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Lo sterzo Hypersquare trasforma la guida: ecco la Peugeot che non ti aspetti

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 12 nov 2025
Lo sterzo Hypersquare trasforma la guida: ecco la Peugeot che non ti aspetti
Il concept Peugeot Polygon mostra l'Hypersquare e il steer by wire, anticipando il nuovo linguaggio stilistico e la piattaforma STLA Small per la futura 208.

Il futuro dell’automobile compatta europea sembra ormai scritto a chiare lettere e, ancora una volta, è il Leone francese a prendere la penna. La Peugeot Polygon non è solo un concept: è una dichiarazione d’intenti, un manifesto stilistico e tecnologico che proietta il marchio di Sochaux verso un domani fatto di audacia, memoria e avanguardia. Chi si aspettava l’ennesima citycar dal design rassicurante dovrà ricredersi: qui si parla di una vera e propria rivoluzione che affonda le radici nella tradizione – con evidenti richiami alla leggendaria 205 GTi – ma che guarda dritto negli occhi la mobilità di domani.

Al primo sguardo, il prototipo si fa notare per le sue linee squadrate e i dettagli retrò che non passano inosservati: il posteriore sfoggia fanali che sembrano usciti dagli anni Ottanta, mentre il montante posteriore cita senza mezzi termini gli hot hatch che hanno fatto la storia di Peugeot. Ma sotto questa pelle che strizza l’occhio al passato, pulsa un cuore ultramoderno. Il vero protagonista è lo sterzo Hypersquare, una soluzione che si era già intravista sul concept Inception e che ora torna in grande stile, pronta a ridefinire il rapporto tra uomo e macchina. Non è un vezzo estetico: il volante rettangolare, con la sua rotazione massima di appena 170 gradi per lato, promette un’esperienza di guida mai provata prima, specie nelle manovre strette o nei cambi di direzione improvvisi.

Tutto questo è reso possibile dall’adozione della tecnologia steer by wire, che abbandona il tradizionale collegamento meccanico tra volante e ruote in favore di un sistema elettronico capace di modulare la risposta dello sterzo in base alla velocità e alle condizioni di marcia. Non si tratta di una primizia assoluta – Infiniti aveva già rotto il ghiaccio con la Q50 oltre dieci anni fa – ma qui la soluzione viene integrata in un contesto stilistico e tecnologico completamente nuovo, in cui l’interazione tra design e innovazione diventa la chiave di volta per conquistare una clientela sempre più esigente e attenta alle novità.

L’ambizione di Peugeot non si ferma alla semplice sperimentazione: la casa francese punta a portare il sistema steer by wire sulle proprie vetture di serie entro il 2027, segnando così una svolta epocale nella guida quotidiana. La Peugeot Polygon si fa quindi portavoce di un nuovo modo di intendere l’auto compatta, dove il piacere di guida si sposa con la praticità e la sicurezza, senza rinunciare a un tocco di personalità che da sempre contraddistingue il marchio.

Ma non è solo lo sterzo a far parlare di sé. La base tecnica su cui poggia il concept è la nuova piattaforma STLA Small di Stellantis, un vero e proprio jolly capace di ospitare sia motorizzazioni termiche sia batterie elettriche di ultima generazione. Con una lunghezza che sfiora i quattro metri, la Peugeot Polygon anticipa in tutto e per tutto la futura 208, promettendo un’autonomia elettrica che può arrivare fino a 500 km. Non è un dettaglio da poco, considerando le esigenze di una clientela urbana e metropolitana sempre più attenta all’ecologia e ai costi di gestione. La produzione, prevista negli stabilimenti spagnoli di Vigo e Saragozza, sottolinea ancora una volta la vocazione internazionale del progetto e la volontà di presidiare i mercati più strategici del Vecchio Continente.

Certo, il passaggio dal concept alla produzione di serie richiederà inevitabilmente qualche compromesso: se la Peugeot Polygon sfoggia una configurazione coupé che fa sognare gli appassionati, la versione definitiva della nuova 208 avrà con ogni probabilità cinque porte, per venire incontro alle esigenze di praticità tipiche del segmento. Ma il filo conduttore resterà quello di una vettura capace di emozionare e sorprendere, con dettagli che non sono mai fini a sé stessi ma che contribuiscono a costruire un’identità forte e riconoscibile.

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