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Peugeot 108 pronta a rinascere? Le regole europee aprono la strada

Di Emanuela Termonte
Pubblicato il 1 dic 2025
Peugeot 108 pronta a rinascere? Le regole europee aprono la strada
Peugeot apre al possibile ritorno della 108: Alain Favey afferma che la categoria E Car dell'UE potrebbe rendere redditizia la produzione.

Nelle pieghe delle nuove regolamentazioni europee si nasconde una promessa che potrebbe rivoluzionare il modo in cui concepiamo la mobilità urbana del nostro continente. Alain Favey, alla guida di Peugeot, ha recentemente sollevato il velo su una possibilità affascinante: il ritorno della Peugeot 108, quella city car che ha fatto sognare generazioni di automobilisti europei. Non si tratta di una semplice nostalgia, bensì di una strategia industriale che affonda le radici nella trasformazione delle regole del gioco europeo.

Il CEO della casa francese non ha usato giri di parole quando ha dichiarato che, qualora emergesse una nuova categoria normativa in grado di rendere economicamente sostenibile la produzione di automobili più piccole, Peugeot non avrebbe alcuna ragione per restare fuori da quel segmento dove un tempo regnava sovrana. È un’affermazione che racchiude in sé tutta la pragmaticità di chi sa bene che le decisioni industriali non vengono prese sulla base dei sentimenti, ma sulla base dei numeri e delle possibilità concrete di profitto.

La storia della Peugeot in questo segmento è impressionante. La 106, la 107 e successivamente la 108 hanno rappresentato il simbolo della mobilità accessibile per milioni di europei. Oltre un milione di vetture vendute, un dato che parla da solo sulla capacità di questa casa di interpretare i bisogni reali del mercato. Eppure, negli ultimi anni, il segmento delle city car tradizionali è stato progressivamente abbandonato, schiacciato dal peso crescente delle normative, dai costi di produzione sempre più elevati e dalle richieste imperative di sicurezza ed emissioni.

Ecco dove entrano in gioco le normative europee e la categoria delle E Car. Queste nuove regole rappresentano un tentativo comunitario di aprire uno spiraglio, un corridoio normativo attraverso il quale i costruttori potrebbero tornare a produrre vetture ultracompatte ed effettivamente convenienti. L’idea sottostante è elegante nella sua semplicità: alleggerire alcuni obblighi tecnici specifici, non per compromettere la sicurezza, ma per creare uno spazio dove i margini di profitto possono essere mantenuti senza ricorrere a prezzi astronomici al consumo finale.

Favey ha insistito su un punto cruciale: le tecnologie devono avere senso. Non nel senso poetico del termine, ma nel senso concreto che esse devono rappresentare investimenti razionali, capaci di generare un ritorno economico proporzionato. Questa è la vera sfida del momento: come conciliare l’innovazione con la sostenibilità economica dei progetti industriali.

L’interesse per questa strada non è limitato al solo marchio Peugeot. All’interno del gruppo Stellantis, anche Citroën sta guardando al proprio patrimonio storico con l’intenzione di reinterpretare icone come la 2CV. Nel frattempo, concorrenti come Dacia e il gigante cinese BYD stanno calcolando le loro mosse, consapevoli che il mercato delle city car potrebbe rigenerarsi sotto il segno dell’elettrificazione.

Naturalmente, non mancano le voci critiche. Analisti e rappresentanti dei consumatori ricordano che semplificare le norme non può trasformarsi in un compromesso sulla sicurezza. Gli standard differenziati dovranno comunque garantire un livello di protezione adeguato sia per chi siede dentro l’auto che per i pedoni e i ciclisti sulle strade.

Per il consumatore europeo medio, le prospettive sono allettanti: automobili urbane elettriche a prezzi effettivamente contenuti potrebbero rappresentare il passaggio democratico verso una mobilità realmente sostenibile. Tutto dipende, in ultima analisi, da come il legislatore europeo deciderà di tracciare i confini tecnici e commerciali, e da quanti costruttori avranno il coraggio di scommettere sul ritorno di questo segmento.

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