Test drive Lamborghini LM 002: la nonna italiana dell’Hummer

Redazione
16 Aprile 2009
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Test drive Lamborghini LM 002: la nonna italiana dell’Hummer

Test drive d’annata: la prova della mitica Lamborghini LM 002, la prima e unica fuoristrada costruita a Sant’Agata Bolognese

Test drive d’annata: la prova della mitica Lamborghini LM 002, la prima e unica fuoristrada costruita a Sant’Agata Bolognese

La prima, neanche a dirlo, fu acquistata da re Hassan del Marocco nel 1986. Nulla o poco sappiamo riguardo chi riuscì ad aggiudicarsi le altre (poco meno di 350 unità la produzione totale fino al 1993) ma non è difficile intuire che si trattasse di persone abbienti e facoltose, spesso sceicchi e personalità di spicco del mondo arabo. E non sarebbe potuto andare diversamente, visti i costi e  consumi di questo imponente fuoristrada, che rendono obbligatorio il possesso di almeno un pozzo di petrolio. Basti pensare che il solo serbatoio contiene ben 290 litri!

Scherzi a parte, la Lamborghini LM 002, un veicolo tanto raro quanto sbalorditivo, non faticò molto a imporsi per i suoi primati, consumi compresi, appunto. Del resto cosa si poteva pretendere da una pesante fuoristrada di quasi 3 tonnellate spinta dal poderoso propulsore a 12 cilindri della Countach?

Radici “militari”

Considerata da molti la “nonna” dell’Hummer H1, anche l’LM 002 nacque come veicolo da impiegare per gli usi più gravosi, incluso quello bellico. Presentata al Salone di Amsterdam del 1985, la LM 002 era la diretta discendente del prototipo LM 001, un veicolo voluto dall’esercito americano che aveva necessità di un offroad molto robusto e in grado di muoversi velocemente nelle condizioni più proibitive.

Ma andiamo con ordine. Il prototipo LM 001 nacque sul finire degli anni Settanta, grazie alle sinergie della casa di Sant’Agata insieme alla società statunitense MTI, Mobility Technology International. L’LM 001 ebbe però vita breve, sia a causa di alcune controversie giudiziarie tra le aziende sopra citate sia a causa del progetto stesso, poco valido in quanto auto sottopotenziata e mal bilanciata. Senza neppure entrare in produzione, la LM 001 lasciò così il posto alla sbalorditiva LM 002.

Uno dei motivi che aveva decretato il fallimento della 001 era il propulsore AMC V8, poco potente e indatto all’uso cui la vettura era destinata. Con la LM 002 la musica cambiò e arrivò come si è detto l’incredibile V12 bialbero da 5167 cc della Countach che, sebbene limitato a 455 cavalli, risolse alla grande il problema motore.

Un giro sulla Lambo LM 002

L’esemplare provato da Motori.it è del 1988, dunque uno dei primi e, oltre ad essere davvero molto ben conservato, ha tutta la meccanica “fresca” e perfettamente funzionante (la vettura ha poco più di 50mila chilometri), segno non solo di una manutenzione attenta e amorevole ma anche della grande passione del suo proprietario. 

Imponente dall’alto dei sui 4900 mm di lunghezza, 2000 mm di larghezza e 1815 di altezza, la LM 002 vanta una meccanica raffinata grazie ad un telaio tubolare, a sospensioni indipendenti con ammortizzatori telescopici e ad un sistema di trazione integrale inseribile. Gli enormi pneumatici 345/60 R17 completano l’immagine da “carro armato” di questa incredibile offroad.

Interni spartani

Una volta a bordo, si rimane un po’ delusi dagli interni che, seppur in ottimo stato, non riescono a nascondere gli oltre 20 anni di quest’auto. Intendiamoci: non che ci si aspettasse chissà cosa, ma su alcune berline degli anni Ottanta decisamente meno esclusive si era visto di meglio. Del resto, nonostante fosse più un auto da sceicchi piuttosto che da eserciti, le origini militari non tradiscono.

La strumentazione semplice, funzionale e disposta con ordine e razionalità, non colpisce tanto quanto l’enorme tunnel centrale che ospita la consolle del cambio e dei principali comandi.

In moto è come la Countach

In ogni caso la LM 002 è davvero una macchina impressionante: imponente senza essere opulenta, trasmette sensazioni di potenza e inarrestabilità che solo provandola possono essere descritte. Un po’ di timore ed apprensione sono leciti quando si è davanti a un’auto del genere, ma basta poco per dimenticarsene: un giro di chiave e il motore parte subito con un rombo da granturismo, vera e propria sinfonia  per l’appassionato. Se chiudessimo gli occhi probabilmente non faremmo fatica ad immaginare di trovarci accanto una Miura o a un Countach.

Una volta a bordo e col piede sul gas e si è immediatamente schiacciati al sedile dalla grinta di questo 12 cilindri. Del resto la Casa di Sant’Agata dichiarava un’accelerazione 0-100 km/h in soli 7,8 secondi e una velocità massima di oltre 210 km/h, valori oggi alla portata di qualsiasi SUV vitaminizzato, ma decisamente impressionanti per un auto di vent’anni e oltretutto di questa mole.

L’esuberanza del motore deve però fare i conti con uno sterzo lento, un raggio di sterzata pressoché nullo e una frizione decisamente pesante, ma quello che impressiona più negativamente è la frenata, penalizzata anche dalla scelta di montare tamburi al posteriore.

Un plauso invece va riservato al cambio che, sebbene necessiti di una certa decisione nell’innesto delle marce, è sempre preciso e si fa apprezzare  per la rapportatura indovinata. Su strada, la LM 002 si rivela stabile e sicura e con la sola trazione posteriore inserita non è difficile fare i numeri, grazie all’esuberanza del motore.

Altrettanto sicura si muove sugli sterrati, dove riesce a dare il meglio di sé, progettata appunto per i grandi spazi desertici e sabbiosi. Inutile portarla negli stretti passaggi tipici del fuoristrada di casa nostra, dove comunque, ingombri  a parte, se la cava più che egregiamente grazie alle doti del motore e alle ridotte, in virtù dei quali si arrampica ovunque.

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