Si inventa una campagna di richiami in officina: era tutto falso, smascherato dealer USA
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Fra i mille modi per farsi pubblicità, ce n’è uno che è meglio lasciar perdere: creare allarmismo sul mercato. Il rischio, più concreto che ipotetico, è che la propria strategia sortisca un effetto boomerang, che nella migliore delle ipotesi, dopo avere smascherato l’incauto autore, lo mette “a nudo” di fronte al pubblico sdegno. Meglio pensarci bene, dunque. E però c’è sempre chi, sordo ad inviti alla prudenza che nascono dal buon senso, progetta iniziative sciagurate che tutto possono essere tranne che realmente utili. È il caso, come riporta in queste ore una news de La Repubblica, del dealer statunitense “Passport”, con sede a Camp Springs (Maryland): evidentemente con l’intenzione di attirare più clienti possibile, la concessionaria del nord-est degli Stati Uniti ha pensato bene di inviare, in migliaia di copie e all’indirizzo di altrettanti ignari automobilisti, una lettera di avviso – dal contenuto più “terroristico” che effettivamente informativo -, intitolata “Avviso urgente di richiamo” in stampatello a grandi caratteri e su uno sfondo rosso che a più di uno deve essere apparso come inequivocabile.
Il contenuto delle lettere (ne sarebbero state spedite ben 21.000) conteneva diversi riferimenti a rischi di malfunzionamento e conseguenti controlli da effettuare, a titolo gratuito, presso il centro assistenza: una iniziativa-richiamo totalmente privata, che ha interessato – a loro insaputa – due big player commercializzati dal dealer statunitense, ovvero Nissan e Toyota. Ciò che gli autori dell’avviso di richiamo farlocco non hanno considerato, è da una parte la possibilità – per tutti gli automobilisti – di controllare eventuali campagne di richiamo attraverso un servizio offerto dal portale dell’NHTSA-National Highway Traffic Safety Administration previo inserimento del numero di telaio della propria vettura; dall’altra, la potenza delle associazioni di difesa dei consumatori, che nello spazio di qualche ora, una volta ricevute le prime segnalazioni, hanno provveduto ad indicare quanto stava avvenendo alla Federal Trade Commission. La quale ha, a sua volta, aperto una inchiesta. Lo stesso hanno fatto Nissan e Toyota, le aziende coinvolte.
La società “Passport”, riporta La Repubblica, si è difesa asserendo che i clienti giunti in concessionaria non avrebbero avuto notizie di richiami falsi, ed effettivamente alcuni veicoli dovevano essere sottoposti ad interventi obbligatori. Un tentativo di scagionarsi, in verità piuttosto debole: la stessa associazione USA di tutela dei consumatori ha già deciso di voler procedere nei confronti del dealer, agendo per vie legali. La questione sulla quale vengono posti i riflettori vuole, chiaramente, evitare che quanto ideato possa rappresentare un rischioso precedente, mettendo eventualmente a repentaglio la sicurezza degli automobilisti qualora si vedessero in futuro recapitare a casa avvisi di richiamo autentici e, sospettando nuove iniziative fasulle, non provvedano in merito (ricordate la storiella di quello che gridava “Al lupo, al lupo?”). Un effetto, in ogni caso, l’”idea” del dealer del Maryland lo ha sortito: far parlare di se, interessando la collettività. Sui tavoli della concessionaria stanno effettivamente arrivando delle lettere, tutte autentiche. Solo che si tratta di comunicazioni degli avvocati, e loro non scherzano…
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