Post Coronavirus: in Italia si usano sempre meno i mezzi pubblici

Redazione
09 Giugno 2020
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7 su 10 sono per l’auto privata; appena il 10% continua ad usare il trasporto pubblico; aumentano bici e nuove formule di acquisto. Il sondaggio Areté.

Trends: Coronavirus

Affrontata la “Fase 2” dopo le lunghe e drammatiche settimane di “lockdown”, di fronte a commercianti e consumatori si prospetta un periodo altrettanto difficile. È chiaro che, sotto molteplici aspetti, la vita quotidiana è mutata: regole di distanziamento interpersonale, la ripartenza che si scontra con una gravissima crisi e con una diminuita capacità di acquisto di beni durevoli: sono, questi, soltanto due delle condizioni che testimoniano un difficoltoso ritorno alla normalità. Nella fattispecie, sotto i riflettori degli analisti c’è lo studio dell’incidenza, da parte della pandemia da Coronavirus e delle sue conseguenze, sulle abitudini delle persone in materia di mobilità privata e pubblica.

Meglio l’auto personale: ecco perché

Un report mensile, a cura della società di consulenza Areté Methodos, rivela che gran parte degli italiani preferisce, nella fase di ripartenza, affidarsi alla propria autovettura per spostarsi; soltanto una esigua minoranza è disposta a tornare a servirsi dei mezzi pubblici. E, in merito all’acquisto di una nuova auto, si tendono a preferire finanziamenti e le nuove formule di possesso (ad esempio il noleggio a lungo termine), a discapito del “classico” acquisto in contanti. Analogamente, si nota una più ampia apertura verso le tecnologie digitali ed i contatti con le concessionarie anche in orari prima d’ora inusuali (come alla sera o nei giorni festivi). Ma andiamo con ordine.

Soltanto uno su dieci è per i mezzi pubblici

Il survey Areté è stato condotto nei mesi di aprile e maggio 2020, dunque in piena “chiusura” di molte attività industriali, commerciali e dei servizi: un periodo fra i più negativi nella storia moderna, e preludio ad una fase di incertezza. Uno scenario inedito fino all’inizio di quest’anno, e che comporta un improvviso mutamento di orizzonte. Ad iniziare, come accennato in apertura, dal modo di effettuare i propri spostamenti: a questo proposito, appare significativo il fatto che “Circa il 90%” delle persone intervistate per il sondaggio” (509 interviste completate in tutte le regioni d’Italia, su persone di età compresa fra 30 e 65 anni, e composte per il 70% da uomini ed il restante 30% da donne) si è, sì, dichiarato pronto a muoversi; tuttavia non a bordo di mezzi pubblici, quanto a bordo del veicolo di proprietà. E sette italiani su dieci (il 69,35%) “Utilizzeranno l’auto per i propri spostamenti”.

L’auto privata aiuta a sentirsi più tranquilli per evitare potenziali contagi

A pesare su questa notevolissima potenziale incidenza di auto e moto private sulle nostre strade in ordine alla “ripartenza”, c’è – rivela il report – un grado di fiducia “Al minimo storico” nei confronti delle forme di trasporto pubblico, che ora vengono ritenuti “Anche poco sicuri” dal punto di vista sanitario. In buona sostanza: non soltanto le attività commerciali aperte al pubblico soffrono le conseguenze delle (necessarie) misure di autoprotezione disposte dal Governo (su tutte: la distanza minima fra le persone che va rispettata e fatta rispettare), quanto anche i servizi. Nove italiani su dieci, dunque, si fidano poco di bus, tram, metropolitane e treni. Soltanto il 10% (per la precisione, il 10,41%) si è dichiarato disposto a servirsene nuovamente.

