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Nuove regole UE sullo stop termico: Stellantis ha delle perplessità

Di Simone Fiderlisi
Pubblicato il 17 dic 2025
Nuove regole UE sullo stop termico: Stellantis ha delle perplessità
La Commissione UE abbandona il bando totale del 2035. Stellantis però avverte: misure insufficienti per i veicoli commerciali leggeri.

L’Europa cambia passo sulla transizione ecologica dell’auto, aprendo a una maggiore flessibilità tecnologica ma senza rinunciare alla lotta alle emissioni CO2. Invece di perseguire l’azzeramento totale delle motorizzazioni tradizionali entro il 2035, Bruxelles fissa ora l’obiettivo di una riduzione del 90% delle emissioni rispetto ai livelli del 2021. Un segnale che, come spesso accade nelle grandi manovre europee, divide e fa discutere: da una parte chi teme un passo indietro sugli impegni climatici, dall’altra chi vede finalmente un’attenzione concreta alle esigenze delle imprese e del mercato.

A suonare la carica tra i costruttori è Stellantis, che mette subito in chiaro le proprie perplessità: le nuove misure, pur introducendo la tanto invocata neutralità tecnologica, rischiano di non essere sufficienti per sostenere una transizione realmente sostenibile, soprattutto per i veicoli commerciali leggeri. E qui si tocca uno dei nodi più delicati dell’intero settore: la mobilità del lavoro, delle imprese, della logistica. I furgoni e i mezzi da lavoro sono la spina dorsale delle piccole e medie aziende europee, e ogni incertezza sulle regole del gioco rischia di ripercuotersi a cascata su costi, competitività e occupazione.

Secondo Stellantis, la strada scelta dalla Commissione offre sì maggiore apertura a soluzioni alternative – dai veicoli ibridi agli e-fuel, passando per l’idrogeno – ma lascia irrisolte alcune criticità strutturali. Soprattutto per chi opera nel trasporto merci o nei servizi, le limitazioni di autonomia, i tempi di ricarica ancora troppo lunghi e i costi d’acquisto elevati rischiano di diventare ostacoli insormontabili. Senza un piano di incentivi strutturato e infrastrutture dedicate, il rinnovo delle flotte rischia di rallentare, con effetti negativi a catena su tutto il tessuto produttivo europeo.

La vera novità, però, sta proprio nell’introduzione della neutralità tecnologica come principio cardine della strategia europea al 2035. Un concetto che, almeno sulla carta, permette di adattare le soluzioni alle specificità dei diversi mercati e segmenti, senza imporre un’unica tecnologia vincente. In altre parole, non solo auto elettriche, ma anche ibride avanzate, motori alimentati a e-fuel o idrogeno, in un mix che dovrà tenere conto delle esigenze di ciascun Paese e delle diverse realtà produttive. Un approccio pragmatico, che però non può esimersi dal garantire risultati concreti già nel breve periodo: raggiungere i target intermedi del 2030 richiederà strumenti che sappiano coniugare sostenibilità ambientale, contenimento dei costi e operatività continua per le aziende.

Non mancano, naturalmente, le reazioni contrastanti. Le organizzazioni ambientaliste e alcuni governi europei gridano al tradimento degli obiettivi climatici, mentre i costruttori e gli operatori della logistica invocano più tempo e sostegni mirati, soprattutto per i veicoli commerciali leggeri. Ed è proprio su questo fronte che si giocherà una partita decisiva nei prossimi anni: senza un rafforzamento delle infrastrutture di ricarica rapida, incentivi economici per il ricambio delle flotte e una chiara definizione delle scadenze e delle penalità, il rischio è quello di una frammentazione del mercato e di una perdita di competitività per l’industria europea.

C’è però anche chi vede il bicchiere mezzo pieno. Stellantis, pur mantenendo un tono critico, riconosce alcuni passi avanti importanti: la promozione di city car elettriche più accessibili, il supporto alle flotte aziendali green e il rafforzamento della filiera europea delle batterie sono elementi che possono davvero spingere l’adozione dell’elettrico nelle aree urbane e garantire maggiore autonomia strategica al settore continentale. Un percorso che, se ben orchestrato, potrebbe trasformare le attuali difficoltà in opportunità di crescita e innovazione.

Alla fine, la partita della decarbonizzazione si giocherà tutta sull’equilibrio tra innovazione e sostenibilità, tra esigenze industriali e tutela dell’ambiente. Solo un dialogo costante tra Bruxelles, industria e Stati membri potrà sciogliere i nodi ancora irrisolti: dalla standardizzazione della produzione di e-fuel alle stazioni di rifornimento a idrogeno, dalla definizione delle penalità agli incentivi per il rinnovo delle flotte. La sfida è aperta, e l’Europa non può permettersi passi falsi: la transizione ecologica, se ben gestita, può diventare un volano di sviluppo, ma servono visione, pragmatismo e – soprattutto – attenzione alle reali esigenze di chi ogni giorno tiene in piedi l’economia del continente.

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