A un mese dall’istanza di fallimento, la citycar elettrica Think si prepara a una nuova esistenza. Storia di un progetto travagliato.
A un mese dall’istanza di fallimento, la citycar elettrica Think si prepara a una nuova esistenza. Storia di un progetto travagliato.
Solo una buona idea? Forse un progetto concreto. Per Think City, la vetturetta elettrica a batterie al litio, da 170 km di autonomia e 110 km/h di velocità massima prodotta (a circa 30 mila euro come prezzo di vendita) dalla norvegese Think, data per spacciata alla fine di giugno, il futuro torna ad essere produttivo. Almeno, questo è quanto ai apprende dalla decisione operata, in questi giorni, dal Tribunale di Oslo, a seguito della dichiarazione di fallimento presentata da Th!nk nelle scorse settimane.
In buona sostanza: secondo una commissione di giudici, Boris Zingarevich, imprenditore di San Pietroburgo e azionista di maggioranza del costruttore Usa di batterie al litio per autoveicoli elettrici Ener1, si è aggiudicato l’investimento per Th!nk, a seguito della procedura fallimentare avviata dal piccolo costruttore norvegese (già orfano di Ford) alla fine di giugno.
Zingarevich ha, inoltre, siglato un memorandum d’intesa fra la stessa Ener1 e l’azienda finlandese di ingegneria automobilistica Valmet Automotive, con l’obiettivo di un rilancio del marchio Th!nk.
L’intero patrimonio di Th!nk Usa e Th!nk Uk, è stato acquisito nella transazione. Ener1 e Valmet erano i creditori senior di Th!nk, quando la società aveva presentato istanza di fallimento dopo i mancati risultati di raccolta dei capitali sufficienti al prosieguo delle operazioni di finanziamento. Sulla base di una ristrutturazione del debito, ora Ener1 e Valmet stanno negoziando le quote nella nuova società.
La nuova azienda che commercializzerà i veicoli elettrici a marchio Th!nk è Electric Mobility Solutions As, registrata in Norvegia. Nelle prossime settimane, secondo un comunicato diramato in questi giorni dalla stessa Th!nk, sarà annunciata una nuova rete di vendita e assistenza. La produzione di una versione “aggiornata” della minicar elettrica Th!nk City, è attesa per il primo trimestre 2012.
Per Th!nk City si apre, adesso, un nuovo, ennesimo capitolo. La storia personale più recente del piccolo costruttore norvegese sarebbe degna del Guinness dei primati. Salvata in extremis ben quattro volte in 20 anni, lo scorso dicembre era stata pure al centro di una campagna di richiami: senza i numeri a sei zeri di Toyota, circa 850 esemplari erano, comunque, stati richiamati in fabbrica per un difetto all’impianto frenante.
Vale la pena, a questo punto, di riassumere brevemente la travagliata esistenza del progetto Th!nk, le cui origini sono, oggi, piuttosto lontane. Concepita nel 1990, Th!nk City è uno dei primi progetti di vettura urbana, dalle forme ultracompatte, grande più o meno come le attuali Smart e Toyota iQ. La vettura debuttò all’alba del nuovo millennio, grazie all’interessamento di Ford che mise sul piatto un investimento di 150 milioni di dollari.
La sorte di Th!nk City, tuttavia, era già segnata. Nel 2003, in una serie di interventi di revisione del Gruppo, Ford decise di lasciare perdere i programmi elettrici, e dismise Th!nk.
L’attuale proprietà subentra solo nel 2006, ma dura poco. Tesla, annunciata come fornitrice delle batterie per Th!nk, si tira indietro e abbandona il progetto, che rischia di naufragare. Un nuovo salvataggio avviene grazie alla giapponese EnerDel (che già produceva gli accumulatori per la vecchi Panda Elettra). Nello stesso tempo, le forme della Th!nk City si fanno meno “tradizionali” e più “plasticose” e tondeggianti, la versione è quella salita alle cronache negli ultimi due anni.