Cosa stai cercando?
Cerca

Auto autonoma "sfugge" al posto blocco: chi paga se guida l’intelligenza artificiale?

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 30 set 2025
Auto autonoma
Un'auto Waymo compie un U-turn per eludere un checkpoint a San Bruno. La legge AB 1777, attiva dal 2026, mira a permettere sanzioni alle aziende proprietarie dei veicoli autonomi.

Quando si parla di Waymo, il primo pensiero va immediatamente all’avanguardia tecnologica nel campo della guida autonoma, ma il recente episodio avvenuto a San Bruno ci ricorda che l’innovazione corre spesso più veloce della burocrazia. Un veicolo autonomo dell’azienda californiana, impegnato in una corsa notturna, si è trovato davanti a un classico checkpoint DUI – il posto di blocco per il controllo di guida in stato di ebbrezza. Fin qui nulla di nuovo, se non fosse che il protagonista, in questo caso, non aveva né patente né polsi da far controllare: era un’auto senza conducente, capace di prendere decisioni – e di sbagliare – senza un essere umano al volante.

La scena ha dell’incredibile: il veicolo, invece di arrestarsi come previsto, ha eseguito una manovra vietata – una decisa inversione a U – eludendo il controllo degli agenti. La polizia, trovandosi di fronte a un mezzo privo di conducente, si è scontrata con una realtà ancora priva di strumenti giuridici adeguati. In assenza di una “casella robot” nei verbali e di un responsabile fisico a cui contestare la violazione, gli agenti hanno potuto solo segnalare l’accaduto a un referente dell’azienda e redigere un rapporto, lasciando però la questione delle violazioni stradali in sospeso.

Questo episodio, più che un semplice “glitch” – come lo ha definito la stessa Waymo – mette a nudo una lacuna normativa che rischia di trasformarsi in un vero e proprio far west sulle strade. Fino all’entrata in vigore della legge AB 1777, prevista per il 2026, i veicoli autonomi potranno continuare a muoversi in questa sorta di “zona grigia” giuridica, dove la responsabilità civile e penale per le infrazioni resta sospesa tra software e server aziendali.

La nuova normativa promette di cambiare le carte in tavola, introducendo la possibilità di emettere “avvisi di non conformità” direttamente alle aziende proprietarie o operative dei veicoli. Una svolta necessaria, che però solleva interrogativi tutt’altro che banali: come si definisce la responsabilità civile quando l’errore nasce da un algoritmo? E soprattutto, quali strumenti dovranno essere messi a disposizione delle forze dell’ordine per garantire un controllo efficace e trasparente su queste nuove forme di mobilità?

Non è solo una questione di multe. Gli agenti chiedono accesso ai registri di bordo, la possibilità di ottenere informazioni tecniche sul comportamento del software e, soprattutto, procedure che consentano di intervenire tempestivamente in caso di comportamenti anomali. Dall’altra parte, le aziende tecnologiche – con Waymo in prima linea – ribadiscono la necessità di tutelare la privacy e la sicurezza dei dati raccolti dai veicoli, temendo che un eccesso di trasparenza possa esporre a rischi di natura industriale e commerciale.

Il dibattito si fa ancora più acceso se si guarda alle possibili soluzioni tecniche: aggiornamenti software che consentano ai veicoli di riconoscere e rispettare la presenza delle forze dell’ordine, sistemi di geofencing per limitare le manovre in aree sensibili e protocolli di comunicazione diretta tra auto e autorità. Tutte opzioni che, se implementate correttamente, potrebbero rappresentare un punto di svolta, ma che richiedono una stretta collaborazione tra istituzioni pubbliche e privati.

L’episodio di San Bruno non è solo una curiosità da cronaca locale, ma il simbolo di una trasformazione che sta rivoluzionando il modo in cui intendiamo la mobilità e la responsabilità sulle strade. In un mondo dove il confine tra guidatore e passeggero si fa sempre più sottile, la sfida è quella di riscrivere le regole del gioco, trovando un equilibrio tra progresso tecnologico e tutela dell’interesse pubblico.

Nel frattempo, resta il nodo della responsabilità civile: chi paga se un veicolo autonomo commette un errore? La risposta, almeno per ora, sembra rimandata a un futuro ancora tutto da scrivere. Una cosa è certa: senza un adeguato aggiornamento delle normative e senza strumenti efficaci per la polizia, il rischio è quello di lasciare un vuoto di responsabilità che nessun algoritmo, per quanto sofisticato, potrà colmare.

Se vuoi aggiornamenti su News inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.

Seguici anche sui canali social
Seguici su TikTok @motori_it
Seguici su TikTok
Motori_it
Seguici su X

Ti potrebbe interessare