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Robotaxi Tesla: numeri, incidenti e silenzi che fanno discutere

Di Fabrizio Gimena
Pubblicato il 30 ott 2025
Robotaxi Tesla: numeri, incidenti e silenzi che fanno discutere
Quattro incidenti dei Robotaxi Tesla ad Austin, indagini NHTSA su FSD e modalità 'Mad Max', confronto con Waymo e questioni di trasparenza.

Quando si parla di Robotaxi Tesla ad Austin, si entra subito in un territorio dove le promesse dell’innovazione si scontrano con la realtà dei numeri e delle scelte aziendali. La città texana, laboratorio a cielo aperto per la mobilità autonoma, è diventata il palcoscenico di un esperimento tanto ambizioso quanto controverso. Dall’avvio del servizio nel giugno 2025, le auto senza conducente di Elon Musk hanno percorso circa 250.000 miglia, ma i dati raccolti sollevano interrogativi che non possono essere ignorati.

In queste prime fasi, il crash rate dei veicoli Tesla si è attestato su una media di un incidente ogni 62.500 miglia, una cifra che non passa inosservata se confrontata con quella di Waymo, che dichiara un incidente ogni 98.600 miglia. Una differenza che, sebbene possa sembrare solo una questione di numeri, racchiude in sé tutte le criticità della sfida: la sicurezza reale della guida autonoma e la percezione di affidabilità agli occhi del pubblico.

Entrando nel dettaglio, i quattro incidenti registrati dai Robotaxi Tesla comprendono un tamponamento, due collisioni con oggetti fissi (in uno dei quali si sono registrati dei feriti) e un impatto a bassa velocità con un SUV. Episodi apparentemente ordinari nel traffico urbano, ma che assumono un peso diverso quando a bordo non c’è un conducente umano a prendere decisioni in frazioni di secondo. Proprio per questo, la NHTSA – la National Highway Traffic Safety Administration – ha deciso di aprire un’indagine, puntando i riflettori soprattutto sulla modalità “Mad Max” del sistema FSD (Full Self-Driving).

La funzione Mad Max promette, almeno sulla carta, una guida più “determinata”, capace di gestire situazioni complesse e traffico intenso, ma nei fatti solleva non poche perplessità. L’idea che un software possa deliberatamente adottare comportamenti più aggressivi, spingendosi fino al limite delle regole stradali – e talvolta oltre – è ciò che ha portato la NHTSA a monitorare da vicino ben 58 segnalazioni di infrazioni attribuite al FSD, inclusi 14 incidenti che hanno causato 23 feriti. È evidente che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, il sistema di percezione e decisione automatica ha ancora margini di miglioramento sostanziali.

Ma se la sicurezza su strada è il primo tema che viene in mente, altrettanto centrale è la questione della trasparenza. In un settore dove la fiducia del pubblico è tutto, sorprende – e preoccupa – la scelta di Tesla di oscurare regolarmente nei report ufficiali dettagli chiave sugli incidenti, giustificando la cosa con la tutela di “informazioni commerciali riservate”. Una pratica che, a differenza di quanto fa Waymo con i suoi rapporti dettagliati e accessibili, limita la possibilità di valutazioni indipendenti e alimenta il sospetto che dietro la narrazione aziendale si celino criticità più profonde.

Questa opacità non è solo una questione di immagine, ma tocca il cuore del rapporto tra innovazione e responsabilità pubblica. Gli esperti sottolineano come sia fondamentale poter analizzare non solo le statistiche secche, ma anche il contesto degli incidenti: dinamiche, condizioni ambientali, eventuali errori di percezione del sistema. Senza questi dati, il dibattito sulla sicurezza dei Robotaxi Tesla rischia di restare monco, lasciando spazio a paure e diffidenze che potrebbero rallentare l’intero processo di adozione della guida autonoma.

La situazione di Austin si trasforma così in un banco di prova non solo per la tecnologia, ma anche per la capacità delle aziende di dialogare con istituzioni e cittadini in modo trasparente e responsabile. Da un lato, Tesla dichiara di collaborare con le autorità e di lavorare costantemente al miglioramento del proprio software; dall’altro, la reticenza nel condividere informazioni complete alimenta un clima di incertezza che si riflette nelle richieste, sempre più pressanti, di regolamentazioni chiare e monitoraggio indipendente.

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