Peugeot 405 Mi16: la berlina granturismo che vinceva

Francesco Giorgi
12 Maggio 2019
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peug405

Dimensioni “adeguate” e carrozzeria a cinque porte non impedirono alla variante sportiva di Peugeot 405 di ritagliarsi un proprio spazio nelle corse, frutto della strategia di promozione Peugeot che prosegue tuttora.

Il concetto di “berlina di famiglia che vince le corse” rappresenta uno dei punti fermi sui quali da lungo tempo si basano molte strategie di promozione di gamma da parte di alcuni big player automotive. Dal dopoguerra, l’impiego agonistico di modelli di grande serie è stato più volte giustificato dall’individuazione dell’importanza che le competizioni rivestono nelle vendite. Peugeot è uno dei nomi di primo piano da sempre attenti al motorsport quale veicolo di impulso alla penetrazione nei mercati: lo dimostra l’articolato “albero genealogico” dei modelli di Sochaux via via impiegati in corsa, giunto ad oggi alla vittoriosa 208 T16.

Uno di essi, Peugeot 405, che debuttò in listino nella primavera del 1987 in qualità di sostituta del modello 305 e sarebbe rimasta in produzione fino al 1995 nelle versioni berlina e 1997 per le station wagon Break, raggiungendo un totale di quasi 2,5 milioni di unità prodotte, nacque in una fase cruciale per Peugeot: due volte iridata rally con la “specialistica” 205 T16, modello che conseguentemente alla messa al bando delle vetture Gruppo B dalle corse su strada internazionali avrebbe necessitato di una “erede” da impiegare nel Gruppo A, l’azienda francese elaborò nuove strategie di promozione della propria lineup, anche sulla scia del grande successo che il modello 205 GTI – lanciato nel 1984 – stava ottenendo in tutta Europa.

Con la nuova 405, immediatamente premiata con il “Volante d’Oro” nel 1987 e, l’anno dopo, incoronata “Auto dell’Anno”, i tecnici Peugeot, che già dal debutto in listino della nuova gamma proposero la variante high performance Mi16 da 160 CV, alzarono ulteriormente l’asticella dei modelli di immagine marcatamente sportiva (segmento occupato, fino allora, dalla più piccola 205 GTI e dalla “media” 309 GTI).

Peugeot 405 Mi16: GT di grande serie

A differenza delle “sorelle” più piccole, Peugeot 405 Mi16 – le cui linee, al pari del resto della gamma, portavano la firma di Pininfarina – non era considerata dai vertici di Sochaux un modello sportivo “duro e puro”, quanto una vettura ad elevate prestazioni, tuttavia elegante nell’immagine complessiva e confortevole per cinque occupanti. Una “Gran turismo”, quindi, che portava in dote alcune novità tecniche di rilievo, su tutte il ricorso al sistema di iniezione elettronica “multipoint” e la distribuzione a quattro valvole per cilindro (da cui la sigla di identificazione del modello Mi16, ovvero “Multipoint injection” e 16 valvole). La potenza erogata, 160 CV, ed il regime massimo di lavoro, 7.000 giri/min, oltre che gli ottimi valori prestazionali (220 km/h la velocità massima; 8” il tempo di accelerazione da 0 a 100 km/h) resero la “grande” (per dimensioni) 405 Mi16 potenzialmente in grado di rivaleggiare nei rally ed in pista per le posizioni assolute, pur disponendo “soltanto” della trazione anteriore.

Gli impegni sportivi

E fu anche in Italia che Peugeot 405 Mi16 conobbe una lusinghiera vita agonistica. Gli appassionati italiani ricordano, ad esempio, gli esemplari “ufficiali” Peugeot Italia e curati da Mariolino Cavagnero (cresciuto sotto l’ala di Virgilio Conrero), titolare della Italtecnica (struttura torinese che nelle stagioni precedenti era stata scelta per la gestione tecnica di 205 T16 per il Campionato italiano rally) affidati ad Andrea Aghini e Sauro Farnocchia, che nel triennio 1989-1990-1991 vennero utilizzati nella serie nazionale (tre furono le vittorie ottenute dal popolare driver livornese: Ciocco e Coppa Liburna 1990, e Salento 1991). Contemporaneamente, la vettura venne allestita per la pista: fra gli altri, Fabrizio Giovanardi, al volante di una Peugeot 405 Mi16-Italtecnica, si aggiudicò nel 1992 il primo dei suoi titoli nazionali (segnatamente quello della classe S2 dell’Italiano Turismo); e, oltralpe, Peugeot Sport impiegò dal 1992 al 1996 la versatile 405 Mi16 nel Superturismo francese (per l’occasione venne approntata una versione “vitaminizzata” da 290 CV a 8.900 giri/min ed una corposa cura dimagrante che ne abbassò a 945 kg il peso), dove lo specialista Laurent Aiello si laureò campione nel 1994 e nel 1995.

