Salone Parco Valentino: ecco perché si trasferisce da Torino alla Lombardia

Francesco Giorgi
12 Luglio 2019
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Un evento da 700.000 visitatori e 54 Case auto nell’apprezzata formula “Salone diffuso” approda a Milano. C’è una querelle politica? La sindaca Chiara Appendino furiosa.

Con una certa sorpresa, la filiera automotive italiana – e, tenuto conto della portata della rassegna andata crescendo anno dopo anno, anche internazionale – ha appreso ufficialmente, nelle scorse ore, il trasferimento di Parco Valentino Motor Show 2020 dall’attuale collocazione, appunto Torino, alla Lombardia. La notizia, peraltro diramata nelle stesse ore in cui a Mirafiori avveniva il taglio del nastro alle linee di produzione della imminente Fiat 500 elettrica (e, incidentalmente, proprio il giorno che coincideva con i 120 anni dalla data ufficiale di fondazione Fiat: 11 luglio 1899), attesa sul mercato nel secondo trimestre 2020, è stata accompagnata da un comunicato degli organizzatori, nel quale si puntano i riflettori sulla felice formula di “Salone diffuso” che ha fatto scuola fra le altre grandi rassegne mondiali dell’auto, e su un primo dettaglio della kermesse 2020.

Levy: “Nel 2020 in Lombardia, in collaborazione con l’ACI”

Il presidente del Comitato organizzatore di Parco Valentino Motor Show, Andrea Levy, annuncia (riportiamo il testo integrale): “Seguendo la nostra vocazione innovativa, abbiamo scelto per il 2020 di organizzare la sesta edizione in Lombardia, in collaborazione con ACI”. “Sarà un grande evento internazionale – prosegue Levy -, all’aperto e con una spettacolare inaugurazione dinamica a Milano nella giornata di mercoledì 10 giugno 2020”. “Ringraziamo la Città di Torino per avere collaborato in questi cinque anni alla creazione di un evento di grande successo, capace di accendere sulla città i riflettori internazionali”.

Dunque Lombardia, in senso esteso, e non soltanto Milano. Almeno, questo è ciò che viene anticipato nella prima indicazione “di massima” fornita dagli organizzatori del Salone (staremo a vedere se manterrà la medesima denominazione: per il momento, e per maggiore praticità di lettura, continuiamo a chiamarlo “Parco Valentino Motor Show”, poi si vedrà), insieme alle date di svolgimento del Salone 2020: dal 17 al 21 giugno del prossimo anno.

Ulteriori dettagli del nuovo progetto, spiegano gli organizzatori di Parco Valentino Motor Show, verranno svelati, insieme al nuovo “logo”, il prossimo settembre, in una conferenza stampa ad hoc che si terrà insieme alle amministrazioni dei Comuni coinvolti.

Tutto mentre partiva il progetto della 500 elettrica a Mirafiori

L’annuncio degli organizzatori di spostare il prossimo “Parco Valentino Motor Show” 2020 da Torino alla Lombardia, dopo le prime cinque edizioni che si sono svolte all’ombra della Mole, come accennato è giunto proprio mentre, a Mirafiori, si poneva la “prima pietra” verso la produzione della Fiat 500 elettrica (qui il nostro approfondimento), e nel giorno in cui Fiat celebrava i 120 anni dalla fondazione.

Una decisione destinata a far parlare di se, nei mesi a venire, anche perché per Torino si tratterebbe di un nuovo grande evento che la lascia orfana, dopo la recente assegnazione delle Olimpiadi invernali 2026 a Milano e Cortina. E, nel caso specifico, di un evento che, nei cinque giorni dell’edizione 2019 da poco conclusasi (qui il nostro resoconto di chiusura), ha richiamato 700.000 visitatori e 54 Case costruttrici.

