Porsche in crisi, l’AD Blume: “Il nostro modello non funziona più”
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La crisi che sta travolgendo Porsche rappresenta un vero e proprio spartiacque nella storia recente del marchio di Zuffenhausen. Non si tratta più di semplici oscillazioni di mercato, ma di una vera e propria trasformazione che impone riflessioni profonde sulla direzione da intraprendere. A lanciare l’allarme è stato lo stesso amministratore delegato Oliver Blume, che con toni netti ha ammesso come “il modello di business che ci ha reso leader per decenni oggi non funziona più nella sua forma attuale”. Una dichiarazione che fotografa la situazione: il marchio tedesco, simbolo di eccellenza e sportività, si trova oggi a dover fare i conti con vendite globali in calo, la pressione di nuovi concorrenti e la necessità di ridefinire la propria identità in un’epoca dominata dalla transizione elettrica.
Il 2024 si è aperto con un dato inequivocabile: un calo del 3% nelle vendite globali rispetto all’anno precedente. Ma il dato più allarmante arriva dal primo semestre 2025, dove la flessione raggiunge il 6%. Numeri che non possono più essere liquidati come una parentesi negativa, ma che evidenziano un trend strutturale che mette in discussione certezze consolidate. E proprio per rispondere a questa crisi, il gruppo ha annunciato tagli al personale che coinvolgeranno ben 1.900 dipendenti entro il 2029, un provvedimento che la dice lunga sulla profondità della ristrutturazione in atto.
Porsche travolta dalla realtà del mercato
Non meno significativa è la battuta d’arresto della strategia elettrico. Se la nuova Macan elettrica aveva fatto ben sperare con un debutto promettente, il tracollo della Taycan è stato un campanello d’allarme impossibile da ignorare: nel 2024 le consegne sono crollate del 49%, seguite da un ulteriore -6% nella prima metà del 2025. Di fronte a questi numeri, Porsche ha dovuto rivedere le proprie ambizioni, abbandonando ufficialmente l’obiettivo di raggiungere l’80% di vendite elettriche entro il 2030. Una svolta che sancisce il passaggio da una transizione accelerata a un approccio più cauto e graduale, con l’azienda che ora valuta anche versioni a combustione per modelli inizialmente pensati come elettrici.
Il quadro si complica ulteriormente se si guarda alla Cina, mercato chiave per il brand tedesco. Qui, la situazione appare particolarmente critica: nel 2024 le vendite sono precipitate del 28%, con un trend identico anche nella prima metà del 2025. A fare la differenza è la concorrenza dei brand locali, capaci di offrire modelli elettrico tecnologicamente avanzati e soprattutto più accessibili. Una sfida che sta erodendo in modo preoccupante la quota di mercato di Porsche, mettendo in discussione la sua capacità di restare competitiva su scala globale.
Il rombo del cambiamento
Sul fronte della gamma, il prossimo futuro si preannuncia ricco di cambiamenti. A ottobre usciranno di produzione le iconiche Boxster e Cayman termiche, due modelli che hanno fatto la storia del marchio e che lasceranno spazio alle rispettive versioni elettriche, attese però non prima del 2026. Nel frattempo, i riflettori sono puntati sulla nuova Cayenne EV, che verrà presentata nei prossimi mesi e che rappresenta una delle scommesse più importanti per il rilancio del marchio. Non meno interessante è la valutazione in corso sull’introduzione di un nuovo SUV a benzina, che però non arriverà prima del 2030: un segnale di come la casa di Zuffenhausen stia cercando di mantenere un piede nel passato, senza però rinunciare alle opportunità offerte dall’innovazione.
In questo contesto di grande incertezza, Porsche si trova costretta a ripensare la propria strategia a 360 gradi. La sfida è trovare un nuovo equilibrio tra innovazione e tradizione, valorizzando la propria storia senza però restare ancorati a modelli che il mercato sembra ormai aver superato. La transizione elettrica, che solo pochi anni fa appariva come la strada maestra verso il futuro, oggi si trasforma in un percorso più articolato, fatto di tappe intermedie e di una maggiore attenzione alle esigenze reali dei clienti.
L’impressione è che il marchio di Zuffenhausen abbia finalmente preso coscienza della necessità di adottare un approccio più flessibile e meno dogmatico. Le parole di Oliver Blume suonano come un invito a non dare nulla per scontato: il futuro di Porsche si giocherà sulla capacità di reinventarsi, di ascoltare il mercato e di saper anticipare i cambiamenti, senza mai perdere di vista quei valori che hanno reso il marchio un’icona a livello mondiale. Il tempo delle certezze granitiche sembra essere finito; ora inizia la sfida più difficile, quella di saper cambiare restando fedeli a se stessi.
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