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Stellantis ferma la produzione in sei stabilimenti europei per calo domanda

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 26 set 2025
Stellantis ferma la produzione in sei stabilimenti europei per calo domanda
Stellantis annuncia fermi temporanei in sei stabilimenti europei (Pomigliano, Poissy, Tychy, Eisenach, Saragozza, Madrid) per adeguare produzione alla domanda; stop anche a Mirafiori per 500 elettrica.

Un nuovo scossone attraversa il settore automotive europeo: Stellantis ha annunciato una serie di chiusure stabilimenti che, come una pioggia improvvisa, si abbattono su diversi impianti strategici del Vecchio Continente. Il colosso automobilistico, alle prese con una domanda che arranca, ha scelto la strada della prudenza: fermare temporaneamente la produzione per non alimentare l’accumulo di veicoli invenduti, una scelta che sa di “cauto realismo” in tempi incerti.

A fare notizia, tra i tanti, è lo stop che coinvolge Pomigliano, cuore pulsante della produzione italiana. Qui, la catena di montaggio della Fiat Panda – uno dei modelli più iconici e longevi della casa torinese – si fermerà dal 29 settembre al 6 ottobre. Non si tratta di un caso isolato: la sospensione tocca anche la linea dell’Alfa Romeo Tonale, che resterà in silenzio fino al 10 ottobre. E se guardiamo a Torino, la storica Mirafiori non è da meno: qui la produzione sospesa riguarda la Fiat 500 elettrica, un segnale inequivocabile che la transizione verso l’elettrico, tanto decantata, sta attraversando una fase di riflessione.

Ma il vento del cambiamento non soffia solo in Italia. In Francia, l’impianto di Poissy – dove prendono vita DS3 e Opel Mokka – chiuderà i battenti dal 13 al 31 ottobre, coinvolgendo circa 2.000 lavoratori. In questo periodo, si cercherà di ottimizzare il tempo con attività di manutenzione e formazione, un modo per trasformare una pausa forzata in un’occasione di crescita interna. Non mancano le fermate anche negli stabilimenti di Polonia, Germania e Spagna: 9 giorni di stop a Tychy, due giorni a Eisenach per l’Opel Grandland, una settimana a Saragozza e due a Madrid. Una mappa di interruzioni che disegna un’Europa automobilistica alle prese con la necessità di adattarsi rapidamente a un contesto che cambia.

Dietro questa raffica di sospensioni, si cela una motivazione precisa: la necessità di gestire con attenzione le scorte e adeguare i ritmi produttivi al calo domanda che si fa sentire in modo sempre più marcato. I numeri parlano chiaro: nei primi sette mesi dell’anno, immatricolazioni in discesa dell’8%, con 1,19 milioni di veicoli venduti. Un dato che pesa come un macigno sulle strategie dei grandi gruppi, costretti a muoversi con la massima flessibilità per non rimanere schiacciati dalla concorrenza e dall’incertezza dei mercati.

Gli analisti sottolineano come la produzione flessibile sia ormai la carta vincente per chi vuole sopravvivere in un settore dove i cicli di domanda si fanno sempre più brevi e imprevedibili. La strategia di Stellantis appare quindi come una risposta pragmatica a un mercato in trasformazione, influenzato da fattori macroeconomici, nuove abitudini dei consumatori e la corsa – spesso a ostacoli – verso la mobilità elettrica. Non a caso, la sospensione della 500 elettrica a Mirafiori suona come un campanello d’allarme: anche il segmento delle vetture a batteria, che fino a poco tempo fa sembrava destinato a una crescita inarrestabile, mostra ora qualche crepa.

Le reazioni non si sono fatte attendere. I sindacati, da un lato, accolgono con favore il fatto che si tratti di misure temporanee e non di tagli occupazionali; dall’altro, non nascondono la preoccupazione per la frequenza di questi fermi e per l’impatto che possono avere sui salari variabili dei lavoratori. Le rappresentanze italiane, in particolare, chiedono garanzie sui tempi di ripresa e sulla tutela dei rapporti con i fornitori locali, consapevoli che la tenuta dell’intero indotto dipende dalla rapidità con cui la produzione potrà tornare a regime.

Dal punto di vista dei concessionari, la situazione si presenta a macchia di leopardo: alcuni modelli continuano a registrare buoni risultati, mentre altri, soprattutto quelli a combustione interna di fascia media, risentono del rallentamento. Proprio la decisione di fermare la 500 elettrica viene interpretata come un segnale che la domanda di auto elettriche “popolari” non è ancora decollata come si sperava, lasciando spazio a dubbi e riflessioni sulle strategie future.

Sul fronte finanziario, le chiusure stabilimenti possono aiutare a mantenere margini stabili nel breve periodo, evitando l’accumulo di vetture che, per essere vendute, richiederebbero sconti aggressivi. Tuttavia, la vera sfida sarà la capacità di riattivare la produzione con la stessa rapidità con cui è stata fermata, non appena la domanda tornerà a crescere. Per il gruppo guidato da Carlos Tavares, il prossimo futuro sarà un banco di prova: la parola d’ordine è flessibilità, in attesa che il mercato dia segnali più chiari e affidabili.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se questa strategia di adattamento rapido saprà realmente proteggere il gruppo dagli scossoni del mercato, o se si renderanno necessarie ulteriori misure. Una cosa è certa: il settore automobilistico europeo, e Stellantis in particolare, si trovano davanti a un bivio dove ogni scelta pesa come non mai.

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