Di più: l’idea “dinamica” impressa dagli organizzatori alla manifestazione è già stata raccolta da altri “big event” mondiali, che per le rispettive prossime edizioni annunciano giornate di test drive per novità di mercato ed auto elettriche, oltre al formato “Salone diffuso” che non rende l’iniziativa “statica” in un unico complesso, ma contribuisce ad animare il contesto urbano-metropolitano nel quale esso si svolge. Con soddisfazione degli appassionati come dei turisti e degli esercenti.

Una diatriba politica interna alla Giunta pentastellata

Alla base di tutto c’è, però, una querelle politica da far tremare i polsi (e le “poltrone” comunali): tanto che l’addio della città alla manifestazione che per cinque anni ha raccolto il testimone dello “storico” Salone di Torino ha fatto andare su tutte le furie la sindaca Chiara Appendino, oltre a rischiare una crisi interna alla Giunta pentastellata. All’origine del passaggio armi e bagagli del Salone alla volta della Lombardia, potrebbero avere contribuito alcune dichiarazioni del vicesindaco Guido Montanari, che – in maniera giudicata “Autolesionista” dalla stessa prima cittadina – aveva bocciato – insieme a nove consiglieri M5S – senza mezzi termini l’evento, dichiarando (come viene riportato in queste ore da numerose testate) che “Fosse stato per me, il Salone dell’auto al Parco Valentino non ci sarebbe mai stato. Di più: nell’ultima edizione, ho anche sperato che arrivasse la grandine e se lo portasse via. Sono stato io a mandare i vigili per multare gli organizzatori”.

L’ira della sindaca Appendino

Frasi che avrebbero scatenato l’ira della sindaca Chiara Appendino, tanto da farle annunciare di essere pronta a presentare le dimissioni. Le frasi pronunciate dal “numero due” della Giunta comunale di Torino, avrebbero infatti offerto agli organizzatori del Salone Parco Valentino il destro per emigrare verso altri lidi. Come dire: dalle rive del Po all’Idroscalo. Un trasferimento al quale la stessa Appendino avrebbe tentato di opporsi: mercoledì scorso, la sindaca, al termine di un incontro con il presidente del salone Andrea Levy, si era dichiarata pronta a votare contro la mozione. Tentativo che però non è riuscito a convincere gli organizzatori a fare marcia indietro e dare nuovamente fiducia a Torino.

Durissima la replica della sindaca sulla propria pagina Facebook: Sono furiosa per la decisione del comitato organizzatore del Salone dell’Auto di lasciare Torino dopo cinque edizioni di successo – ha scritto Appendino – Una scelta che danneggia la nostra città, a cui hanno anche contribuito alcune prese di posizione autolesioniste di alcuni consiglieri del Consiglio Comunale e dichiarazioni inqualificabili da parte del Vicesindaco”. “Senza sottrarmi alle mie responsabilità, mi riservo qualche giorno per le valutazioni politiche del caso”, conclude il suo post.

Il vicesindaco: “Dichiarazioni travisate”

Dal canto suo, il vicesindaco Guido Montanari, intervistato da La Repubblica, tiene a precisare di non avere mai voluto che il Salone dell’Auto lasciasse Torino: “Ho sempre ritenuto che sia una ricchezza per la città. Aveva però bisogno di una collocazione differente da quella del Valentino, tuttavia penso di potesse trovare una mediazione anche per mantenerlo nella collocazione attuale”. Una mediazione, precisa, “Fra le legittime esigenze degli organizzatori e la possibilità di fruizione di tutti gli utilizzatori abituali del parco. Ad esempio, limitando i tempi di montaggio e smontaggio dei padiglioni ad una settimana prima e dopo l’evento, e non un mese come avvenuto finora. E, poi, compensando i disagi con interventi sulla qualità del verde”. Quanto alle frasi che avrebbero scatenato da una parte la decisione degli organizzatori di spostare il Salone in Lombardia e, dall’altra, la furia della sindaca Appendino, Montanari ammette: “Sono state parole infelici dette in un contesto amicale, ma strumentalizzate per giustificare una decisione già presa”.

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