Anche le biciclette sono in aumento

Altrettanto significativo – e ciò può essere visto come una conferma alle attuali tendenze, messe in atto dalle amministrazioni di alcune delle principali città italiane che vedono nei “pedali” una delle forme di evoluzione della mobilità individuale urbana – è la crescita della bicicletta quale strumento per gli spostamenti privati: rispetto alle precedenti rilevazioni, la “due ruote senza motore” (o a pedalata assistita) è aumentata da un precedente 8,5% all’11% (si può pensare che i tre punti percentuali in più a favore della bici possano essere stati determinati anche dall’entrata in vigore degli incentivi all’acquisto, iniziati lo scorso 4 maggio, e che arrivano fino a 500 euro). Un’escalation notevole, che fa della bicicletta il secondo mezzo di trasporto individuale preferito dagli italiani intervistati nel sondaggio Areté, dopo – appunto – all’auto personale, e prima (con notevole distacco, peraltro) di moto e scooter. Le quali occupano la terza posizione, tuttavia al 4,72%.

Car sharing e bike sharing: percentuali esigue

Molto bassa la percentuale di persone che intendono, “Quando la situazione sarà tornata alla normalità” (ricordiamo che il survey era riferito ai mesi di aprile e maggio 2020), servirsi degli strumenti di veicolo condiviso (car sharing e bike sharing si attestano sull’1,57%; c’è un’altra “voce”, classificata come “altro” e che potrebbe riferirsi al tradizionale autonoleggio, che incide per lo 0,98%). Trascurabile la percentuale di quanti dichiarano di essere propensi ad utilizzare il taxi: lo 0,39% appena.

Riepilogando, ecco la “graduatoria” percentuale dei mezzi di trasporto preferiti dagli italiani nella ripartenza post-Covid 19 secondo il sondaggio Areté Methodos:

  • Auto personale: 69,35%
  • Bicicletta: 11%
  • Mezzi pubblici: 10,41%
  • Moto e scooter: 4,72%
  • Car sharing: 1,57%
  • Bike sharing: 1,57%
  • Altro: 0,98%
  • Taxi: 0,39%.

Perché si preferisce usare l’auto privata

Resta da vedere per quale motivo ben sette italiani su dieci esprimono la propensione ad affidarsi potenzialmente all’autovettura di proprietà nella fase di graduale ritorno alla “normalità” dopo le settimane di lockdown. In questo senso, Areté evidenzia come il 48% degli intervistati dichiara di fare così “Per motivi legati al Covid-19”.

Ecco, di seguito, l’incidenza percentuale delle risposte raccolte.

“Ho sempre utilizzato la mia auto”: 40,06%

“Per la mia sicurezza”: 23,92%

“Non mi fido dei mezzi pubblici”: 12,10%

“Ho paura del contagio”: 11,53%

“Percorro molti km”: 10,09%

“Altro”: 2,31%.

Relativamente all’importanza degli incentivi all’acquisto cui si è fatto cenno, nel caso degli autoveicoli (per i quali l’Ecobonus resta in vigore, è bene tenerlo a mente), alla domanda “Se dovessi acquistare una nuova auto, quale alimentazione sceglieresti?”, le risposte sono quanto mai varie. Una netta prevalenza va alle auto ibride (con il 23,20% rivolto alla propulsione ibrida a benzina, l’11,80% all’ibrido diesel, ed il 9,40% all’ibrido plug-in), seguita dal possibile acquisto di un’auto elettrica (17,60%). In realtà, l’espressione di personale interesse nei confronti delle auto ad alimentazione elettrificata è diminuita in maniera piuttosto notevole: dal 70% di aprile, al 62% di maggio 2020. Ed è cresciuto il (teorico) parco nuove auto a gasolio: dal 9% di aprile al 12% di maggio 2020.

Ecco le percentuali che esprimono le preferenze degli italiani intervistati, a maggio 2020, nel sondaggio mensile a cura di Areté.

  • Auto ad alimentazione ibrido benzina: 23,20%
  • Auto elettriche: 17,60%
  • Auto ad alimentazione ibrido diesel: 11,80%
  • Auto diesel: 12,00%
  • Auto a benzina: 10,60%
  • Auto a GPL: 9,80%
  • Auto ad alimentazione ibrido plug-in: 9,40%
  • Auto a metano: 5,40%
  • Altro: 0,20%.

