Renault: in futuro crossover e SUV, addio monovolume

Redazione
15 Maggio 2020
Renault Espace 2020

Alcune indiscrezioni riportate da Reuters indicano che un piano di taglio dei costi potrebbe comportare l’addio a Scénic, Espace e Talisman.

Trends: Crossover SUV

Ottimizzazione dei costi (magari tagliando una parte delle spese) ed un più marcato indirizzo dei marchi che fanno parte della “big Alliance” verso specifici mercati-chiave o tecnologie: ecco, stando ad alcune indiscrezioni “captate” dal Web, come potrebbe articolarsi il prossimo futuro industriale e strategico dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi. Niente di ufficiale, se non un’ipotesi diffusa da un “lancio” Reuters, secondo il quale la “Marque à Losanges” potrebbe innanzitutto sfoltire notevolmente la propria lineup: “via” i modelli monovolume e berlina, che tanto hanno contribuito alle vendite in passato ma che tuttavia avrebbero il rispettivo destino segnato in favore di un assortimento di modelli più improntato su proposte di fascia “small”, Sport Utility e crossover. Nello specifico, alcuni “rumors” riportati dall’agenzia di stampa puntano il dito su Renault Espace, Scénic e Talisman: tre modelli che non garantirebbero più adeguati ritorni finanziari.

Il 28 maggio se ne saprà di più

Le bocche, all’interno dell’alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, sono ovviamente cucite: i dettagli ufficiali in merito a quello che potrebbe tramutarsi in un nuovo sostanziale capitolo della partnership franco-giapponese sono attesi per giovedì 28 maggio, giorno in cui tanto a Parigi (Renault) quanto in Giappone (i partner Nissan e Mitsubishi) saranno resi noti gli elementi di “capitolato” di un nuovo piano industriale e strategico, fra i cui elementi-base (tenuto conto della contemporaneità di illustrazione del nuovo asset aziendale e di prodotto) possono far ipotizzare una nuova identità di vedute fra i tre “big player” della “Alliance”.

Una fase cruciale per il riposizionamento dei “brand”

Qualcosa, sulla scorta di quanto comunicato all’inizio di quest’anno, potrebbe trovare conferma: il riferimento, nello specifico, va all’indicazione, da parte del Comitato esecutivo della Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, in merito all’importanza di mantenere ben attiva la partnership (in modo da smentire così le “indiscrezioni” dei mesi scorsi su una possibile rottura dell’alleanza a tre) in un momento cruciale per il futuro del comparto automotive e dei tre “brand” in particolare: le vicende giudiziarie a carico dell’ex plenipotenziario Carlos Ghosn, prima; e, negli ultimi tre drammatici mesi, l’emergenza sanitaria che ha colpito in maniera pesantissima l’intera filiera dell’auto a livello mondiale. Se, quindi, fino all’inizio di quest’anno si era individuato un progetto rivolto a costruire un nuovo futuro “a tre” – appunto, come si accennava, conferendo competenze dedicate in base a specifici mercati di primo piano, come l’Europa per Renault, la Cina che avrebbe Nissan quale punto di riferimento e le regioni del sud-est asiatico e Asia-pacifico per Mitsubishi; e dotare ogni marchio di responsabilità ad hoc in merito allo sviluppo di determinate tecnologie, per poi condividerle con gli altri “brand” dell’Alleanza -, è possibile che ora tali strategie potrebbero assumere un’importanza ancora più marcata.

Espace, Scénic e Talisman non hanno più futuro? Vedremo

Tutto questo, lo ribadiamo, resta nel campo delle ipotesi: il 28 maggio se ne saprà di più. Analogamente, potrebbe essere ufficializzato il futuro della gamma Renault, che alla luce di una eventuale revisione dei costi industriali interesserebbe (il condizionale è più che mai d’obbligo) alcuni dei modelli i cui volumi di vendita sono andati diminuendo, come le citate Scénic (monovolume di dimensioni compatte), la “storica” Espace – giunta alla quinta generazione in trentasei anni di presenza sul mercato, e che nell’ultimo aggiornamento in ordine di tempo è stata dotata di un’immagine “crossoverizzante” in virtù dell’adozione di ruote di maggiori dimensioni -, e la berlina di alta gamma Talisman, erede di una lunga stirpe di modelli-ammiraglia che (soltanto per citare gli ultimi quattro decenni) da Renault 30 è andata via via evolvendosi nella proposte Renault 25, Renault Safrane, Renault Vel Satis (vettura dall’estetica coraggiosa, non apprezzata in pieno da una fascia di clienti storicamente più abituata ad un’immagine più “convenzionale”), Renault Latitude.

Nissan si concentrerà su Cina, Giappone e USA?

Spostando l’obiettivo su Nissan, appare evidente la volontà dei vertici del marchio giapponese di superare, come del resto avviene per Renault, il precedente ventennio trascorso sotto la guida di Carlos Ghosn, i cui programmi di espansione potrebbero quindi trovare un marcato ridimensionamento. O meglio: nuove direzioni. In particolare, secondo le indicazioni riportate da Reuters, per il marchio giapponese potrebbe ipotizzarsi un futuro ritiro dall’Europa e altrove, per concentrarsi su Stati Uniti, Cina e Giappone.

Ottimizzare le spese

Se queste ipotesi dovessero trovare concretizzazione, si giustificherebbe la “voce di corridoio” secondo la quale Renault sarebbe pronta a concentrare la propria attenzione sui comparti SUV e crossover (pur mantenendo attivi i segmenti A e B, con Twingo che si prepara ad accogliere la configurazione 100% elettrica ZE, e Clio che amplia la propria gamma con la declinazione E-Tech ibrida). Dati alla mano, questa strategia si inserirebbe nel maxi-programma di ottimizzazione delle spese, volto ad un risparmio complessivo nell’ordine di due miliardi di euro per i prossimi tre anni.

Una revisione dei modelli?

Per restare nel campo delle “aride cifre”, è da tenere presente che Renault Groupe (che comprende la stessa Renault oltre a Dacia, Alpine e Lada), di cui lo Stato francese detiene il 15% delle quote capitale, da un decennio ha avviato un grande programma di progressiva revisione delle proprie lineup di modelli, tuttavia nel portfolio possiede attualmente 46 modelli. In più, nel 2019 ha accusato il primo passivo in bilancio dopo dieci anni esatti in attivo: vendite calate del 3,4% ed un saldo negativo di 141 milioni di euro. Cifre non enormi, tuttavia potenzialmente valide – insieme alla diminuzione del 25,9% delle proprie vendite nei primi tre mesi 2020, sebbene il crollo ha interessato gran parte delle Case costruttrici – per eventualmente giustificare nuove strategie di riposizionamento sui mercati e di precisi indirizzi tecnologici per ciascuno dei tre “big” dell’Alleanza (Renault, Nissan e Mitsubishi). D’altro canto, è da considerare che Groupe Psa – “promesso sposo” di Fca con cui si appresta a costituire il quarto più grande Gruppo automotive a livello mondiale per livelli di produzione -, con l’arrivo di Carlo Tavares al timone (nel 2014) ha dato inizio ad un graduale sfoltimento dei propri modelli: da 45 a 26, ed un risparmio di 300 milioni di euro all’anno.

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