Zombie cars: i modelli Stellantis che nessuno si aspettava di rivedere
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Non capita tutti i giorni di vedere automobili che sembravano ormai condannate all’oblio tornare a far parlare di sé, eppure è esattamente ciò che sta succedendo negli Stati Uniti con le cosiddette zombie cars di Stellantis. Un fenomeno che, come un fulmine a ciel sereno, riporta sotto i riflettori modelli come la Dodge Dart, la Dodge Journey e la Dodge Caravan, insieme a un’inaspettata apparizione della Fiat 500X. E tutto ciò accade in un momento in cui la gestione dell’inventario e le vendite USA sono più che mai sotto la lente d’ingrandimento.
A prima vista, la notizia sembra uno scherzo del destino: sei esemplari di Dodge Dart del 2016 immatricolati nel 2025, tredici Dodge Journey ferme dal 2020 che trovano finalmente un proprietario, otto Dodge Caravan rispolverate dai piazzali e messe in strada dopo anni di letargo. Un quadro che richiama la scena di un film di zombie, dove i protagonisti tornano in vita proprio quando nessuno se lo aspetta. Eppure, i numeri non mentono: nel terzo trimestre del 2025, Stellantis ha registrato un incremento delle vendite negli Stati Uniti del 6%, raggiungendo quota 324.825 veicoli. Un risultato che, a prima vista, potrebbe sembrare un segnale di vitalità, ma che nasconde dinamiche ben più complesse.
Se si guarda al dato cumulativo dei primi nove mesi dell’anno, infatti, si nota una flessione del 6% con 928.024 unità vendute. All’interno di questi volumi, ciò che salta all’occhio è il paradossale aumento del 500% nelle vendite della Dodge Dart rispetto allo stesso periodo del 2024: da una sola unità a sei. Un exploit che non nasce da una rinascita improvvisa della domanda, ma dalla lenta e inesorabile “resurrezione” di veicoli rimasti per anni in attesa di una targa.
Il caso della Dodge Dart è emblematico. Parliamo di una berlina uscita di produzione nel settembre 2016, eppure ancora oggi capace di spuntare nei registri di vendita come un fantasma che si rifiuta di scomparire. Ma la Dart non è l’unica protagonista di questa storia: anche la Dodge Journey ha visto tredici esemplari venduti nel solo trimestre (diciassette nei primi nove mesi dell’anno), nonostante la produzione sia cessata nel 2020. Nello stesso periodo, otto Dodge Caravan hanno trovato un nuovo proprietario, affiancate da trentuno Fiat 500X e due Fiat 500L. Una parata di modelli che, più che al futuro, sembrano guardare allo specchietto retrovisore.
Ma come si spiega questo curioso fenomeno delle zombie cars? Le cause, a ben vedere, sono molteplici e affondano le radici in una gestione dell’inventario tutt’altro che impeccabile. Da un lato, l’accumulo eccessivo durante gli anni di produzione ha lasciato nei piazzali un’eredità difficile da smaltire; dall’altro, la difficoltà nel piazzare allestimenti ormai superati senza ricorrere a sconti da saldo di fine stagione ha trasformato questi veicoli in veri e propri “dormienti”. Non va poi sottovalutato il possibile ruolo di strategie contabili e fiscali, che possono aver spinto a immatricolazioni tardive per ragioni che vanno ben oltre il semplice incontro tra domanda e offerta.
Per chi si trova dall’altra parte della barricata, ovvero i consumatori, la tentazione di portarsi a casa una vettura tecnicamente “nuova” ma progettata quasi un decennio fa, come la Dodge Dart che nel 2016 partiva da 18.990 dollari, può essere giustificata solo da condizioni economiche particolarmente allettanti. Soprattutto se si considera che oggi, con la stessa cifra, si possono trovare sul mercato modelli come la Nissan Versa 2025, dotata di tecnologie ben più recenti e di una dotazione di sicurezza all’avanguardia.
Per Stellantis, la sfida che si profila all’orizzonte è tutt’altro che banale. Da una parte c’è la necessità di ottimizzare la rotazione degli stock, evitando che il capitale resti immobilizzato in piazzali che sembrano più parcheggi di un museo dell’auto che veri e propri centri di vendita. Dall’altra, l’urgenza di accelerare il rinnovamento della gamma, puntando su modelli elettrificati e competitivi in un mercato che non fa sconti a chi resta indietro. Gli esperti del settore non hanno dubbi: il fenomeno delle zombie cars, seppur marginale nei volumi complessivi, mette a nudo criticità profonde nella capacità del gruppo e della sua rete di adattarsi ai cicli di mercato, evidenziando una distanza tra le strategie commerciali e le reali esigenze dei clienti.
I concessionari, dal canto loro, possono vedere in queste tardive immatricolazioni un’opportunità per liberare spazio e alleggerire l’inventario, ma è chiaro che la strategia risulta poco efficace per attrarre una clientela sempre più attenta all’innovazione e alla tecnologia. Il quadro che emerge dai dati del terzo trimestre 2025 è quello di un’azienda in piena transizione, chiamata a riallineare le proprie strategie commerciali e di prodotto per evitare di ritrovarsi, ancora una volta, con piazzali popolati da modelli che il tempo sembrava aver già dimenticato.
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