Renault, Nissan, Mitsubishi: l’alleanza è confermata

Francesco Giorgi
30 Novembre 2018
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La custodia cautelare per Carlos Ghosn non deve minare il legame fra le tre Case auto: lo hanno ribadito i CEO Renault, Nissan e Mitsubishi riunitisi in videoconferenza. Ghosn rischierebbe fino a dieci anni?

Avanti tutta: il terremoto giudiziario “esploso” all’inizio della scorsa settimana con l’improvviso arresto del numero uno Carlos Ghosn – accusato dai pubblici ministeri di Tokyo di irregolarità fiscali ed utilizzo indebito di beni aziendali – rappresenterà un “inciampo”, per Renault-Nissan-Mitsubishi, ma non minerà il rapporto a tre posto in essere da due anni esatti (cioè con l’ingresso di Mitsubishi nella oggi quasi ventennale partnership fra Renault e Nissan). È quanto ribadito, nelle scorse ore, dai vertici delle tre Case costruttrici, riunitisi formalmente in videoconferenza per la prima volta dopo l’emissione del provvedimento di custodia cautelare per Ghosn e per il dirigente Greg Kelly.

Il comunicato congiunto emesso al termine dell’incontro al vertice, al quale hanno preso parte Hiroto Aikawa (presidente Nissan), Osamu Masuko (amministratore delegato Mitsubishi) e Thierry Bolloré (CEO ad interim di Renault, subentrato esattamente una settimana fa) è laconico quanto lapidario: “Negli ultimi giorni, i Consigli di Amministraziobne di Groupe Renault, Nissan Motor Co. e Mitsubishi Motors hanno, sia in forma individuale che collettiva, ribadito il deciso impegno nei confronti dell’alleanza a tre. I risultati raggiunti negli ultimi due decenni sono stati senza eguali: confermiamo dunque tutti la volontà di mantenere intatto il legame”.

È chiaro che alla base vi sia la volontà di mantenere intatta la posizione della “big Three” nei mercati mondiali: in totale, Renault, Nissan e Mitsubishi hanno venduto, nel 2017, circa 10,6 milioni di autoveicoli, cifra che di fatto porta a considerare la “big Alliance” come la partnership automotive più venduta al mondo. Del resto, tra i “Gruppi forti” a livello globale occorre tenere conto di PSA Groupe, che punta a rafforzarsi ulteriormente con nuove strategie di riposizionamento decise all’indomani dell’acquisizione di Opel (estate 2017), di VAG-Volkswagen Audi che annovera sui propri taccuini delle priorità un boost ai programmi di elettrificazione (come del resto gli altri big player), Toyota e Daimler AG.

Alcuni giorni fa, alcuni organi di stampa giapponesi avevano messo in risalto una ipotesi di maggiore autonomia, da parte di Nissan, nei confronti di Renault, individuando in una delle regole-base dell’alleanza (ovvero la regola che vede nella poltrona di numero uno Nissan un dirigente Renault) un norma da ridiscutere. Indicazione che il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, ha respinto (ricordiamo che il Governo detiene il 15% delle quote capitale Renault). Pur se negli ultimi anni ai profitti Renault abbia contribuito, per il 50% circa, Nissan, va tenuto conto che la “Marque à Losange” detiene il 43,4% di Nissan – mentre quest’ultima possiede il 15% in Renault, e senza diritto di voto – ed il 34% in Mitsubishi.

Gran parte della “scalata” di Renault, Nissan e Mitsubishi ai vertici dell’asset automotive mondiale va proprio ascritta a Carlos Ghosn: il top manager brasiliano di origini libanesi, nominato amministratore delegato Nissan Motor per il Giappone nel 1999 – dopo, cioè, che Renault aveva acquisito il 44% delle quote capitale dell’azienda giapponese – diede inizio, all’alba del nuovo Millennio, ad un radicale programma di “svecchiamento” per il management Nissan. Un provvedimento (per quanto non da tutti, all’epoca, visto di buon occhio: Ghosn, a questo proposito, venne soprannominato “Cost killer”) che permise a Nissan di mutare, gradualmente tuttavia in maniera profonda, la propria immagine dopo un periodo piuttosto opaco, e di porre solide basi per il “new deal” tecnologico che negli anni successivi avrebbe caratterizzato il comparto dell’auto, soprattutto riguardo al lancio di modelli-chiave (il crossover Nissan Qashqai) e le strategie di elettrificazione (Nissan Leaf, elettrica-bestseller a livello globale). Senza contare, inoltre, la partnership tecnologica con Daimler AG; e, nell’autunno 2016, l’ingresso ufficiale di Mitsubishi (ufficializzato con l’acquisizione del 34% di Mitsubishi da parte di Nissan) in quella che fino a quel momento era una “alleanza a due”: quest’ultimo atto ha rafforzato una volta di più l’incidenza del “super Gruppo” nell’assetto automobilistico mondiale.

Mentre i vertici della “big Alliance” Renault-Nissan-Mitsubishi redigevano la nota ufficiale che sancisce la volontà comune di mantenere intatto il legame a tre, da Tokyo – secondo quanto evidenziato dai media giapponesi – è gunta la notizia relativa al mantenimento dello stato di custodia cautelare, per altri dieci giorni, per Carlos Ghosn, arrestato lunedì 19 novembre. Una conferma di quanto la Procura della capitale giapponese sembrava intenzionata a compiere: i pubblici ministeri dei tribunali di Tokyo avevano, in effetti, già dichiarato la volontà di chiedere che lo stato di fermo, per il plenipotenziario Nissan-Renault-Mitsubishi, potesse essere prorogato. La legge giapponese prevede che la custodia cautelare abbia una durata minima di 72 ore, e può essere prorogata di dieci giorni, per non più di due volte. Dunque, lo stato di arresto ha una durata massima di 23 giorni. In effetti, sembra non sia cosa rara che i magistrati giapponesi chiedano le proroghe al provvedimento cautelare nei confronti di cittadini stranieri: un’azione che viene applicata con l’obiettivo di impedire che questi ultimi riescano a lasciare il Paese.

Al momento, su Carlos Ghosn non pesa alcuna incriminazione, sebbene a suo carico vi siano le accuse, formulate dalla Procura di Tokyo, relative alle false dichiarazioni fiscali ed all’utilizzo indebito di beni aziendali susseguenti ad una inchiesta interna da parte di Nissan. La legislatura giapponese, a questo proposito, indica che il reato di irregolarità fiscale comporti fino a dieci anni di carcere. Dal canto suo, Ghosn, negli interrogatori con i magistrati, avrebbe negato qualsiasi addebito, e respinto le accuse a suo carico.

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