Dodge Charger 2025: ritorno al termico con il nuovo motore Hurricane
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C’è aria di rivoluzione nel mondo delle Dodge Charger: il marchio americano, dopo aver saggiato il terreno con l’elettrico e averne raccolto più spine che rose, decide di rimettere le mani sul suo cavallo di battaglia e di rispolverare il fascino immortale della muscle car a benzina. Ma attenzione: questa volta non si tratta di un semplice ritorno al passato, bensì di un nuovo capitolo, scritto con l’inchiostro dell’innovazione ma su pagine intrise di tradizione. Il cuore pulsante della nuova Charger non è più il classico V8, bensì il moderno motore termico 6 cilindri Hurricane, una scelta che farà discutere, ma che ha già acceso i riflettori tra gli appassionati e gli addetti ai lavori.
La notizia, in realtà, era nell’aria: dopo il tiepido riscontro commerciale della versione elettrica, Stellantis ha deciso di ascoltare il grido – neanche troppo sommesso – dei puristi. Il risultato? Un modello che fa della grinta e delle prestazioni auto sportive il proprio biglietto da visita, ma senza rinunciare a quel pizzico di modernità che oggi, volenti o nolenti, è imprescindibile. E così, sotto il cofano, trova posto il propulsore Hurricane, sei cilindri in linea biturbo, declinato in due varianti: 420 CV per la R/T, che già promette faville, e ben 550 CV per la Scat Pack, destinata a chi vuole sentire il brivido della potenza pura scorrere nelle vene.
Non è solo una questione di numeri, ma di sensazioni: la nuova Charger scatta da 0 a 96 km/h in appena 3,9 secondi e copre il quarto di miglio in 12,2 secondi, dati che la proiettano di diritto nell’Olimpo delle muscle car di ultima generazione. Il tutto, condito da una chicca tecnica che farà la gioia dei più esigenti: la trazione integrale intelligente, capace di trasformarsi in trazione posteriore con la semplice pressione di un tasto. Una soluzione che permette di cucirsi addosso l’esperienza di guida, alternando sicurezza e puro divertimento a seconda dell’umore e delle condizioni della strada.
A completare il quadro troviamo il cambio automatico a 8 rapporti, con frizione multidisco a bagno d’olio, studiato per gestire senza sforzo tutta la coppia e per garantire passaggi di marcia fulminei, proprio come ci si aspetta da una vera sportiva americana. È questo il segreto della nuova muscle car: non si limita a inseguire il mito, ma lo reinventa, mescolando tradizione e innovazione in un cocktail ad alto tasso di adrenalina.
Non va dimenticato un dettaglio tutt’altro che secondario: la piattaforma su cui poggia la nuova Charger è la STLA Large, la stessa che farà da base anche alla futura Alfa Romeo Giulia. Una scelta strategica che apre scenari interessanti, perché se da un lato conferma la volontà di Stellantis di ottimizzare risorse e know-how, dall’altro lascia intendere che anche la berlina del Biscione potrebbe presto adottare soluzioni simili, affiancando motorizzazioni termiche alle versioni elettriche già annunciate. In pratica, un doppio binario che consente di accontentare sia chi guarda al futuro sia chi non vuole rinunciare al sound e alle emozioni di un propulsore tradizionale.
Sul fronte commerciale, le carte sono già scoperte: gli ordini per la nuova Dodge Charger sono aperti negli Stati Uniti, con le prime consegne fissate entro la fine del 2025. Un segnale forte, che testimonia come il mercato – nonostante le spinte verso l’elettrificazione – abbia ancora fame di auto che sanno emozionare, che parlano al cuore prima ancora che alla ragione. La mossa di Stellantis è un chiaro tentativo di ristabilire l’equilibrio tra passato e futuro, tra esigenze ambientali e desiderio di libertà, tra innovazione e rispetto per le radici.
Non resta che attendere la risposta del pubblico, ma una cosa è certa: la nuova Charger, con il suo motore termico Hurricane, la sua trazione integrale “intelligente” e il suo DNA da vera muscle car, si candida a diventare il nuovo punto di riferimento per chi cerca prestazioni auto sportive senza compromessi. E chissà che, seguendo questa strada, anche la prossima Alfa Romeo Giulia non sappia sorprendere gli appassionati con un mix altrettanto riuscito di tradizione e modernità.
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