Chevrolet Captiva 2.2 VCDi 4WD LTZ: long term test

Valerio Verdone
13 Gennaio 2012
118 Foto
Chevrolet Captiva 2.2 VCDi 4WD LTZ: long term test

Test di durata per la Chevrolet Captiva: 2.500 km al volante per una prova a 360°.

Test di durata per la Chevrolet Captiva: 2.500 km al volante per una prova a 360°.

La Chevrolet Captiva cambia faccia, acquista personalità, e guadagna un 2.2 turbodiesel che si sposa alla perfezione con il suo corpo vettura dalle dimensioni importanti. Versatile come poche, per via dei 7 posti, è un’auto adatta ad assolvere tutte le esigenze familiari e vanta una dotazione di serie davvero completa. Abbiamo percorso più di 2.500 chilometri con la versione LTZ, la più ricca della gamma, abbinata al 2.2 più potente, quello da 184 CV, e alla trazione integrale ad inserimento automatico.

Esterno: carattere americano

Pensata per rispondere alle esigenze dei clienti del Vecchio Continente, dove dalla fine del 2006 ha venduto circa 120.000 unità, la Captiva è stata rivisitata stilisticamente ed ha acquisito una personalità che tradisce le sue origini yankee. Infatti, il frontale, oltre ai nuovi gruppi ottici, presenta la mascherina sdoppiata che mette in evidenza il simbolo Chevrolet, posizionato nel mezzo, ed ha un aspetto molto più grintoso. Il resto del corpo vettura è molto simile a quello del modello precedente ed è massiccio e rassicurante per via della fiancata di generose dimensioni (è lunga ben 4,67 m) e della notevole altezza che arriva a sfiorare il metro e ottanta: 1,76 m per l’esattezza. Nel complesso la linea è piacevole, originale e infonde un senso di sicurezza al guidatore che si accinge a salire a bordo.

Interno: spazio a bordo

Se c’è una cosa che balza subito all’occhio non appena si aprono gli sportelli della Captiva o il portellone del bagagliaio è il notevole spazio a bordo. Una sensazione amplificata dalla luminosità dell’abitacolo che appare come il luogo ideale per viaggiare con tutta la famiglia: i grandi sedili anteriori, l’ampio divano posteriore e i due sedili estraibili annegati nel bagagliaio, consentono di affrontare grandi distanze con tutta la comodità del caso. Inoltre, i vari portaoggetti disseminati nell’abitacolo permettono di svuotare le tasche di adulti e bambini.

C’è un vano pensato per riporre gli occhiali da sole sopra lo specchietto retrovisore interno, uno spazio ricavato sopra il display del navigatore, un altro sotto il bracciolo e una sorta di tunnel nascosto dietro la leva del cambio dove si possono riporre anche oggetti di grandi dimensioni. Ampi spazi pensati per ospitare bottiglie si trovano nei pannelli porta, mentre nel tunnel centrale sono presenti gli immancabili porta bicchieri. Il bagagliaio poi è immenso, tanto che ha una capacità di 788 litri con la terza fila reclinata (527 litri sotto la linea dei finestrini) e di ben 2012 litri con divano e terza fila abbattuti (1175 litri sotto la linea dei finestrini): ce n’è abbastanza per affrontare vacanze estive di 2 o 3 settimane con relativa tranquillità.

Rinnovata nella strumentazione, dove spicca la retroilluminazione blu ghiaccio, la Captiva è costruita con materiali robusti anche se la plastica della consolle centrale, che circonda il display multifunzione del navigatore satellitare, ha un aspetto poco ricercato e di notte si riflette sul parabrezza. Discutibile anche la posizione del bracciolo, troppo arretrata, e la conformazione dei sedili, pensata per il comfort e poco efficace nel trattenere il corpo durante le curve.

Al volante: silenziosa morbidezza

Salire a bordo della Chevrolet Captiva consente di trovare una posizione di guida molto più alta di quella riservata alla maggior parte degli automobilisti a beneficio della visibilità  e, soprattutto, della sicurezza di marcia. Una volta trovato posto sul largo sedile di guida, basta poco per completare le ultime regolazioni grazie ai dispositivi elettrici che consentono a chiunque di trovare la giusta distanza dai comandi. La sensazione è quella di essere su un’auto solida, sicura, e capace di affrontare lunghi viaggi, il motore 2.2 da 184 CV gira silenzioso e, anche nella fase d’avviamento a freddo, mantiene un timbro di “voce” sommesso che non filtra nell’abitacolo. Forte di una coppia di 400 Nm, disponibile da 2.000 giri, sposta la Captiva tra una curva e l’altra con disinvoltura; certo, nelle salite più impegnative, soprattutto in seguito ad un rallentamento, induce a ricorrere all’uso del cambio per trovare uno spunto vivace e in ripresa non è un fulmine, ma ha tutte le qualità necessarie a questo genere di auto. Infatti, oltre ad essere silenzioso, ha un funzionamento fluido, consente di ottenere una buona accelerazione, da 0 a 100 km/h in 9,6 secondi e di raggiungere una velocità massima di 200 km/h.

Il moderno quattro cilindri turbo con doppio albero a camme in testa (DOHC) che utilizza un sistema di iniezione common rail ad alta pressione e un turbocompressore a geometria variabile (VGT) con intercooler è abbinato ad un cambio manuale a 6 rapporti pensato per un uso turistico che, nelle scalate veloci, manifesta una certa propensione ad impuntarsi. Si tratta di un comando che sottolinea con una discreta resistenza il passaggio da una marcia all’altra e con cui il guidatore deve trovare il giusto affiatamento. Anche lo sterzo non ha una precisione da sportiva, ma è leggero e non affatica neanche dopo aver trascorso diverse ore alla guida. Certo, considerando la mole della Captiva e il rollio generato dalle sospensioni, non si può pretendere di aggredire le curve come su una roadster, ma è preferibile guidare con scioltezza per apprezzare tutte le sfumature del viaggio.

Grande stradista, capace di percorrere circa 750 km con un pieno, per via di un consumo medio di quasi 11,5 km a litro, la Captiva affronta grandi distanze nel massimo del comfort grazie alla taratura morbida delle sospensioni, allo sterzo leggero e al propulsore silenzioso. Dopo diverse ore alla guida non si avvertono i classici sintomi da stanchezza e si può continuare a guidare tranquillamente per molti km. Quando le condizioni della strada si fanno difficili, o si incontrano dei percorsi sterrati, passa automaticamente alla trazione integrale, attivata tramite una frizione elettronica. Questo fa del SUV firmato Chevrolet un’auto a 360°, utilizzabile sia per il classico percorso casa-ufficio che per i viaggi in montagna o verso le mete turistiche estive.

Tutto compreso a 33.880 euro

Grande, comoda e spaziosa, la Chevrolet Captiva della nostra prova è una vettura che offre molto, clima automatico, sedili in pelle riscaldabili, navigatore con telecamera di retromarcia, freno di stazionamento elettrico e trazione integrale ad inserimento automatico, ad un prezzo concorrenziale di 33.880 euro. Certo non si tratta di una cifra modesta, ma bisogna considerare che l’unico optional disponibile, di cui peraltro si può benissimo fare a meno, visto che il bianco pastello è molto in voga, è la vernice metallizzata.

Chevrolet Captiva 2.2 VCDI: Test Drive

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