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Emissioni CO2: in arrivo un inasprimento dei limiti in Europa?

Di Francesco Giorgi
Pubblicato il 12 set 2018
Emissioni CO2: in arrivo un inasprimento dei limiti in Europa?
Dal Comitato per l’Ambiente del Parlamento europeo proposte ancora più severe in materia di emissioni CO2: si chiede un ulteriore taglio del 20% al 2025 e del 45% entro il 2030.

Una nuova, ed ancora più stringente, soglia massima sulle emissioni potrebbe, a medio-lungo termine, impegnare ulteriormente le Case costruttrici in materia di dispositivi anti-inquinamento da CO2. Mentre si attende una maggiore omogeneizzazione negli asset di diffusione delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche in tutti i Paesi dell’Unione Europea (qui un nostro approfondimento), ed a pochi giorni dall’entrata in vigore dei nuovi standard WLTP, resi definitivamente operativi lo scorso 1 settembre dopo un anno di “tolleranza”,  i big player del comparto automotive potrebbero essere chiamati a nuovi limiti, proiettati al 2025 ed al 2030. Il condizionale è d’obbligo: ulteriori dettagli saranno resi noti dopo una consultazione di voto alla quale il Parlamento europeo è chiamato in questi giorni.

Più nello specifico, come messo in evidenza da un focus pubblicato in queste ore nell’edizione online di Automotive News, il Comitato per l’Ambiente del Parlamento ha approvato una serie di norme finalizzate ad un ulteriore “taglio” delle emissioni di biossido di carbonio del 20% al 2025 e del 45% entro il 2030 rispetto all’attuale soglia di 95 g/km stabilita al 2021. Un provvedimento ben più severo in rapporto alla richiesta, a suo tempo avanzata dalla Commissione europea, di ridurre le emissioni di CO2 del 15% e del 30% rispettivamente. Verso la fine di questa settimana ci sarà il voto consultivo.

Una delle finalità della proposta che inasprisce i valori di emissione di CO2 al 2025 e al 2030 è di far sì che le stesse Case auto siano in grado di contribuire vendendo sempre più veicoli a basse emissioni.

Per gli stessi Costruttori, da tempo alle prese con le questioni legate alle tematiche di attenzione alle emissioni, ciò potrebbe rappresentare un ulteriore sforzo tecnologico. Va detto che, dopo alcuni anni di costante diminuzione, le emissioni di CO2 in Europa hanno ripreso recentemente a salire: ciò, in massima parte, è dovuto ad un maggiore numero di vendite di nuovi modelli a benzina, conseguenza soprattutto del “Dieselgate” dilagato tre anni fa esatti: un avvenimento-spartiacque fra una precedente considerazione dell’inquinamento da autotrazione ed un concreto “boost” verso lo sviluppo rapido di nuove tecnologie.

Un effetto, a breve termine, dallo scandalo delle emissioni degli ossidi di azoto manipolate in laboratorio è in effetti avvenuto: un’impennata nelle vendite di autovetture a benzina, a discapito di quelle a gasolio (fra queste ultime, peraltro, è evidente il crescente numero di nuovi SUV e crossover in circolazione, la grande maggioranza dei quali sono turbodiesel). I motori a benzina, d’altro canto, emettono più CO2 rispetto ai diesel (qui un nostro servizio a riguardo). E ben poca incidenza, al momento, arriva dai risultati di vendita di autoveicoli a propulsione ibrida plug-in e 100% elettrica, che in Europa sono sì cresciuti, ma complessivamente rappresentano poco più dell’1,75% del mercato (appena 0,75% le “zero emissioni”), come peraltro emerso da un recente report a cura dell’Osservatorio europeo sui Carburanti alternativi.

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