Land Rover Defender: nuove indiscrezioni sulla prossima generazione

Francesco Giorgi
09 Novembre 2018
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Alcune fonti online avanzano ipotesi sul veicolo è atteso nel 2020 come “nuovo” Defender. E si fa avanti un “rumor” che vedrebbe Ineos, con il Projekt Grenadier, interessato agli impianti Ford di Bridgend.

Nuove indiscrezioni illustrano, in queste ore, il possibile futuro di Land Rover Defender. E si tratta di “voci di corridoio”, riportate da alcuni organi di stampa di oltremanica alcuni dei quali farebbero riferimento a “fonti vicine alla dirigenza di Solihull”, che riguardano tanto la prossima generazione del modello-simbolo per l’offroad “made in England”, quanto la possibile riproposizione di un veicolo fuoristrada dall’immagine marcatamente ispirata a quella “tradizionalissima” del neo-pensionato Defender. Ma andiamo con ordine, iniziando con l’erede di Land Rover Defender, da tempo atteso e che sembra sulla rampa di lancio in vista di un debutto proiettato al 2020.

Alcuni rumors “captati” da “Car Magazine”e che si riferiscono ad una precedente dichiarazione rilasciata dai vertici Land Rover, riportano che, in questa fase di avanzamento dei progetti, la Divisione Engineering di Solihull avrebbe “Dato il via alla fase di test in previsione dello sviluppo del nuovo Defender”. A questo proposito, il periodico inglese pronostica che, in un primo momento (vale a dire, appunto, nel 2020) l’erede di Land Rover Defender potrebbe essere declinato su tre varianti di carrozzeria: Soft Top ed Hard Top a due porte, ed Hard Top a quattro porte, con tetto in metallo. Più avanti – anche se in questo caso i riflettori vengono puntati molto più in avanti: si parla addirittura del 2026: ci sarà tutto il tempo per assistere alle evoluzioni del progetto – potrebbe arrivare una variante “Sport”, chiamata ad offrire un livello di performance superiori non soltanto offroad, ma anche su strada asfaltata, come “Alternativa a Jeep Wrangler e Suzuki Jimny”, stima la rivista di oltremanica.

Secondo alcune fonti online, la gamma delle motorizzazioni per Land Rover Defender 2020 potrebbe articolarsi sulle unità “Ingenium” turbodiesel 2.0 a quattro cilindri e 3.0 a sei cilindri in linea, così come versioni a benzina e – ipotesi non da scartare, tenuto conto del recente orientamento di Solihull e del marchio “cugino” (poiché fa capo anch’esso all’orbita Tata Motors) Jaguar in materia di elettrificazione – un sistema di propulsione ibrido: successione dei vari tipi di alimentazione tutta da decidere e per la quale si attendono conferme.

La seconda ipotesi, che mantiene in auge la più recente declinazione di Land Rover Defender, oggetto di un recente “pensionamento” dopo settant’anni di produzione, riguarda il progetto intrapreso dal big player della chimica Ineos e dal suo “numero uno” Jim Radcliffe, che già diversi mesi fa aveva cercato di acquistare – senza successo – i diritti dell’ultimo Defender dopo la fine produzione (qui un nostro approfondimento). Si tratta del “Projekt Grenadier”, relativo allo sviluppo di un veicolo fuoristrada dagli atout ispirati alle peculiarità di Land Rover defender, e che hanno contribuito in larga parte a costruirne l’immagine universale di offroad “duro e puro”.

Secondo una news pubblicata in questi giorni dal Financial Times, attualmente Radcliffe e la propria squadra di tecnici Ineos sarebbero alla ricerca di un insediamento industriale in cui impiantare la produzione del veicolo offroad: fra le possibilità prese in considerazione, ci sarebbe l’impianto Ford di assemblaggio motori situato a Bridgend (Galles), e che dal 2008 – all’epoca cioè del cambio di proprietà per Jaguar e Land Rover, passate entrambe sotto il controllo Tata Motors – produce unità motrici per la lineup di Coventry e di Solihull. Il contratto di produzione motori a Bridgend dovrebbe concludersi nel 2020, il che potrebbe portare a perdite di posti di lavoro nello stabilimento (si parla di tagli che potrebbero arrivare a quota 1.100, su un totale di 1.700 dipendenti attualmente operativi).

E qui potrebbe entrare in gioco Ineos: un progetto che salverebbe i posti di lavoro e garantirebbe continuità produttiva ad una realtà industriale automotive di primo piano nel Regno Unito (l’altro stabilimento di produzione motori Ford è quello, altrettanto storico, di Dagenham). I vertici Ineos, confermando al Financial Times di avere “Alcune opzioni di primo piano” sul proprio taccuino, non affermano e nemmeno smentiscono un eventuale interessamento verso Bridgend. La decisione in tal senso potrebbe arrivare entro i prossimi mesi.

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