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Perché l’elettrico non cresce: la nuova posizione di Stellantis

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 5 dic 2025
Perché l’elettrico non cresce: la nuova posizione di Stellantis
Antonio Filosa riconosce errori nella strategia EV di Stellantis, propone misure correttive tra incentivi, flessibilità tecnologica.

C’è un momento nella storia di ogni grande azienda in cui la realtà bussa alla porta e chiede conto delle promesse fatte. Stellantis sembra aver raggiunto proprio questo punto di inflessione. Durante la 17ª Industrial & Auto Conference di Goldman Sachs, Antonio Filosa, amministratore delegato del gruppo automobilistico, ha affrontato una questione che pesa come un macigno sul settore: i veicoli elettrici non stanno conquistando il mercato come previsto, e questo richiede un ripensamento radicale delle strategie industriali.

Le cifre che emergono dal dibattito sono eloquenti e, per certi versi, brutalmente oneste. Nel mercato USA, la penetrazione dei veicoli a batteria rimane ferma sotto il 6%, ben lontana dal 50% previsto entro il 2030. Non si tratta di un ritardo marginale, ma di uno scarto colossale che costringe a interrogarsi sulle fondamenta stesse della transizione automobilistica. Filosa ha riconosciuto pubblicamente i limiti delle precedenti previsioni sulla diffusione dell’elettrico, compiendo un gesto che non è scontato in un contesto dove le promesse ai mercati finanziari vengono spesso difese con caparbia determinazione.

Il cambio di rotta che Stellantis sta abbracciando non rappresenta una semplice correzione al rialzo o al ribasso di alcuni parametri. Si tratta piuttosto di un passaggio verso una strategia industriale più pragmatica, costruita sulla consapevolezza che la realtà del mercato è più complessa e sfaccettata di quanto i modelli previsionali potessero anticipare. L’orizzonte strategico si sposta così verso un equilibrio che non sacrifichi la decarbonizzazione, ma la coniughi con la protezione occupazionale e, dato cruciale, con l’accessibilità economica dei veicoli per i consumatori appartenenti a fasce di reddito differenti.

In questo contesto, acquistano rilevanza particolare le orientamenti proposti dall’ACEA, l’Associazione Europea dei Costruttori Automobili. Questi includono approcci differenziati a seconda della categoria di veicolo, meccanismi di flessibilità nella riduzione della CO2, incentivi calibrati sulla domanda e crediti speciali pensati per le auto di piccole dimensioni. Non è semplicemente una questione tecnica di ingegneria normativa: è piuttosto il riconoscimento che una transizione troppo rigida potrebbe generare conseguenze economiche e sociali inaccettabili.

La riflessione di Filosa si estende anche al mix tecnologico che Stellantis intende sviluppare nel breve-medio termine. Ibridi, motori termici migliorati e infrastrutture di ricarica emergono come alternative più realistiche rispetto a una conversione rapida verso l’elettrico totale. È una visione che riconosce come la tecnologia non sia un’entità astratta, ma debba trovare corrispondenza nelle effettive capacità produttive, nelle infrastrutture disponibili e nelle preferenze concrete dei consumatori.

Il contesto geopolitico gioca un ruolo non trascurabile in questa ricalibratura strategica. I rinvii di alcune norme europee, combinati con segnali positivi su dazi e reshoring, offrono margini per calibrare meglio gli strumenti e alleggerire le pressioni sui costi industriali. Questi elementi non sono dettagli marginali, ma fattori strutturali che influenzano le decisioni di investimento e la competitività complessiva del settore.

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