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Stellantis e l’Europa: piccole auto elettriche e incentivi per rilanciare il mercato

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 12 set 2025
Stellantis e l’Europa: piccole auto elettriche e incentivi per rilanciare il mercato
L’Unione Europea e Stellantis puntano su incentivi, alleanze e sinergie per rilanciare le piccole auto elettriche, rinnovare il parco circolante e rafforzare la competitività.

C’è aria di rivoluzione nel mondo dell’auto, e questa volta il vento del cambiamento soffia forte da Bruxelles. L’Unione Europea sembra finalmente aver colto il segnale d’allarme lanciato dal mercato: il futuro della mobilità passa dalle piccole auto elettriche prodotte nel Vecchio Continente. E, a dare la scossa, ci pensa Stellantis con una proposta destinata a lasciare il segno: super incentivi per chi sceglie la città a zero emissioni, e una vera e propria alleanza tra costruttori europei, una sorta di “Airbus dell’auto”, per non lasciare il campo libero ai colossi d’Oriente.

Non si tratta di semplici suggestioni, ma di una strategia concreta che prende forma sulle parole di Antonio Filosa, il CEO che ha messo il dito nella piaga: il mercato dell’auto è in frenata, le immatricolazioni sono scese da 19 a 15 milioni, e serve un cambio di passo. Filosa non usa mezzi termini: il rinnovo del parco circolante europeo, con i suoi 250 milioni di veicoli spesso datati e inquinanti, è ormai una priorità non solo ambientale, ma anche economica. Sostituire i vecchi rottami con modelli di nuova generazione è la chiave per rimettere in moto la filiera, creare lavoro e tagliare le emissioni. E qui entra in gioco la richiesta forte e chiara all’UE: serve una revisione degli obiettivi sulle emissioni e, soprattutto, più neutralità tecnologica.

Perché, diciamolo chiaramente, la transizione elettrica non può essere una corsa a ostacoli. Se l’Europa vuole davvero restare competitiva, deve mettere da parte le rigidità e abbracciare un approccio pragmatico, che premi l’innovazione senza imporre dogmi. Ed è proprio su questa linea che si muove Stellantis, puntando tutto sul segmento delle compatte: la nuova Citroën C3, la Fiat Grande Panda e la Opel Frontera sono solo l’inizio di una rivoluzione che promette di cambiare il volto delle nostre città. I primi segnali sono già positivi: gli indicatori di performance del gruppo mostrano una crescita solida nell’ultimo trimestre, con tendenze che, se confermate, potrebbero consolidarsi entro il 2026.

Ma la partita si gioca su più fronti. Se da una parte il Vecchio Continente rappresenta la sfida più impegnativa, dall’altra c’è un’America che sembra pronta ad accogliere le novità. Basti pensare al pickup Ram con motore Hemi, che in una sola settimana ha raccolto 10.000 ordini, arrivando a quota 40.000 in un mese. Un segnale che il mercato statunitense, spesso considerato conservatore, è tutt’altro che indifferente alle nuove proposte. Sul delicato tema dei dazi, Filosa sceglie la via del dialogo: niente barricate, ma un confronto costruttivo con Washington per trovare soluzioni condivise e garantire condizioni di mercato eque.

Stellantis e Leapmotor

Un capitolo a parte merita la collaborazione con Leapmotor, la startup cinese che in pochi mesi ha letteralmente decuplicato la produzione, passando da 5.000 a 50.000 veicoli mensili, con l’ambizioso obiettivo di raggiungere i 600.000 entro il 2025. Una partnership che non solo sta portando risultati sorprendenti in patria, ma che in Europa ha già fatto registrare un sorpasso storico: in Germania, Leapmotor ha superato persino il colosso BYD, dimostrando che la competizione si gioca ormai su scala globale e che le alleanze strategiche possono fare la differenza.

In questo scenario, il ruolo delle politiche industriali e degli incentivi mirati diventa cruciale. Non basta produrre auto elettriche efficienti e accessibili: serve un sistema di sostegno che accompagni i consumatori nella transizione, riduca i costi di acquisto e favorisca la rottamazione dei veicoli più inquinanti. È una sfida che richiede visione, coraggio e, soprattutto, una nuova collaborazione tra i costruttori europei. Solo così il settore automotive potrà riconquistare competitività e rilanciare la sua leadership sullo scacchiere internazionale.

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