Polestar chiude gli showroom in Cina e punta tutto sull’online
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Il vento del cambiamento soffia forte per Polestar in Oriente. Dopo mesi di incertezze e segnali inequivocabili dal mercato, la casa automobilistica svedese-cinese ha deciso di dire addio ai suoi ultimi avamposti fisici in Cina, chiudendo anche l’iconico showroom di Shanghai. Una scelta che segna la fine di un’epoca e apre le porte a una rivoluzione: la vendita delle sue auto elettriche nel mercato asiatico passerà ora esclusivamente attraverso la vendita online. Una mossa coraggiosa, certo, ma anche inevitabile in un contesto dove la concorrenza locale detta legge con prezzi aggressivi e soluzioni tecnologiche all’avanguardia.
Non si tratta di un semplice cambio di rotta, ma di una vera e propria inversione a U nella strategia commerciale di Polestar. Le cifre parlano chiaro: tra il 2021 e il 2024, le consegne annuali in Cina non hanno mai superato le 3.200 unità, mentre nei primi sei mesi del 2025 il dato è crollato a soli 69 veicoli immatricolati. Un tracollo che fa riflettere e che impone una riflessione profonda sulla sostenibilità di un modello tradizionale in un Paese dove i costruttori locali, spesso sostenuti da una filiera industriale rapidissima e da un’attenzione spasmodica all’innovazione, riescono a offrire prodotti più accessibili e, non di rado, più vicini ai gusti del pubblico cinese.
Il nuovo corso punta tutto sulla vendita online, abbandonando la rete fisica per ridurre i costi fissi e rispondere a un consumatore sempre più digitalizzato. L’obiettivo dichiarato è quello di costruire un ecosistema online in grado di offrire personalizzazione, immediatezza e una customer experience all’altezza delle aspettative di una clientela sofisticata e iperconnessa. Polestar scommette su un’esperienza d’acquisto integrata, dove la tecnologia non è solo un supporto, ma il vero motore della relazione con il cliente.
Il contesto però resta estremamente sfidante. Il mercato delle auto elettriche in Cina è oggi una vera e propria giungla, dove la concorrenza locale si fa sentire a ogni livello: dal prodotto entry-level fino alle proposte premium, la battaglia si gioca su prezzi, prestazioni e servizi digitali sempre più avanzati. In questo scenario, Polestar deve anche fare i conti con un debito che ha superato i 7 miliardi di dollari, una zavorra che rischia di limitare le ambizioni del marchio se non accompagnata da una netta inversione di tendenza nelle vendite.
A dare un segnale di fiducia, però, ci pensa Geely, il gruppo cinese che ha rafforzato la propria presa su Polestar investendo altri 200 milioni di dollari e portando la quota di capitale al 66%. Una mossa strategica che, pur mantenendo i diritti di voto sotto il 50%, conferma la volontà di non abbandonare il marchio, ma anzi di accompagnarlo in questa fase di profonda trasformazione. Il messaggio è chiaro: il futuro di Polestar passa dalla capacità di adattarsi e di sfruttare le sinergie produttive offerte dalla Cina, che resta una piattaforma industriale e logistica di primo livello a livello globale.
Sul fronte prodotto, la scommessa si chiama Polestar 5: presentata in anteprima al Salone di Monaco 2025, questa gran turismo elettrica da ben 880 cavalli rappresenta il manifesto tecnologico e stilistico della casa. Dotata di una piattaforma in alluminio, ricarica ultra-rapida e un’autonomia dichiarata di 480 km, la Polestar 5 punta a riaffermare il posizionamento premium del brand. Tuttavia, resta da capire se questa proposta high-end riuscirà davvero a fare breccia in un mercato come quello cinese, dove il lusso viene sempre più ridefinito dai nuovi player digitali e dai servizi su misura.
Gli analisti, intanto, restano divisi: se da un lato la drastica riduzione dei costi fissi legati agli showroom rappresenta un vantaggio immediato, dall’altro il vero banco di prova sarà la capacità di Polestar di interpretare i bisogni di una clientela esigente e di differenziarsi in un panorama competitivo dominato dalla concorrenza locale. La sfida non è solo industriale, ma soprattutto culturale e commerciale.
Guardando avanti, lo scenario resta aperto: se la domanda di auto elettriche premium dovesse continuare a rimanere debole in Cina, non è escluso che Polestar possa decidere di ricalibrare il proprio posizionamento globale, concentrando le energie su mercati più ricettivi e utilizzando la Cina principalmente come base produttiva e logistica. In ogni caso, la partita è tutt’altro che chiusa: il futuro di Polestar si giocherà sulla capacità di coniugare innovazione, flessibilità e una visione chiara delle nuove dinamiche di mercato.
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