Roba da ingegneri, soluzioni che sembrano stridere con una guida assolutamente naturale ed invece rendono questo Toro vivo e comunicativo come una barchetta essenziale, ma sono sempre pronti a darti una mano se la situazione dovesse diventare troppo impegnativa.

Lo sterzo è preciso, sempre consistente, anche in modalità strada, e non si alleggerisce mai, nemmeno in salita in piena accelerazione; la trazione integrale aiuta la dinamica senza banalizzarla; ed il cambio in modalità manuale ha la rapidità degna di una supersportiva di questo rango. L’auto è stabile, ben piantata a terra, ma nelle curve strette le quattro ruote sterzanti le conferiscono un’agilità funambolica, così si esce dai tornanti in un amen per poi sfruttare la progressione del V10 che più sale di giri e più riecheggia nelle vallate accarezzando i timpani con le sue frequenze vigorose. E’ un sound particolare, diverso da quello brutale dei V8 e dal suono armonico dei V12, la musica prodotta dagli scarichi ti conquista e ti invoglia a cercare la scalata per dare sfogo a nuovi acuti ed agli irresistibili scoppiettii in rilascio. Quindi, le strade di montagna sono sicuramente il terreno ideale per provare la dinamica e l’acustica di questo Toro da guidare a cielo aperto, per le performance pure c’è la pista, ma non c’è bisogno di spingerla al massimo per carpirne l’essenza. Curva dopo curva ti sorprende con la reattività ai comandi unita alla solidità complessiva che riesce ad esprimere, in Sport allenta le maglie dell’elettronica, mentre in Corsa diventa pronta ad aggredire i cordoli, come dimostra la strumentazione che cambia completamente. Quindi sui percorsi più interessanti il consiglio è di selezionare l’Anima in Sport, ma anche lasciandola su Strada questa “Lambo” non delude affatto.

Dopo diversi chilometri si riesce a percepire tutto di lei: come varia l’appoggio, il suo grado di reazione in proporzione alla pressione effettuata sul pedale del gas, e persino qualche piccolo trasferimento di carico nelle curve con variazione di pendenza. Ecco, il passo avanti rispetto alla Gallardo risiede proprio nella capacità di comunicare della Huracán, che viene enfatizzata ulteriormente dal modello EVO, e diventa ancora più incisiva nella guida en plein air della Spyder. L’azione è sempre tremendamente efficace, ma presenta quelle sfumature che conferiscono ad un’auto del genere ulteriore carattere, ed appassionano gli amanti della bella guida che ricercano un feeling intimo con la propria vettura. Quindi, tecnologia a vagonate ma al servizio della dinamica pura, per un modo di viaggiare tanto concreto quanto coinvolgente. Così, esplorare le potenzialità delle EVO Spyder senza avvicinarsi troppo al suo limite elevatissimo diventa una pratica possibile, perché a dispetto del suo motore dall’urlo, la scoperta in questione ti porta per mano come un genitore premuroso al luna park.

A questo punto però, è bene ricordare che non bisogna disubbidire alle leggi della fisica ed ai principi fondamentali della guida, perché stiamo sempre parlando di un Toro da 640 CV che carica forte e in maniera implacabile quando vede rosso! L’assetto rigido ed il muso basso non vanno troppo d’accordo con le strade secondarie del Bel Paese, per cui è meglio sfruttare il dispositivo che alza il frontale e andare leggeri sul gas quando si affrontano percorsi sconosciuti e poco levigati, sui tratti più lisci dove le curve non nascondono insidie invece è si può vivere in pieno l’esperienza unica di guidare una Lamborghini V10 con il vento tra i capelli. In caso le temperature non fossero così clementi da consentire una guida a cielo aperto, si può sempre tirare giù il lunotto quando si vuole ascoltare il V10 senza filtri. Io non ho resistito e la sera ho viaggiato così, per cui adesso mi ritrovo con un raffreddore tenace, ma ogni starnuto mi ricorda di lei, di quella “Lambo” verde che fa girare la testa e conquista il cuore.

Lamborghini Huracán EVO Spyder: la prova su strada

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