Prezzi carburanti in Italia: lieve calo e divario tra rete e autostrade
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In questi giorni, chi si mette in viaggio sulle strade italiane non può fare a meno di notare che i prezzi carburanti continuano a muoversi come su una sottile altalena: variazioni minime, quasi impercettibili, ma sempre accompagnate da forti differenze tra la rete ordinaria e le autostrade. Il quadro, elaborato dalle ultime rilevazioni trasmesse all’Osservatorio prezzi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e rielaborato dagli esperti del settore, conferma ancora una volta quanto sia fondamentale per l’automobilista saper scegliere dove e quando fare rifornimento.
Soffermiamoci subito su un dato che balza all’occhio: la benzina self-service si attesta su una media nazionale di 1,698 euro al litro, con una variazione negativa quasi simbolica di 0,001 euro. Eppure, la differenza tra i distributori delle compagnie petrolifere e le pompe bianche è tutt’altro che trascurabile. Se presso le prime il prezzo medio raggiunge 1,701 euro, nelle seconde – sempre più apprezzate da chi cerca risparmio – scende a 1,691 euro. Un dettaglio che, moltiplicato per i litri di un pieno, fa la differenza soprattutto per chi macina chilometri ogni giorno.
Non cambia la musica se si guarda al diesel self-service: la media nazionale è di 1,627 euro al litro, anche qui con una flessione minima di 0,001 euro. Ma la forbice tra compagnie e pompe bianche resta ampia: 1,630 euro per le prime, 1,620 euro per le seconde. In un periodo in cui ogni centesimo conta, questi dati diventano preziosi per chi, con un occhio al portafoglio, vuole ottimizzare i costi di gestione dell’auto.
Se invece si opta per il rifornimento in modalità “servito”, la spesa sale sensibilmente. La benzina raggiunge in media 1,840 euro al litro, con una differenza marcata tra le compagnie (1,880 euro) e le pompe bianche (1,762 euro). Anche il diesel servito si mantiene su livelli elevati: 1,768 euro al litro in media, con le compagnie a 1,808 euro e le pompe indipendenti che scendono a 1,690 euro. Questi numeri raccontano, senza mezzi termini, come la scelta della stazione di servizio possa incidere concretamente sulla spesa finale.
Guardando ai carburanti alternativi, il GPL resta stabile a 0,691 euro al litro, mentre il metano registra un lieve rincaro, salendo a 1,412 euro al chilogrammo (+0,001 euro). Da segnalare anche la leggera flessione del GNL, che si attesta a 1,234 euro al chilogrammo (-0,001 euro). Sono cifre che, pur muovendosi di poco, testimoniano la volatilità di un mercato sempre influenzato da variabili esterne e spesso imprevedibili.
Il dato che più colpisce, però, riguarda i prezzi carburanti sulle autostrade: qui il costo della benzina self-service arriva a toccare 1,800 euro al litro, mentre il servito sfonda la soglia dei 2 euro, fermandosi a 2,061 euro al litro. Anche il diesel autostradale non fa eccezione, con 1,740 euro al litro per il self e ben 2,007 euro per il servito. Una differenza che, specie nei lunghi viaggi, rischia di pesare non poco sul budget familiare o aziendale.
Non sorprende quindi che le associazioni dei consumatori suggeriscano di pianificare i rifornimenti con attenzione, evitando – laddove possibile – le stazioni sulle autostrade e consultando regolarmente l’Osservatorio prezzi ministeriale per individuare i distributori più convenienti. Un consiglio pratico che può trasformarsi in un risparmio tangibile, soprattutto per chi percorre spesso tratte extraurbane.
Gli analisti del settore sottolineano come i prezzi carburanti restino estremamente sensibili a fattori esterni: tensioni geopolitiche, oscillazioni delle quotazioni del Brent e costi logistici sono solo alcune delle variabili che possono determinare aumenti o ribassi anche repentini. Le compagnie petrolifere, dal canto loro, giustificano le differenze di prezzo con le dinamiche internazionali del greggio e i costi di raffinazione, mentre le pompe bianche rivendicano la loro maggiore competitività grazie a margini ridotti e a modelli operativi più snelli.
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