Modalità di acquisto

È sotto gli occhi di tutti che la crisi economica ha colpito duramente gran parte dei settori: a farne le spese, oltre alla filiera industriale, commerciale e dei servizi, sono – chiaramente – anche i consumatori finali. E questo è di particolare rilievo se raffrontato alle cifre del comparto automotive in Italia:

  • oltre 250.000 addetti diretti
  • più di 76 miliardi di euro di gettito fiscale annuo che confluisce nelle casse statali
  • 10% del PIL complessivo nazionale.

A ciò, indica Areté, occorre mettere in relazione le notevoli difficoltà che ampie fasce di popolazione incontrano nell’immobilizzazione di grandi capitali. Ne consegue, come rileva la società di consulenza, che le formule di acquisto sono destinate a mutare. Nel dettaglio, soltanto un italiano su tre si dichiara disposto a comprare una nuova auto in contanti; quasi la metà degli intervistati hanno espresso propensione al ricorso alle formule di finanziamento, mentre oltre il 10% si rivolgerebbe al leasing e l’8,40% al noleggio a lungo termine.

  • Finanziamento per l’acquisto di una nuova auto: 47,00%
  • Acquisto in contanti: 33,00%
  • Leasing: 10,60%
  • Noleggio a lungo termine: 8,40%
  • Altro: 1,00%.

Appare evidente, quindi, che per quasi il 66% delle persone intervistate l’approccio preferibile verso una nuova autovettura si affidi ad alcune delle “nuove” modalità (finanziamento, NLT, leasing). Con buona pace del tradizionale acquisto “tutti e subito” che per decenni ha tenuto banco. Sono del resto ben conosciute le strategie di vendita messe in atto dalle stesse Case costruttrici: ad esempio, le formule di finanziamento a tasso zero, anticipo zero, zero rate per alcuni mesi, valore futuro garantito pari alla maxirata finale, e servizi connessi (come le estensioni di garanzia); “benefit” che, nel caso dell’acquisto in contanti, vanno eventualmente studiati individualmente.

Il venditore arriva a casa (ma virtualmente)

Analogamente, da mesi si assiste alla crescita dei servizi di consulenza online: una modalità che, complice l’espandersi dell’emergenza da Coronavirus ed il lockdown, ha giocoforza costretto le Case costruttrici ad ampliare strumenti di assistenza e vendita “da remoto”. La differenza sostanziale, rivela il sondaggio Areté, la fa un differente approccio fra venditore e cliente. O meglio: una persona che si dichiara interessata verso un determinato autoveicolo chiede che le trattative abbiano luogo in orari comodi per chi intenda comprare. Anche di sera, cioè. Se, in effetti, il 70% delle persone si è dichiarata favorevole all’avvio delle trattative con il venditore dalla propria abitazione – chiaramente attraverso un collegamento audio-video, soprattutto mediante WhatsApp e Skype -, l’80% ha espresso disponibilità a ricevere una videochiamata “Nella seconda metà della giornata” (ovvero dal pomeriggio in avanti); e il 15% anche dopo le 20. I venditori sono quindi avvertiti (ma sicuramente lo sanno già): quando sia necessario, i “canonici” orari di apertura al pubblico dovranno essere quanto più flessibili per venire incontro alle esigenze dei singoli potenziali acquirenti. D’altro canto, come osserva Massimo Ghenzer, presidente di Areté in un personale commento alla rilevazione mensile sulla mobilità post-Covid-19, “I dati raccolti certificano le nuove tendenze  in atto nell’approccio alla mobilità e alla vendita dell’auto, con gli italiani pronti a dialogare con il dealer attraverso nuove forme di comunicazione e a riscoprire la passione per le quattro ruote in modalità digitale o anche fisica, recandosi in concessionaria anche la domenica. Lo stato di ansia emotiva ed incertezza economica richiedono oggi da parte dei dealer un’attenta profilazione dei potenziali clienti, anche alla luce dei cambiamenti in atto, per poter rendere più efficace il processo di vendita”.

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