Storica fabbrica Stellantis si ferma: niente più diesel e benzina
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C’è un silenzio nuovo che aleggia tra le mura della storica fabbrica di Douvrin, un silenzio che parla più di mille parole e che segna la fine di un’epoca per l’industria automobilistica europea. Nel cuore di quella che fu una delle roccaforti della meccanica continentale, si prepara a calare il sipario sulla produzione dei motori a combustione, con una transizione che, per quanto annunciata, non smette di lasciare il segno. Non si tratta soltanto di spegnere dei macchinari, ma di voltare pagina nella storia dell’automobile, una pagina scritta con il sudore e la passione di generazioni di lavoratori.
Si fermano i termici
Stellantis ha scelto di comunicare questa svolta epocale durante un incontro con i sindacati, delineando una road map che non lascia spazio a ripensamenti: dal primo novembre, le linee dedicate ai motori diesel 1.5 BlueHDi verranno fermate, mentre la produzione dei motori benzina 1.2 PureTech terminerà definitivamente entro il 2026. Dopo oltre cinquant’anni di attività e più di 40 milioni di propulsori prodotti dal 1969 – anno in cui la fabbrica nacque dalla storica alleanza tra Peugeot e Renault – la realtà di Douvrin si arrende all’onda lunga della transizione energetica, un fenomeno che sta ridisegnando i confini dell’intero settore.
A Douvrin, il cambiamento non è solo un dato di fatto, ma un processo già avviato: circa 330 dei 700 dipendenti hanno già imboccato la strada del futuro, trasferendosi nella nuovissima Gigafactory ACC, nata proprio sulle ceneri della vecchia fabbrica e ora cuore pulsante della produzione di batterie per veicoli elettrici. È qui che si respira l’aria della nuova mobilità, fatta di innovazione e di attenzione all’ambiente, dove la tecnologia corre veloce e le opportunità non mancano per chi sa reinventarsi.
Operai di ricollocare
Per i restanti 370 lavoratori, ricollocamento è la parola d’ordine. Stellantis ha messo in campo un piano articolato che prevede percorsi di formazione mirati e la possibilità di trasferirsi in altri stabilimenti del gruppo. Un cambiamento non privo di difficoltà, certo, ma accompagnato da incentivi economici e da una rete di supporto pensata per rendere la transizione il meno traumatica possibile. Perché, in fondo, dietro ogni numero c’è una storia, un volto, una famiglia che si trova a fare i conti con la necessità di adattarsi a un mondo che cambia a una velocità impressionante.
Ma attenzione: se a Douvrin cala il sipario sulla produzione dei motori a combustione, il testimone passa ora allo stabilimento di Trémery, che continuerà a essere un punto di riferimento per la tecnologia tradizionale. Qui, le linee produttive restano attive, pronte a soddisfare una domanda che, seppur in calo, mantiene ancora una sua rilevanza. Tuttavia, il messaggio è chiaro e inequivocabile: il futuro dell’auto si gioca tutto sul terreno della mobilità elettrica e della sostenibilità, e chi non saprà adeguarsi rischia di restare indietro.
Un caso emblematico
Il caso di Douvrin è emblematico di una tendenza che coinvolge tutto il Vecchio Continente. Le normative ambientali si fanno sempre più stringenti, imponendo alle case automobilistiche una vera e propria rivoluzione nei processi produttivi e nelle strategie industriali. Non è più tempo di rimandare: la transizione energetica è ormai realtà, e ogni azienda è chiamata a ripensare il proprio ruolo in un mercato in cui le regole del gioco stanno cambiando radicalmente.
In questo scenario, la nascita della Gigafactory ACC rappresenta molto più di una semplice riconversione industriale: è il simbolo di una nuova era, in cui la produzione di batterie per veicoli elettrici si candida a diventare il vero motore dell’innovazione. Un cambio di paradigma che vede la sostenibilità al centro delle strategie di sviluppo, con investimenti sempre più ingenti nella ricerca e nella formazione di nuove competenze.
Le difficoltà
Eppure, nonostante le difficoltà e le incertezze del momento, il percorso intrapreso da Stellantis e dagli altri attori del settore appare ormai segnato. Il futuro dell’automobile sarà sempre meno legato ai motori diesel e ai motori benzina, e sempre più orientato verso soluzioni a basso impatto ambientale, in grado di rispondere alle sfide di un mondo che chiede innovazione, responsabilità e visione.
La chiusura della fabbrica di Douvrin è, in definitiva, molto più di una semplice notizia di cronaca industriale: è il segnale di un cambiamento profondo, che coinvolge non solo le aziende, ma anche i lavoratori, le comunità e l’intero tessuto sociale. Un cambiamento che, tra difficoltà e opportunità, apre la strada a una nuova stagione della mobilità, in cui la sostenibilità e la capacità di adattarsi alle nuove sfide saranno le chiavi per restare protagonisti nel panorama globale.
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