Alfa Romeo Giulia: il test della pioggia

Valerio Verdone
13 Maggio 2016
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Alfa Romeo Giulia: il test della pioggia

L’abbiamo provata sotto il diluvio, così abbiamo potuto testare il comportamento dinamico in condizioni di bassa aderenza.

L’abbiamo provata sotto il diluvio, così abbiamo potuto testare il comportamento dinamico in condizioni di bassa aderenza.

E’ l’argomento del giorno, l’auto più discussa degli ultimi anni, il modello più atteso in assoluto, stiamo parlando dell’Alfa Romeo Giulia, la berlina del Biscione chiamata ad aprire il nuovo corso di una delle Case italiane più illustri.

Ormai è stato detto tutto di lei, a livello di prezzi, allestimenti e motorizzazioni, nel corso della presentazione ufficiale, abbiamo appreso che presto arriverà anche con la trazione integrale e con un diesel più potente, e che in futuro potrebbe esserci una variante ibrida, ma come si guida sotto la pioggia, quando fino a qualche anno fa, le trazioni posteriori era consigliabile lasciarle in garage?

Beh, ce lo siamo chiesti non appena abbiamo capito che il test sarebbe stato, per forza di cose, sotto l’acqua. Siamo partiti con i classici giri di pista sul circuito misto Alfa, a Balocco, e siamo partiti subito con il coefficiente di difficoltà più alto, rappresentato dalla Quadrifoglio e dai suoi 510 CV.

Lei è una belva, non scherza, e con la trazione posteriore è pronta a mordere l’asfalto con rapidità impressionante, sembra di essere su una supercar a 4 porte, anzi siamo su una supercar a 4 porte, perché il rombo, la reattività dello sterzo e la risposta al comando del gas sono da vettura supersportiva.

La tanta acqua caduta non rende giustizia pienamente alla bontà del lavoro svolto dagli uomini del Biscione, perché è difficile verificare fino a quando ci si potrebbe spingere rispetto al circuito asciutto. Quello che so, è che bisogna andarci cauti con il gas, essere progressivi, perché altrimenti il retrotreno inizia a ballare, anche se poi torna ad essere composto se si mantengono almeno in parte, i controlli, escludendoli ci vuole l’abilità di un pilota professionista, per cui mi accontento della modalità di guida più estrema con i paracadute elettronici inseriti, non oso mettere in Race, ma comunque, viaggio veloce, tocco i 170 km/h, faccio staccate impegnative e, dopo qualche giro, riesco anche ad accelerare con fiducia nelle curve veloci.

I controlli entrano raramente, e non per la mia bravura al volante, in fin dei conti sono un giornalista, non un pilota, piuttosto, l’assetto è sano e riesce a mantenere l’auto attaccata alla strada anche in situazioni difficili, a patto di non esagerare. Chiaramente, ci vuole tanta concentrazione, ma si viene ripagati con emozioni da vera Alfa Romeo.

Ovviamente, la prova bagnata ha coinvolto anche la Giulia convenzionale, quella turbodiesel, spinta dal 2.2 da 180 CV, che poi è quella che verrà acquistata in più esemplari, per cui la curiosità è massima. L’aspetto che si nota, questa volta su strada, è che l’avantreno è perfettamente in simbiosi con il retrotreno e non galleggia come su molte trazioni posteriori, ma risulta incisivo e ben piantato a terra. Ne deriva che si percepisce sempre cosa succede sotto le ruote, e si gestisce al meglio un volante calibrato allo stato dell’arte.

D’accordo, penserete che stia dicendo così solamente perché la Giulia è italiana ed io voglio contribuire al rilancio del marchio… Niente affatto, lo dico perché è quello che mi ha trasmesso, come dico anche che il motore è più rumoroso di quello di alcune concorrenti teutoniche e appare meno prestante di quanto ci si aspetti, forse perché il telaio è fin troppo tarato per potenze superiori.

D’altra parte, l’avevano detto in conferenza: “la Giulia deriva dalla Giulia Quadrifoglio Verde e non viceversa, per questo le abbiamo presentate insieme”.

Ad ogni modo, su strada, anche bagnata, anche aumentando l’andatura i controlli non sono mai intervenuti, non c’è stata neanche l’ombra del sovrasterzo, e meno che mai del sottosterzo, nonostante avessimo volutamente forzato la mano in alcune situazioni.

Insomma, la nuova Giulia non teme il bagnato ed ha una stabilità da riferimento. Poco importa se la frizione stacca in alto e se quei portabicchieri davanti alla leva del cambio abbiano arretrato leggermente la posizione della stessa, sul comportamento dinamico non si discute.

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