Stellantis a Termoli, cosa succede dopo la dismissione del motore FIRE
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La storica fabbrica di Stellantis a Termoli si trova di fronte a una delle sfide più ardue della sua lunga tradizione industriale. La produzione del celebre motore Fire, simbolo di eccellenza italiana, terminerà definitivamente entro maggio, segnando la fine di un’era per lo stabilimento. Questa decisione lascia in una situazione di incertezza circa 450 lavoratori, che si interrogano sul futuro del sito produttivo.
Una crisi profonda
La crisi non si limita alla cessazione del Fire. Il trasferimento negli Stati Uniti della produzione del motore benzina 2000 (GME), inizialmente destinato al mercato americano, ha aggravato la situazione. Le linee produttive dei motori 1000 e 1500 (GSE) operano a ritmo ridotto, con frequenti ricorsi alla cassa integrazione. Questo scenario evidenzia una profonda instabilità produttiva che colpisce non solo i lavoratori ma anche l’intera economia locale.
I sindacati Fim, Uilm, Fismic e Uglm hanno espresso preoccupazioni per l’impatto occupazionale immediato e per le prospettive a lungo termine dello stabilimento. L’unica possibilità concreta di rilancio sembra legata alla produzione della nuova Fiat 500 ibrida, ma i tempi per l’avvio del progetto rimangono incerti. La transizione verso l’ibrido rappresenta un’opportunità cruciale, ma richiede una strategia chiara e un impegno concreto da parte dell’azienda.
Cambio di strategia
A peggiorare il quadro, il progetto di conversione dell’impianto in Gigafactory per la produzione di batterie elettriche è stato posticipato. Inizialmente previsto per il 2026, il rinvio ha creato un vuoto produttivo che rischia di compromettere la sostenibilità del sito oltre il 2030. Questo ritardo rappresenta un duro colpo alle speranze di rilancio e mette in evidenza la difficoltà di mantenere competitività in un settore in rapida evoluzione.
Il contesto europeo del settore automobilistico è anch’esso in fermento, con la transizione verso la mobilità elettrica e la crescente concorrenza asiatica che impongono una revisione delle strategie produttive. L’Unione Europea, attraverso incentivi per la produzione di batterie, cerca di supportare l’industria, ma i tempi di attuazione delle politiche restano un nodo critico.
Un pilastro italiano
Lo stabilimento di Termoli ha rappresentato per decenni un pilastro dell’industria automobilistica italiana. Tuttavia, senza interventi rapidi e concreti, il rischio è che questo sito diventi un simbolo delle difficoltà che il settore sta affrontando nella transizione verso nuove tecnologie. La richiesta dei sindacati è chiara: servono investimenti e un piano industriale solido per garantire un futuro sostenibile.
In conclusione, il destino dello stabilimento di Termoli è legato a doppio filo alle decisioni strategiche di Stellantis e alla capacità di adattarsi alle nuove sfide del mercato. La chiusura del reparto Fire e il rinvio della Gigafactory rappresentano momenti di crisi, ma anche un’opportunità per ripensare il ruolo di Termoli nel panorama automobilistico europeo. Il tempo, tuttavia, è un fattore cruciale, e ogni ritardo potrebbe avere conseguenze irreversibili per i lavoratori e per l’intero settore.
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