Toyota GR GT: supercar stradale dal cuore da corsa
Quando Toyota decide di scendere in campo con una nuova supercar, non lo fa certo per fare numero. La Toyota GR GT rappresenta invece il risultato di una visione precisa: quella di creare un’auto che sappia parlare il linguaggio della pista senza rinunciare alla praticabilità stradale. È un progetto ambizioso, che affonda le radici nella leggenda della 2000GT e che porta con sé l’eredità tecnologica della Lexus LFA, però con gli strumenti e le competenze del motorsport contemporaneo. Una ricetta che, sulla carta, promette di essere decisamente intrigante.
Al cuore di questa creatura pulsano 650 CV generati da un motore V8 4.0 biturbo in configurazione V8 hot V, assistito da un sistema ibrido che rappresenta il vero elemento di rottura rispetto alle supercar tradizionali. Non è una scelta casuale: l’ibridizzazione consente di ottenere una risposta immediata, annullando i lag del turbo e garantendo quel punch che i piloti – e gli appassionati – rivendicano a gran voce. Il risultato è una potenza stratosferica, accompagnata da una versatilità che le auto puramente endotermiche non possono offrire.
Ma la potenza da sola non basta a fare una grande supercar. Per questo il telaio in alluminio, rinforza strategicamente con elementi in fibra di carbonio, rappresenta il fondamento su cui poggia l’intera filosofia costruttiva della GR GT. Il peso – contenuto attorno ai 1.750 kg – diventa così un vantaggio competitivo assoluto. Non è semplicemente una questione di accelerazione o ripresa: è il rapporto peso-potenza che trasforma questa macchina in qualcosa di speciale, capace di dialogare con la strada con una naturalezza che le vetture più pesanti possono solo sognare.
Le sospensioni a doppio braccio, i freni ceramici e i pneumatici Michelin Pilot Sport Cup 2 completano un pacchetto tecnico che non lascia nulla al caso. La trasmissione merita un’attenzione particolare: una nuova automatica a otto rapporti equipaggiata con frizione wet-start al posto del tradizionale convertitore. È un dettaglio che parla di compromessi intelligenti, di scelte pensate per la pista prima ancora che per la strada.
La distribuzione dei pesi di 45:55 a favore dell’asse posteriore, combinata con il classico layout front-engine a trazione posteriore, genera un baricentro bassissimo e una stabilità aerodinamica in grado di toccare velocità oltre i 320 km/h. Numeri che suonano come musica per gli orecchi degli appassionati, ma che rappresentano anche il punto dove l’auto cessa di essere ordinaria.
Gli interni raccontano una storia di priorità diverse rispetto alle berline di lusso: sedili Recaro a guscio in carbonio, una plancia essenziale focalizzata sulle informazioni di guida, niente distrazioni. Tutto è pensato per il pilota, per fornirgli gli strumenti necessari a interpretare al meglio la vettura. È l’approccio di chi sa che la qualità della comunicazione fra uomo e macchina è ciò che separa un’auto straordinaria da una semplicemente veloce.
Il debutto è previsto intorno al 2027, dopo cicli intensivi di test su circuiti internazionali come il Fuji Speedway e il Nürburgring, ma anche su strade pubbliche. È qui che emergono i veri dubbi: la praticità quotidiana rimane un’incognita, così come la complessità tecnica che potrebbe trasformare questa macchina in un oggetto piuttosto costoso sia all’acquisto che in termini di manutenzione. Il compromesso fra prestazioni pure e versatilità d’uso rappresenta la sfida maggiore, il punto dove il sogno degli ingegneri incontra la realtà delle esigenze umane.
Ti potrebbe interessare