Vigile urbano annulla 282 multe per amici e parenti: oltre 50.000 euro spariti dal sistema
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La notizia ha dell’incredibile e scuote ancora una volta la fiducia dei cittadini nelle istituzioni: un vigile urbano in servizio presso la Polizia Municipale Napoli si è reso protagonista di un’azione che definire eclatante è poco. L’uomo, 44 anni, impiegato nell’Ufficio Sanzioni Amministrative, avrebbe utilizzato in modo illecito le proprie credenziali per accedere al sistema informatico comunale, procedendo all’annullamento multe per un valore complessivo superiore a 50.000 euro. Una cifra che, se confrontata con le medie del settore, lascia intendere la portata di una vicenda che mette ancora una volta sotto la lente d’ingrandimento il tema della trasparenza nella Pubblica Amministrazione.
Secondo quanto emerso dalle indagini, il comportamento del dipendente pubblico non sarebbe stato frutto di una semplice leggerezza o di un errore procedurale: parliamo di un vero e proprio abuso di potere, con l’eliminazione arbitraria di 282 sanzioni amministrative. Di queste, tredici risultavano intestate direttamente a lui o a familiari stretti, mentre le restanti erano riferite a conoscenti, amici e parenti più o meno prossimi. Un quadro che evidenzia un meccanismo consolidato e, probabilmente, reiterato nel tempo.
L’episodio, che si è concluso con il licenziamento immediato del vigile, ha scatenato un vero e proprio terremoto mediatico e istituzionale. Le reazioni non si sono fatte attendere: il deputato di Alleanza Verdi-Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, ha commentato con parole di fuoco, sottolineando come “i dipendenti pubblici disonesti rappresentino il peggio per la collettività” e ribadendo la necessità di “interventi risoluti contro chi non rispetta le regole”. Una presa di posizione che fotografa bene il clima di indignazione diffuso, ma che allo stesso tempo rilancia il dibattito sulla corruzione all’interno degli apparati statali.
Non si tratta soltanto di una questione di numeri o di somme evase: il gesto del vigile urbano mette in discussione l’intero sistema di controllo e verifica che dovrebbe garantire la correttezza delle procedure amministrative. Se chi è chiamato a far rispettare le regole finisce per aggirarle, allora il rischio è quello di minare alla radice la credibilità della macchina pubblica. Ecco perché, in casi come questo, il tema della trasparenza assume una valenza ancora più forte e non può essere relegato a semplice slogan di facciata.
Ma la vicenda non si esaurisce con il provvedimento disciplinare. L’agente della Polizia Municipale Napoli ha già presentato ricorso contro il licenziamento, aprendo così un fronte legale che potrebbe protrarsi per mesi, se non per anni. Un iter che rischia di trasformarsi in un nuovo banco di prova per la giustizia amministrativa, chiamata a bilanciare da un lato la necessità di punire chi abusa della propria posizione, dall’altro il dovere di garantire il diritto di difesa anche a chi si trova sotto accusa. È un equilibrio delicato, che spesso mette in evidenza tutte le contraddizioni di un sistema normativo non sempre agile e trasparente.
Nel frattempo, le autorità comunali hanno annunciato una serie di verifiche interne per accertare l’eventuale presenza di altre irregolarità e rafforzare i controlli sui procedimenti amministrativi. Un segnale importante, che però rischia di suonare come una risposta tardiva di fronte a un fenomeno che, evidentemente, ha potuto svilupparsi per lungo tempo senza che nessuno se ne accorgesse. Sui social network, la notizia ha scatenato una vera e propria ondata di reazioni: c’è chi invoca pene esemplari, chi chiede maggiori tutele per i cittadini onesti e chi, più cautamente, ricorda l’importanza di non trasformare il lavoratore coinvolto in un capro espiatorio senza prima aver chiarito tutti gli aspetti della vicenda.
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