Chevrolet Camaro 1976: una prova d’altri tempi

Valerio Verdone
01 Ottobre 2011
97 Foto
Chevrolet Camaro 1976: una prova d'altri tempi

In occasione del centenario Chevrolet abbiamo guidato una Camaro del ’76 tra le montagne svizzere.

In occasione del centenario Chevrolet abbiamo guidato una Camaro del ’76 tra le montagne svizzere.

Dobbiamo ammetterlo. Quando siamo atterrati a Berna per il centenario della Chevrolet non pensavamo di ricevere le chiavi di un’auto che una signorina gentile chiamava “old Camaro“. Sulle prime non abbiamo dato peso alle parole, ma poi, quando ci siamo ritrovati di fronte ad una Camaro del 1976 gialla con le strisce nere e una mostruosa presa d’aria sul cofano motore abbiamo capito che la giornata avrebbe avuto un sapore particolare.

Un sapore da telefilm, rigorosamente americano, ma girato in Svizzera tra le strade che portano da Berna a La-Chaux-de-Fonds, la città natale di Louis Chevrolet. Guidare tra i tornanti di montagna una vettura lunga 5 metri o qualcosa di più non è stato semplice, ma il gusto di ascoltare il borbottio del V8 ad ogni affondo del gas ricompensa di ogni sacrificio. Con lo sterzo tra le mani, la strumentazione vecchio stile davanti a noi e l’immancabile cambio automatico con la prima, la seconda marcia e la D di drive, che va utilizzato quasi come un sequenziale, siamo partiti per un viaggio indimenticabile in un paesaggio da incorniciare.

Lo sterzo leggero e pensato più per le autostrade americane che per i tornanti di montagna ci riporta in mente le raccomandazioni degli uomini Chevrolet: “andate piano in curva, non è fatta per le curve strette”. Parole sante, infatti la Camaro si adagia sulle quattro ruote con calma e solo dopo permette di spingere sul gas con tranquillità. Comunque, se non si esagera la guida risulta piacevole con il V8 che spinge dai bassi con tutta la sua coppia e il lungo cofano che prende di mira una curva dopo l’altra.

Con la bandiera americana sul rivestimento interno del tetto, i sedili comodi e cedevoli e la grande presa d’aria che si alza di fronte al nostro sguardo, sembra proprio di essere in un telefilm e vorremmo barattare la giacca d’ordinanza con una di pelle anni ’70. Niente inseguimenti comunque, nessuna sparatoria, siamo in Svizzera, paese neutrale e molto rigoroso con limiti di velocità piuttosto bassi. Quindi la guida deve essere sciolta, progressiva, in linea con il paesaggio placido e tranquillo.

Poco male, possiamo goderci la Camaro per tanti chilometri, guidando una delle auto che sognavamo da bambini, una vettura dal fascino ineguagliabile con un carattere unico che ha fatto epoca. Non importa sapere quanti cavalli ha, sono comunque a sufficienza per derapare appena si esagera con l’acceleratore, non è fondamentale sapere la sua velocità massima o la sua accelerazione, questo modello emana emozioni d’altri tempi anche da fermo e anche a bassa velocità trasmette fiumi d’adrenalina.

Ci vorrebbe un semaforo americano, di quelli che pendono da un filo, per sentire le sue grandi ruote fumare e stridere sull’asfalto, ma ci basta un rettilineo sgombro per respirare tutta la libertà che trasmette un’icona americana. Con il vento tra capelli, il finestrino è meglio tenerlo aperto per contrastare il calore che arriva nell’abitacolo, una Marlboro tra le labbra – sì lo sappiamo è politicamente scorretto – e gli immancabili occhiali da sole, anche la Svizzera su una Camaro del ’76 sa un po’ d’America.

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