L’auto connessa è il futuro, ma c’è da lavorare

Giuseppe Cutrone
18 Maggio 2011
L'auto connessa è il futuro, ma c'è da lavorare

Su una cosa tutti sono concordi: l’auto del futuro sarà connessa alla Rete e sfrutterà il cloud computing. Ma le reti mobili sono pronte per questo?

Su una cosa tutti sono concordi: l’auto del futuro sarà connessa alla Rete e sfrutterà il cloud computing. Ma le reti mobili sono pronte per questo?

Il futuro dell’auto è sempre più legato a quello di Internet, meglio se legato alla “nuvola” (cloud). L’auto connessa non è certo una novità degli ultimi giorni, in quanto da parecchio i costruttori stanno potenziando sempre più i sistemi di comunicazione di bordo che già oggi integrano diverse funzioni in grado di sfruttare la Rete e le sue potenzialità, una tendenza che sarà sempre più chiara e decisa nei prossimi anni.

Alla cosiddetta connected car stanno infatti lavorando tutti i principali costruttori, specie quelli tradizionalmente forti nei segmenti delle auto di lusso. L’obiettivo, per tutti, è quello di integrare i sistemi di bordo con delle applicazioni cloud, il cui funzionamento non implica la necessità di dover installare il software a bordo dell’auto, ma richiede semplicemente di connettersi ai server messi a disposizione da chi eroga un determinato servizio per accedere a tutte le funzioni possibili direttamente da remoto. Si possono offrire così numerose possibilità di impiego a un vasto numero di utenti allo stesso tempo, nella massima semplicità possibile, perché i servizi cloud sono disponibili da chiunque sia in grado a collegarsi alla Rete e da qualunque luogo ci si colleghi.

Uno dei progetti che vanno in questo senso è eCall, un’iniziativa su cui sta puntando la Commissione Europea che impone a tutti i modelli nuovi di essere connessi alla Rete e di essere dotate di tutte le applicazioni utili per sfruttare la piattaforma. Gli obiettivi sono ovviamente legati alla sicurezza, così come avviene per un altro progetto simile, il Car Connectivity Consortium creato da undici aziende americane al fine di stabilire gli standard tecnologici comuni a tutti i modelli dei costruttori che vorranno prendere parte al progetto.

Si tratta in ogni caso di soluzioni aperte che consentiranno ai sistemi di bordo di dialogare con gli smartphone e di affacciarsi alla Rete, anche se rimane al momento un grosso limite da superare che è quello sulla sostenibilità delle infrastrutture di rete dei vari provider.

Infatti, una diffusione capillari di questi sistemi comporterà un notevole aumento del traffico dati sulle reti mobili dei diversi provider, i quali sono spesso in difficoltà già adesso a sostenere ampi volumi di traffico generato dagli utenti connessi, con la conseguenza che una diffusione di questo genere di veicoli potrebbe richiedere investimenti nel potenziamento e nella ristrutturazione delle reti, cosa non certo semplice a cui prova a rispondere Umberto Bertelli, Managing Director di Ciena per l’area del Mediterraneo: “Le reti devono essere pronte ad avere a che fare contemporaneamente con molteplici servizi e requisiti di qualità. La necessità di differenziare il traffico ad alta priorità da quello a bassa priorità sarà tanto importante quanto poter adattare in maniera dinamica la rete ai mutevoli cambiamenti in termini di capacità , on-demand e in tempo reale. L’implementazione di soluzioni Carrier Ethernet all’avanguardia per il backhaul wireless può permettere agli operatori di rete mobile di risparmiare fino al 30% in termini di CAPEX e fino all’80% rispetto alle tecnologie a pacchetto”.

Insomma ci sono le basi perché la tecnologia possa rendere possibile in auto fare delle cose un tempo impensabili, ma serve ancora diverso lavoro affinché queste possibilità siano disponibili su vasta scala.

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