La più piccola delle Ford Mustang ora ha un carattere diverso che deriva da una maggiore guidabilità e su strada riesce a stupire.
Si fa presto a dire che la Ford Mustang autentica è solo la V8 5.0, si fa presto a piangersi addosso per il superbollo, e si fa presto ad affermare che un quattro cilindri su questa muscle car non è il motore adatto. In realtà si tratta di parole, congetture, considerazioni di chi non ha mai messo piede dentro l’abitacolo della Pony Car con il 2.3 Ecoboost sotto il cofano e, soprattutto, non l’ha mai guidata per una lunga sequenza di curve.
Bene, per capire se tutto ciò corrispondesse a verità siamo andati sui Colli Euganei e l’abbiamo messa alla prova. La giornata di sole ci ha consentito di scegliere una bellissima variante Cabrio nella livrea Royal Crimson, una sorta di mix ben riuscito tra il rosso bordeaux ed il color melanzana che ha riflessi ammalianti. Per aprirla ci è voluto, pochissimo, ma prima di utilizzare il magico tastino abbiamo dovuto girare la maniglia di sicurezza, poi ci siamo concentrati solamente sulla guida, perché una Mustang è anche comoda, ma soprattutto è un’auto vivere nella sua essenza!
D’accordo, il sound della 2.3 non è quello muscolare e possente della V8, ma questo è ovvio e ce lo aspettavamo, però entra bene nell’abitacolo, è coinvolgente anche se più educato, e quando si sale di giri mostra un carattere niente male. La potenza è scesa da 317 CV a 290 CV, e questo già la metterebbe sulla graticola degli smanettoni, ma attenzione, non fermatevi a questo dato, non sarebbe giusto, pensate che la coppia è cresciuta di 6 Nm e, soprattutto, arriva prima alle ruote posteriori.
Questo particolare, tutt’altro che trascurabile, trasforma la 2.3 donandole quel carattere che tutti cerchiamo in una Mustang, e non serve necessariamente la validissima nuova trasmissione a 10 rapporti per renderla efficace, è sufficiente l’onesto cambio manuale a 6 rapporti che consente una guida alla vecchia maniera. Ecco, quest’affermazione forse vi farà cambiare idea sulla Mustang europea, perché è veramente una sportiva vecchio stampo, di quelle che ti colpiscono al cuore e ti regalano soddisfazione.
In effetti, la risposta è pronta, immediata, e il turbo la spinge fuori dalle curve con quella verve che in alcuni frangenti mancava alla 2.3 precedente: si arriva prima della curva, si frena, si scala, si va di doppietta, e poi via, verso un’uscita che può anche mettere in gioco il posteriore. Il bello è che il turbo è tarato al fine di consentire un’erogazione regolare della cavalleria, per cui i sovrasterzi sono telefonati e si può fare bella figura senza correre rischi inutili, anche perché ci sono modalità di guida, come la Sport+, dove l’elettronica vi lascia esprimere ma vi sorveglia. Il tutto condito dai profumi della natura rigogliosa dei colli Euganei, mentre il sole, ancora estivo, contribuisce a scaldare l’atmosfera.
Insomma, la 2.3 Ecoboost è cresciuta, è diventata matura e si è guadagnata sul campo i galloni di vera Mustang, ma non andate ad indagare troppo sotto il cofano, soprattutto se siete circondati da puristi della Pony Car, perché lo spazio che avanza, con la metà dei cilindri, è davvero tanto. A parte questo particolare da fanatici delle muscle car con tanto di smanicato di pelle, stivali pitonati e tatuaggio con l’aquila sul petto, se avete intenzione di scegliere una Mustang ma pensate che la 5.0 V8 sia troppo impegnativa nella gestione, sappiate che la 2.3 Ecoboost non sarà un ripiego, ma un’alternativa intelligente che non vi deluderà perché ha carattere da vendere e forse, sulle nostre strade, risulta addirittura più trattabile.