L’evoluzione di gamma

Nel frattempo, la vettura – come l’intera lineup – era stata sottoposta ad alcuni sostanziosi aggiornamenti: il primo, datato estate 1989 che corrisponde alla variante “Model Year 1990”, si concretizzò con l’adozione fra gli altri di cerchi in lega da 15” (quelli precedenti erano da 14) e dell’ABS di serie. Specificamente per alcuni mercati, nel 1991 e nel 1992, a celebrazione dei successi ottenuti alla 24 Ore di Le Mans, Peugeot 405 Mi16 venne allestita in due “special edition” successive, entrambe denominate “Le Mans”: la prima solo per il mercato svizzero e la seconda, prodotta in pochissimi esemplari (150 numerati), dotata di una livrea “rosso lucifero“ con interni molto eleganti in cuoio e Alcantara, destinata al solo mercato francese e del nord Europa, oggi ricercatissima tra i collezionisti. Altrettanto corposo fu l’upgrade meccatronico: nel 1992, per ottemperare all’imminente obbligo di equipaggiamento con il catalizzatore che sarebbe entrato in vigore dal 1 gennaio 1993, la collaudata unità 1.9 venne evoluta a 2 litri di cilindrata, seppure di potenza ridotta a 152 CV per via del montaggio del sistema di catalizzazione. Nello stesso 1993 venne realizzata la declinazione sovralimentata con turbocompressore 405 T16 da 220 CV e 235 km/h di velocità massima. Da segnalare, in ossequio all’expertise nelle competizioni trasferito “sul mercato”, la presentazione della variante a trazione integrale Mi16 X4 (1989), “erede” tecnica della 405 T16 Grand Raid – a sua volta “figlia” di 205 T16 – plurivittoriosa nei rally raid (due vittorie alla Parigi-Dakar, 1989 e 1990; una… quasi vittoria nel 1988 che Ari Vatanen, in quel momento in testa, non poté godersi a causa del furto della vettura mentre si trovava in regime di parco chiuso; la vittoria, con record, dello stesso Vatanen alla Pikes Peak 1988).

Contro le più potenti berline europee

Come Peugeot Italia indica espressamente nelle proprie note “amarcord” dedicate alla carriera di produzione e agonistica di 405 Mi16, “L’obiettivo non era quello di entrare direttamente nelle competizioni, ma di competere ad armi pari con le più potenti berline europee di serie, senza gli eccessi di una vettura progettata specificamente per il motorsport”. “In realtà, grazie alle elevate qualità stradali e alla meccanica davvero raffinata e prestazionale, nel 1988 la 405 subentrava alla 205 T16 nelle competizioni internazionali, come vettura ufficiale di Peugeot Sport. Le versioni da gara della 405, come precedentemente accaduto per le 205, sono state equipaggiate anche con le 4 ruote motrici cosa, questa, che darà lo spunto per la presentazione e commercializzazione, nella primavera del 1989, della 405 Mi16 X4, la versione a trazione integrale”. “Molti si ricorderanno del leggendario filmato che ritraeva Ari Vatanen alla guida di una Peugeot 405 T16 intento a scalare il Pikes Peak, una gara entrata nella storia delle competizioni. Ma la 405 ha lasciato il segno anche nei rally raid, come la Parigi-Dakar, dove nel 1989 e 1990 ha portato a casa la vittoria assoluta, eguagliando quanto fatto dalla 205 T16 nel 1987 e 1988”.

Peugeot 405 Mi16 1987-1995: la storia nelle immagini

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