Tesla Robotaxi: Musk rilancia, ma la realtà resta ben distante
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/07/tesla-robotaxi-hero-scaled.jpg)
Non passa trimestre senza che Elon Musk torni a scuotere il settore della mobilità autonoma con una delle sue dichiarazioni a effetto. E, puntuale come un orologio svizzero, ecco l’ultima promessa che ha mandato in fibrillazione mercati e appassionati: entro la fine dell’anno, “metà della popolazione degli Stati Uniti sarà coperta dal servizio Tesla Robotaxi”. Un annuncio roboante, che arriva proprio mentre i riflettori sono puntati sui risultati finanziari di Tesla per il secondo trimestre 2025, segnati da un calo degli utili del 23% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un dato che, di per sé, basterebbe a smorzare l’entusiasmo. Ma Musk, si sa, preferisce guardare avanti e scommettere tutto sulla rivoluzione della guida autonoma.
La realtà, però, racconta una storia ben diversa dalle visioni futuristiche che spesso animano le presentazioni del CEO di Tesla. Attualmente, il tanto decantato servizio Tesla Robotaxi è poco più di un esperimento confinato a una ristretta area di Austin Texas, dove una piccola flotta interna opera sotto stretta supervisione: a bordo di ogni veicolo c’è ancora un dipendente Tesla, pronto a intervenire in caso di imprevisti, mentre i sistemi di teleoperazione forniscono ulteriore supporto remoto. Una soluzione che, per quanto affascinante sulla carta, è ancora lontana dall’essere una vera alternativa ai servizi di trasporto tradizionali.
E qui arriva il nodo gordiano: la regolamentazione. Negli Stati Uniti, ogni stato (e spesso ogni città) ha le sue regole in materia di servizio ride hailing autonomo, e le maglie della burocrazia sono tutt’altro che larghe. Come ha dovuto ammettere lo stesso Musk, le normative attuali impongono la presenza fisica di un dipendente Tesla in ogni vettura, un vincolo che rende la scalabilità del servizio più una chimera che una prospettiva concreta. La Bay Area – prossimo obiettivo dichiarato per l’espansione – non fa eccezione: anche lì, almeno all’inizio, serviranno conducenti a bordo. E c’è di più: Tesla non ha ancora richiesto i permessi necessari per offrire servizi di ride-hailing autonomo in California, uno stato considerato cruciale per chiunque voglia giocare un ruolo di primo piano nella partita della mobilità del futuro.
Nel frattempo, la concorrenza non sta certo a guardare. Se Tesla si trova ancora alle prese con test limitati e problemi di autorizzazioni, Waymo e Cruise continuano a consolidare la loro presenza in diverse città americane, forti di flotte già operative e di una maggiore esperienza sul campo. Le due aziende hanno saputo costruire un ecosistema solido, ottenendo via via l’ok delle autorità locali e raccogliendo dati preziosi per affinare i propri sistemi di guida autonoma. Un vantaggio competitivo che, al momento, sembra difficile da colmare, soprattutto se si considera la complessità del territorio statunitense e la necessità di adattarsi a regolamenti spesso frammentati e contraddittori.
A rendere ancora più ambiziosa (e per molti versi irrealistica) la promessa di Musk, c’è la matematica: per raggiungere “metà della popolazione degli Stati Uniti”, il servizio Tesla Robotaxi dovrebbe espandersi in almeno 47 aree metropolitane, coprendo colossi urbani come New York, Los Angeles, Chicago, Houston e Miami. Un’impresa titanica, che richiederebbe non solo una rapidissima implementazione tecnologica, ma anche un’accelerazione senza precedenti nell’ottenimento dei permessi e nell’adattamento alle diverse normative locali. Non sorprende, quindi, che numerosi osservatori abbiano accolto l’annuncio con una certa dose di scetticismo, sottolineando come le attuali limitazioni tecnologiche e la mancanza di un quadro normativo uniforme a livello federale rappresentino ostacoli difficilmente superabili nel breve periodo.
Eppure, nonostante le difficoltà economiche e le incognite legate alla regolamentazione, il valore delle azioni Tesla ha tenuto. Il motivo? Proprio la capacità di Musk di catalizzare l’attenzione su promesse che, pur sembrando spesso fuori portata, riescono a mantenere alta la fiducia degli investitori e a tenere vivo il dibattito sulla mobilità del futuro. C’è chi vede in queste uscite un tentativo di distogliere lo sguardo dai problemi attuali – come la contrazione delle vendite di veicoli elettrici e la riduzione dei margini di profitto – e chi, invece, continua a credere che la rivoluzione sia dietro l’angolo, pronta a cambiare per sempre il nostro modo di spostarci.
In questo scenario in continua evoluzione, una cosa è certa: la partita della mobilità autonoma è tutt’altro che chiusa. Mentre Waymo e Cruise avanzano a passo costante, Tesla scommette tutto sulla vision e sulla capacità di anticipare i tempi. Sarà sufficiente la forza delle idee – e delle promesse – per trasformare il sogno della guida autonoma in una realtà diffusa? Solo il tempo, e le prossime mosse sullo scacchiere normativo e tecnologico, potranno dircelo.
Se vuoi aggiornamenti su Auto elettriche inserisci la tua email nel box qui sotto:
Ti potrebbe interessare
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/07/wp_drafter_3648499.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/07/wp_drafter_3648501-scaled.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/07/wp_drafter_3648486.jpg)
:format(webp)/www.motori.it/app/uploads/2025/07/wp_drafter_3648437-scaled.jpg)