Nuovo Ecobonus 2025: chi può accedere agli incentivi per l’auto elettrica
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Un cambiamento epocale si profila all’orizzonte per chi sogna di mettersi al volante di un’auto a zero emissioni: dal prossimo settembre, il meccanismo degli incentivi auto elettriche sarà rivoluzionato da una novità che non mancherà di far discutere. Se fino ad oggi il sostegno all’acquisto di vetture elettriche era accessibile a una platea ampia e trasversale, con il nuovo Ecobonus 2025 la musica cambia: il requisito fondamentale per accedere ai contributi sarà la residenza nelle cosiddette aree urbane funzionali, le famose FUA. Una scelta che restringe il campo e, allo stesso tempo, punta a massimizzare l’impatto positivo della mobilità elettrica nei territori dove questa può davvero fare la differenza.
Ma cosa si intende, nello specifico, per aree urbane funzionali? La definizione arriva direttamente dall’ISTAT: si tratta di città con almeno 50.000 abitanti, circondate da quei comuni limitrofi che gravitano intorno al capoluogo grazie a intensi flussi di pendolarismo. In altre parole, si guarda a quei contesti urbani dove la densità abitativa e la necessità di spostamenti quotidiani sono più marcate. Un taglio netto, dunque, per chi vive in piccoli centri rurali o in zone periferiche, spesso già penalizzate dai servizi e ora escluse anche dal nuovo corso degli incentivi.
La logica dietro questa decisione, come spiegato dal ministro Pichetto Fratin, è cristallina: concentrare le risorse pubbliche là dove la transizione verso la mobilità elettrica può produrre i risultati più tangibili, sia in termini di riduzione delle emissioni che di abbattimento dell’inquinamento acustico e atmosferico. Non è un mistero che le grandi città, con il loro traffico congestionato e le problematiche ambientali, rappresentino il banco di prova più importante per la rivoluzione green che il governo vuole promuovere.
A disposizione ci sono quasi 600 milioni di euro, una cifra importante che però, proprio per la sua rilevanza, deve essere impiegata con criterio. Da qui la scelta di premiare chi, oltre a risiedere nelle aree urbane funzionali, si impegna nella rottamazione auto vecchie e inquinanti. Il meccanismo è chiaro: solo chi darà il benservito a un veicolo datato potrà aspirare al contributo, a tutto vantaggio del rinnovo del parco circolante e della lotta allo smog.
E non finisce qui: la generosità del bonus sarà direttamente proporzionale al reddito, misurato attraverso l’ISEE. Per chi rientra nella fascia sotto i 30.000 euro, il contributo potrà arrivare fino a 11.000 euro, una cifra che rappresenta un vero e proprio boost per chi sogna di abbracciare la mobilità a emissioni zero. Per chi, invece, si colloca nella fascia tra i 30.000 e i 40.000 euro, il bonus scende ma resta comunque sostanzioso, toccando quota 9.000 euro. Una differenziazione che mira a garantire equità, favorendo chi si trova in condizioni economiche meno agiate e, di conseguenza, potrebbe avere più difficoltà ad accedere alle nuove tecnologie.
Attenzione però: la finestra temporale per usufruire degli incentivi auto elettriche sarà ben definita. I contributi resteranno disponibili fino al 30 giugno 2026, ma – come sempre accade in questi casi – la partita potrebbe chiudersi prima in caso di esaurimento dei fondi. Una corsa contro il tempo, dunque, per chi non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione di passare all’elettrico con un aiuto concreto dallo Stato.
Per chi desidera verificare la propria eleggibilità, la procedura sarà piuttosto semplice. In attesa che il Governo metta a disposizione uno strumento online dedicato, sarà possibile consultare l’elenco ufficiale ISTAT delle aree urbane funzionali. Un passaggio fondamentale, visto che il nuovo criterio geografico rischia di escludere una fetta significativa di potenziali beneficiari, soprattutto nelle province più periferiche e nei piccoli comuni.
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