Tesla avvia test Robotaxi senza conducente ad Austin, crescono i dubbi
Quando si parla di rivoluzione nella mobilità, è impossibile non pensare a Tesla, protagonista indiscussa di un nuovo capitolo della guida autonoma. Ma dietro il fascino dei Robotaxi senza conducente che già solcano le strade di Austin, Texas, si cela una trama fitta di interrogativi e zone d’ombra che il grande pubblico, forse, ancora non ha colto appieno. L’ultimo annuncio del CEO della casa di Palo Alto non lascia spazio a dubbi: le Model Y, equipaggiate con l’ultima versione del sistema FSD (Full Self-Driving), sono operative senza nessuno al volante, in una corsa sfrenata verso la piena autonomia prevista entro fine anno. Tuttavia, l’accelerazione impressa da Tesla lascia dietro di sé una scia di perplessità, soprattutto in tema di sicurezza e trasparenza, che merita un’analisi approfondita.
Il dato che più di tutti ha fatto sobbalzare i regolatori sulla sedia è cristallino: secondo la documentazione trasmessa alla NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration), il programma Robotaxi di Austin registra un incidente ogni 62.000 miglia percorse. Un valore che, pur richiedendo cautela nei confronti con i dati dei conducenti umani – data la differenza nei profili operativi – risulta comunque superiore alla media nazionale. Eppure, la risposta di Tesla è sempre la stessa: vengono forniti soltanto numeri generici e aneddoti, mentre i dati di dettaglio, quelli che permetterebbero un confronto trasparente con concorrenti come Waymo, restano chiusi in un cassetto.
Ed è proprio il confronto con Waymo a risultare impietoso: la società rivale, ben più prudente, ha condotto test con safety driver per sei mesi, seguiti da altri sei mesi senza conducente, prima di avviare qualsiasi servizio commerciale. Un percorso lineare, trasparente, scandito da verifiche pubbliche e indipendenti. Al contrario, Tesla sembra voler saltare le tappe, rimuovendo i monitor di sicurezza in poche settimane e lasciando che le proprie vetture affrontino le complessità del traffico reale senza alcuna documentazione accessibile a terzi. Una scelta che, se da un lato accelera lo sviluppo e taglia i costi, dall’altro rischia di trasformarsi in un boomerang mediatico e normativo.
La questione della responsabilità in caso di incidente resta sospesa come una spada di Damocle. Chi paga, chi risponde, secondo quale standard di prova? Le assicurazioni brancolano nel buio, mentre le autorità si interrogano su come regolamentare un fenomeno che, di fatto, sfugge ai tradizionali schemi di controllo. In questo scenario, la mancanza di trasparenza diventa il vero tallone d’Achille: senza dati aperti su tassi di disengagement, tipologie di sinistri, condizioni meteo e profili di traffico, la fiducia degli utenti rischia di vacillare irrimediabilmente.
Non sorprende, dunque, che analisti, accademici e responsabili della sicurezza siano ormai concordi su una richiesta precisa: servono metriche pubbliche e indipendenti che consentano di valutare oggettivamente il rapporto rischi-benefici. Solo così sarà possibile dissipare i dubbi che avvolgono il progetto Robotaxi di Tesla ad Austin e offrire un punto di riferimento affidabile per tutto il settore. Dopotutto, la velocità dell’innovazione non può e non deve essere un alibi per eludere la responsabilità sociale e legale.
La partita, dunque, si gioca su un crinale sottile: da una parte, la spinta irresistibile verso il futuro incarnata da Tesla e dal suo sistema FSD; dall’altra, la necessità di fissare regole chiare, condivise e verificabili, senza le quali il rischio è quello di perdere, in un attimo, la fiducia costruita in anni di promesse. E se è vero che la rimozione rapida dei monitor può ridurre drasticamente i costi e accelerare l’espansione commerciale, è altrettanto vero che basta un singolo incidente gestito male, o uno scandalo sulla trasparenza, per far crollare un intero castello di carte.
La vicenda di Austin è, a ben vedere, uno spartiacque per tutto il settore della guida autonoma. Qui si misurano non solo le ambizioni di Tesla, ma anche la capacità di regolatori come la NHTSA di garantire un equilibrio tra innovazione e sicurezza. In un contesto in cui Waymo detta la linea della cautela e della trasparenza, il futuro dei Robotaxi dipenderà dalla capacità di dimostrare, con numeri verificabili e non con semplici promesse, che la tecnologia è davvero all’altezza delle aspettative. Solo così la mobilità del domani potrà conquistare la fiducia del grande pubblico, e non rischiare di naufragare sotto il peso delle proprie contraddizioni.
Ti potrebbe interessare