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Cybertruck in Europa? Norme, costi e un’illusione destinata a svanire

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 30 dic 2025
Cybertruck in Europa? Norme, costi e un’illusione destinata a svanire
Il direttore dello stabilimento tedesco Tesla afferma che il Cybertruck non può essere omologato in Europa per le rigide normative sulla sicurezza dei pedoni e la struttura del veicolo.

Nel panorama dell’automotive internazionale, pochi veicoli hanno saputo catalizzare l’attenzione e polarizzare le opinioni come il Cybertruck di Tesla. Il pickup elettrico, vera e propria icona a stelle e strisce, si è imposto come simbolo di rottura rispetto ai canoni tradizionali del design automobilistico. Tuttavia, la sua parabola commerciale sembra destinata a rimanere circoscritta al mercato americano, almeno per il prossimo futuro. E il motivo non è solo una questione di gusti o di tendenze: dietro l’impossibilità di una diffusione su larga scala nel Vecchio Continente si celano barriere normative e tecniche che appaiono, oggi, quasi insormontabili.

Basta scorrere i dati: dopo un primo anno che ha visto circa 39.000 immatricolazioni negli Stati Uniti, il Cybertruck ha registrato un calo del 22% nelle vendite dal quarto trimestre 2024. Ma è in Europa che il suo destino sembra segnato, come ha confermato senza mezzi termini André Thierig, direttore dello stabilimento tedesco di Tesla. Il manager ha escluso categoricamente la possibilità di vedere il pickup circolare in quantità significative sulle nostre strade, gettando una doccia fredda sulle aspettative di appassionati e curiosi.

Il cuore della questione risiede nelle norme UE, un vero e proprio scoglio per i costruttori che puntano al mercato europeo. L’Unione Europea impone criteri di omologazione particolarmente stringenti, soprattutto in tema di sicurezza pedoni. Il Cybertruck, con la sua carrozzeria in acciaio inossidabile, i bordi netti e le superfici rigide, rappresenta una sfida quasi impossibile da superare: le regole europee richiedono che la parte anteriore dei veicoli sia in grado di deformarsi e assorbire l’energia in caso di urto, oltre a vietare la presenza di spigoli vivi che potrebbero aumentare il rischio per gli utenti più vulnerabili della strada.

Si potrebbe pensare che, con qualche modifica tecnica, il pickup possa essere adattato alle esigenze del nostro continente. In teoria, infatti, l’introduzione di cofani deformabili, paratie di assorbimento o sistemi di protezione attiva potrebbe avvicinare il modello agli standard richiesti. Ma la realtà è ben diversa: i costi e i tempi di ingegnerizzazione necessari per adeguare il Cybertruck alle norme UE sarebbero tali da snaturare l’identità stessa del veicolo. Non va dimenticato che la carrozzeria in acciaio inossidabile non è solo una scelta estetica, ma anche un elemento distintivo che ha contribuito a creare il mito del pickup californiano. Modificare queste caratteristiche significherebbe tradire lo spirito con cui il progetto è nato e, probabilmente, deludere una fetta importante della clientela americana.

A rendere ancora più complesso il quadro, interviene un elemento di mercato tutt’altro che trascurabile: la domanda europea di pickup di grandi dimensioni è, storicamente, molto contenuta. Mentre negli Stati Uniti il pickup è sinonimo di lavoro, avventura e libertà, in Europa il contesto è radicalmente diverso. L’urbanizzazione spinta, le infrastrutture stradali spesso ridotte e la crescente attenzione alla sostenibilità ambientale limitano drasticamente il bacino potenziale di acquirenti. In questo scenario, l’arrivo del Cybertruck rischierebbe di essere un’operazione di nicchia, destinata a pochi appassionati disposti a tutto pur di distinguersi.

Ecco perché, allo stato attuale, il pickup elettrico di Tesla resta legato al suo mercato d’origine, con rare eccezioni rappresentate da importazioni private e modifiche ad hoc. Il dibattito tra costruttore, autorità regolatorie e potenziali clienti resta aperto, ma la strada verso un’omologazione di massa appare, francamente, tutta in salita. Se da un lato la tecnologia corre veloce e le soluzioni non mancano, dall’altro le barriere normative e culturali sembrano oggi più solide che mai.

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