Stop auto termiche 2035: l’UE cambia rotta sugli e-fuels
La Commissione europea ha deciso di riconsiderare la sua posizione rispetto allo stop ai motori a combustione, aprendo uno spiraglio che potrebbe cambiare significativamente il panorama automobilistico europeo. Dopo intensi negoziati e pressioni provenienti sia dall’industria automobilistica sia dai governi nazionali, Bruxelles ha scelto di allentare i vincoli del divieto di vendita di automobili con motore a combustione interna previsto per il 2035. Questa mossa rappresenta un cambio di rotta importante rispetto agli impegni iniziali, permettendo la commercializzazione di veicoli a combustione anche oltre questa data, a condizione che funzionino esclusivamente con carburanti climaticamente neutri come gli efuels e i biocarburanti.
Per comprendere appieno la portata di questa decisione, è necessario ripercorrere brevemente il contesto che l’ha generata. L’accordo originario del pacchetto “Fit for 55” prevedeva uno stop netto e definitivo alla vendita di auto con motori tradizionali dal 2035. Era una posizione rigorosa, apparentemente immutabile, che rappresentava il cuore della strategia europea di decarbonizzazione. Tuttavia, le cose raramente procedono come pianificato nel complesso ecosistema dell’industria automobilistica.
Case costruttrici di primo piano come BMW e Stellantis hanno sollevato una serie di obiezioni sostanziali, supportate fermamente da diversi governi nazionali, tra cui in primo luogo la Germania. Le loro preoccupazioni erano concrete e ben articolate: una transizione troppo rapida verso l’elettrico esclusivo, infrastrutture di ricarica ancora significativamente insufficienti, rischi potenziali per le catene di fornitura consolidate, e soprattutto il rischio concreto di perdita di posti di lavoro nei siti europei. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha incarnato questa posizione, chiedendo esplicitamente una revisione del provvedimento e invocando un approccio decisamente pluritecnologico. La richiesta, sebbene in apparenza ragionevole, rappresentava in realtà un indebolimento considerevole della linea ambizionista iniziale.
La decisione della Commissione si configura come un compromesso, sebbene non del genere che tutti gradiscono. Si tratta di un equilibrio delicato tra i diversi obiettivi di decarbonizzazione europea e le esigenze concrete di competitività industriale e stabilità occupazionale. Tuttavia, questo compromesso ha inevitabilmente spaccato gli stakeholder in due fronti nettamente contrapposti.
Da un lato, l’industria automobilistica ha accolto con notevole entusiasmo l’introduzione dei carburanti alternativi, considerandola una salvaguardia essenziale per l’occupazione e la competitività del settore rispetto ai competitor globali. Dall’altro lato, ambientalisti e organizzazioni climatiche hanno criticato duramente questa deroga, contestando la reale neutralità di alcuni biocarburanti e manifestando il timore legittimo di un indebolimento sostanziale degli impegni europei sulle emissioni. La frattura non è meramente tecnica, bensì profondamente ideologica.
Sul piano prettamente tecnico, rimangono sfide di enormi proporzioni. Produrre efuels su scala globale richiede investimenti straordinari e consumi energetici considerevoli, mentre l’approvvigionamento stabile di materie prime rinnovabili continua a rappresentare un collo di bottiglia critico. Parallelamente, l’espansione delle reti di ricarica per le auto elettriche rimane un obiettivo ancora lontano dal raggiungimento in buona parte del continente.
La Commissione ha promesso di fornire prossimamente standard tecnici rigorosi e criteri di sostenibilità stringenti destinati a disciplinare l’uso di questi combustibili innovativi. Questa decisione influenzerà inevitabilmente i piani strategici delle case automobilistiche, incoraggiandole a effettuare investimenti paralleli sia nella mobilità elettrica sia nei carburanti sintetici. I prossimi mesi risulteranno decisivi per definire concretamente come verranno implementati questi standard e quale spazio effettivo avranno questi combustibili nella transizione energetica europea verso il 2035 e oltre.
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