Martin Motors: sarà una scommessa vincente?

Stefano Panzeri
26 Luglio 2010
38 Foto
Martin Motors: sarà una scommessa vincente?

Sono i signori della Smart cinese e del clone della Bmw X5, la Shuanghuan Ceo. Con la Ceo non ha funzionato, con la Bubble invece…

Sono i signori della Smart cinese e del clone della Bmw X5, la Shuanghuan Ceo. Con la Ceo non ha funzionato, con la Bubble invece…

La recente presentazione della Bubble ha suscitato un nuovo interesse per un marchio ancora poco conosciuto, la Martin Motors. Salita alla ribalta delle cronache nel 2007 per avere irritato l’industria tedesca importando in Italia il clone cinese della Bmw X5, la Shuanghuan Ceo, e per il tentativo, riuscito soltanto nel 2010, di fare arrivare la Smart dagli occhi a mandorla, la doppia M è approdata ufficialmente sul cofano di una piccola gamma di modelli “Made in Cina” nel 2009.

A intraprendere la via cinese dell’auto è Giuseppe Martinelli, imprenditore umbro con una lunga storia nel comparto automotive. Nato in Umbria nel 1939, si trasferisce giovane a Rozzano, nell’hinterland milanese, dove costituisce nel 1987 la Omci. Gli affari della neonata Srl vanno bene, merito del brevetto del Robot Oil, un compensatore automatico dell’olio motore dei veicoli industriali che consente di ridurre consumi e incrementare resa e durata del propulsore. [!BANNER]

Doti che attirano l’interesse dei costruttori e delle aziende municipalizzate e che permettono all’azienda di fare cassa e investire su nuove iniziative. L’offerta della Omci negli anni si arricchisce di numerosi prodotti, dal catalizzatore “retrofit” a tre vie alle attrezzature per officine, dai banchi prova alle linee di revisione. Debutta anche una gamma di impianti a Gpl e la Net Sat, divisione che distribuisce sistemi antifurto satellitari con servizio di localizzazione.

Un “tuffo” nel mondo delle auto

L’ingresso nel mondo dei motori avviene con un viaggio in Cina per la vendita di attrezzature idustriali. Attirato da alcuni motocicli, inizia l’importazione di scooter e, successivamente, di pullman in Europa. L’avventura non dà i risultati sperati, ma alla vista della Shuanghuan Ceo Martinelli non resiste e decide di portarla al più presto nel Vecchio Continente.

I primi segnali positivi lo inducono ad ampliare l’offerta creando una divisione auto di Omci, la Martin Motors appunto. Nel 2009 sono in gamma quattro modelli prodotti dai gruppi cinesi Change e Lifan e personalizzati dalla doppia M per l’Europa: 520, 520i, Coolcar e il commerciale Freedom Cab, tutte con impianto Gpl Omci che sfrutta gli iniettori benzina per l’alimentazione a gas di serie.

520 e 520i, le “low cost” di Lifan

Il duo “520” è in realtà lo stesso modello della Lifan nelle varianti a due (la “i”) e tre volumi. In comune hanno la meccanica, il cambio manuale a 5 velocità, i motori 1.3 da 88 CV e 1.6 da 115 CV e una dotazione di serie completa.

La più interessante per il mercato nazionale è la “i”, utilitaria lunga 4,04 metri che offre una discreta abitabilità, un bagagliaio di 500 litri e prestazioni dignitose. In particolare il 4 cilindri Tritec consente di raggiungere i 190 km/h e di accelerare in 10,5 secondi, ma con una richiesta di carburante alta rispetto alla concorrenza: 8,7 l/100 km. Il listino è compreso tra 11.100 e 12.720 euro.

Coolcar e Freedon Cab, per diletto e per lavoro

Più intrigante la Change Coolcar, minivolume lunga 3,85 metri, larga 1,51 e alta 1,91 in grado di ospitare 6 persone disposte su tre file di sedili e fino a 1.200 litri di bagagli abbattendo le due file posteriori. Il motore è un Suzuki da 1,4 litri con 95 CV e 115 Nm di coppia capace di raggiungere i 140 km/h e di percorrere 13 km con un litro di benzina.

È venduta nella versione “full optional” a 15.000 euro. Sempre con meccanica Suzuki è il piccolo commerciale Freedom Cab mosso da un 1.0 da 52 CV che limita la velocità massima a 110 km/h. Disponibile nelle versioni cassonato, con cabina singola o doppia, e furgonato, può essere richiesto pure con l’alimentazione a metano (840 euro). I prezzi partono da 11.700 euro. Entrambe sono omologabili come autocarro.

La svolta nelle vendite è affidata a Bubble

Il quartetto Martin Motors non ha certo entusiasmato per vendite: appena 44 immatricolazioni nel 2009 (35 Freedom Cab), 168 nel primo semestre 2010 (133 Freedom, 23 Coolcar, 10 MM520i, 2 MM520). Numeri che nel complesso non raggiungono le 240 unità consegnate in 4 anni della Shuanghuan Ceo, le cui vendite, però, stanno precipitando: 119 nel 2008, 46 nel 2009 e appena 10 nei primi mesi di quest’anno.

