Brexit e industria dell’auto: allo studio una free tax area

Giuseppe Cutrone
02 Novembre 2016
Brexit e industria dell'auto: allo studio una free tax area

In vista della Brexit nel Regno Unito si continua a lavorare per preservare anche l’industria dell’auto. Allo studio c’è una free tax area.

In vista della Brexit nel Regno Unito si continua a lavorare per preservare anche l’industria dell’auto. Allo studio c’è una free tax area.

I grossi cambiamenti economici derivanti dalla Brexit continuano a preoccupare aziende e lavoratori. Non è escluso da questo contesto nemmeno il settore dell’automobile, che anzi è uno di quelli potenzialmente più a rischio di fronte alle evoluzioni politico-sociali in attivazione nei prossimi mesi.

Dopo le conferme arrivate da Nissan e Toyota, con la prima in particolare che ha assicurato la costruzione di nuovi modelli nello stabilimento inglese di Sunderland scongiurando così un ridimensionamento della propria presenza nel paese, il governo britannico presieduto da Theresa May è al lavoro per varare nuove misure tese a proteggere i livelli occupazionali del settore.

Secondo quanto riferito da Automotive News, infatti, il Regno Unito starebbe cercando di dare vita a una zona di libero scambio con i paesi dell’Unione Europea, in modo da invogliare i costruttori a continuare a produrre negli stabilimenti britannici senza indebolire così la filiera dell’auto, come avverrebbe invece nel caso di abbandono di alcune case.

Sotto i riflettori vi sarebbe pertanto una free tax area studiata per assicurare a chi produce un libero accesso ai mercati europei, evitando problemi burocratici e dazi che inevitabilmente andrebbero a colpire i beni prodotti in UK dopo l’uscita di quest’ultimo dalla UE.

L’esigenza nasce dal fatto che per prodotti che arrivano dal di fuori dell’EFTA (l’associazione europea di libero scambio) sono previsti dazi del 10% che rendono meno conveniente il commercio con i mercati comunitari per le industrie che producono al di fuori dell’area. Una soluzione potrebbe essere il modello usato dalla Turchia che, pur non facendo parte dell’Unione Europea, ha scelto di aderire all’EFTA.

La questione è molto delicata, considerati i tantissimi posti di lavoro in ballo e le relative conseguenze economiche e sociali. Per il govero May, chiamato a traghettare la Gran Bretagna fuori dall’Unione Europea nella maniera più indolore possibile, la salvaguardia dell’industria britannica dell’automobile appare uno dei passaggi cruciali su cui nei prossimi mesi si giocherà una partita fondamentale.

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