A dare una svolta al mercato della Martin Motors potrebbe essere la Bubble, almeno nelle previsioni di Martinelli che per importarla ha lottato tre anni con la Daimler fino a raggiungere un accordo per la sua commercializzazione per l’autunno di quest’anno. Gli obiettivi sono ambiziosi: 800 consegne da ottobre a fine 2010, 3.000 nel 2011 e 5.000 nel 2012.

I progetti per il futuro, più spazio alla rete

Per raggiungere i numeri dichiarati, Martin Motors si sta impegnando a fondo. Il primo passo è quello di rafforzare la rete di vendita e di assistenza. Entro fine 2011 le 50 concessionarie multimarca attuali dovrebbero almeno raddoppiare, mentre le officine autorizzate arriverebbero a quota 400. Inoltre, la struttura societaria ancora fortemente familiare – oltre a Giuseppe sono in azienda la moglie Francesca Marni (amministratore unico) e i figli Guido (general manager) e Viviana (pubbliche relazioni) – dovrà necessariamente evolversi.

L’intenzione è staccare la divisione Martin Motors dalla Omci Srl e costituire un’apposita SpA. Altre iniziative riguardano la gamma: anche se Bubble otterrà in successo sperato, gli altri modelli non sembrano avere accolto il gradimento del pubblico. È quindi necessario un rinnovo che, a detta di Martinelli, potrebbe riguardare una versione elettrica della city car.

Già in commercio in California, la “e-Bubble” potrebbe essere importata in Europa senza troppe difficoltà, anche se Martinelli ha altri progetti. “La versione elettrica della Bubble americana”, spiega, “non mi interessa così com’è. Ho in mente una variante molto più sofisticata con un’autonomia elevata. Se riuscirò a mettere a punto la tecnologia potrei portarla in Italia per il 2011“. Tra le novità future è da attendersi anche l’arrivo (ancora non programmato) della nuova Ceo, magari escludendo la 4×4 che ha dato parecchi problemi.

Le incognite da superare

Basteranno queste mosse per dare futuro alla Martin Motors? Difficile dirlo. Di certo ci sono alcune incognite da superare. La prima è la diffidenza degli italiani verso le auto cinesi, in passato oggetto di vere e proprie figuracce, in particolare in tema di crash test. Basti ricordare la Landwind, prima Suv cinese approdata in Europa, sospesa dal mercato nel 2005 dopo avere ottenuto un catastrofico zero stelle nelle prove d’urto. Il successo della Bubble, quindi, è direttamente legato al livello di sicurezza e di affidabilità che riuscirà a mostrare. Martinelli, naturalmente, garantisce che i cinesi hanno fatto un ottimo lavoro e che la Bubble non riserverà cattive sorprese.

Altra perplessità è il prezzo: 11.400 euro per una city car cinese sembrano davvero troppi, anche per una “full optional”. Per gli stessi soldi si può, ad esempio, acquistare una Toyota Aygo 1.0 Sol con impianto Gpl che ha una qualità costruttiva decisamente superiore o la più grande Dacia Sandero Laureate a gas, risparmiando pure un migliaio di euro. Alle nostre obiezioni Martinelli replica affermando che la Bubble ha un design simpatico e caratteristiche uniche sul mercato. Vero, ma potrebbe non bastare per sedurre la clientela…

Aumento dei costi e poca esperienza…

A complicare i conti di Martinelli sono altri due aspetti. Il primo è costituito dai crescenti prezzi di trasporto. “Negli ultimi anni”, ci dice il responsabile di Martin Motors, “il costo dei container è quadruplicato e le spese per i dazi doganali e gli altri oneri burocratici sono altissime”. A questi si devono aggiungere gli elevati prezzi per effettuare crash test e omologazioni, per i quali Martinelli dichiara di avere già sborsato centinaia di migliaia di euro. Un computo destinato a crescere con l’omologazione della Bubble prevista per settembre. Insomma, importare auto dalla Cina non sembra più un affare irrinunciabile.

Un ultimo aspetto che potrebbe compromettere i piani futuri di Martinelli è l’esperienza. Nel nostro incontro Martinelli ha dimostrato di essere un 70enne vispo, intraprendente e con un’ottima conoscenza nel comparto automotive. Ma il mondo dell’auto è diverso da quello dei componenti e delle apparecchiature. L’abilità dimostrata in passato nel creare offerte commerciali e di consulenza studiate su misura per i clienti, con le quali ha battuto l’agguerrita concorrenza dei colossi del settore e al quale deve buona parte del successo della Omci, potrebbe non rilevarsi altrettanto efficace nella nuova sfida sul mercato dell’auto.

Foto Martin Motors Bubble

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